Abusi nella Chiesa, vietati i trasferimenti di persone
In futuro, le vittime di abusi sessuali in seno alla Chiesa dovranno ricevere ovunque consulenza professionale e indipendente, i colpevoli dovranno essere giudicati e si dovranno ridurre al minimo i rischi di ulteriori abusi a tutti i livelli istituzionali.
Lo hanno annunciato oggi a Zurigo la Conferenza dei vescovi svizzeri (CVS), la Conferenza centrale cattolica romana della Svizzera (RKZ) e la Conferenza delle unioni degli ordini religiosi e delle altre comunità di vita consacrata (KOVOS) durante una tavola rotonda in cui hanno presentato un rapporto intermedio sull'attuazione di nuove misure per combattere gli abusi e il loro occultamento.
In particolare, in futuro dovranno essere introdotti «standard uniformi» per garantire che «solo persone idonee» servano la Chiesa cattolica. Inoltre, saranno vietati i trasferimenti di persone che hanno commesso abusi e sarà disciplinato lo scambio di informazioni tra i diversi datori di lavori ecclesiastici.
«La cooperazione tra le tre organizzazioni ecclesiastiche non ha precedenti in Svizzera. Lo sforzo concertato è importante, ma solo così saremo in grado di combattere sistematicamente gli abusi», ha dichiarato ai media il vescovo di Coira, Joseph Bonnemain.
La Chiesa cattolica prenderà le prime decisioni sul previsto centro di contatto per le vittime di abusi a giugno. È in trattative con gli enti di consulenza per le vittime riconosciute e con la Conferenza dei direttori cantonali delle opere sociali (CDOS).
La richiesta di un punto di contatto indipendente è scaturita da uno studio condotto nel settembre dello scorso anno. Da questo studio è emerso che i sacerdoti e i membri degli ordini religiosi in Svizzera hanno commesso oltre 1'000 casi di abusi sessuali dal 1950, anche se è probabile che il numero di casi non denunciati sia più elevato.
A gennaio 2024, un altro progetto pilota storico per far luce sugli abusi è stato prolungato per tre anni e finanziato dalla Chiesa con 1,5 milioni di franchi. I risultati saranno pubblicati nel primo semestre 2027. Si auspica pure una buona collaborazione tra le Chiese e i gruppi di ricerca, qualora anche il sinodo della Chiesa evangelica riformata in Svizzera (CERiS) acconsentirà all'esecuzione di uno studio scientifico integrativo, è stato sottolineato.
I responsabili delle diocesi e delle chiese locali hanno inoltre firmato una dichiarazione in cui si impegnano, contrariamente alle disposizioni di diritto ecclesiastico, a non distruggere in futuro più alcun atto relativo ai casi di abuso.
Infine, un tribunale nazionale ecclesiastico penale e disciplinare dovrà garantire l'applicazione corretta e unitaria delle direttive proprie alla Chiesa in tutta la Svizzera e delle norme penali relative agli autori degli abusi. Le vittime devono beneficiare di protezione, informazione e diritti processuali e il tribunale deve comprendere anche giuristi esterni alla Chiesa, è stato rilevato.
Alcuni rappresentanti della CVS hanno avuto i primi colloqui con il Vaticano. L'obiettivo è quello di presentare un progetto ai responsabili a Roma entro la fine del 2024. «Naturalmente questo pacchetto di misure è ben lungi dal risolvere tutti i problemi, dunque seguiranno altri provvedimenti», ha affermato il presidente della RKZ, Roland Loos. «Ci impegniamo affinché si affrontino tempestivamente la questione dell'esercizio del potere, della morale sessuale e della posizione delle donne», ha aggiunto.