Cinema

Ad Halloween l’horror invade i grandi e i piccoli schermi

Il periodo più «spaventoso» dell’anno è caratterizzato da un’autentica invasione, nelle sale cinematografiche e in streaming, di produzioni riservate agli amanti del brivido, tra nuovi capitoli di vecchie saghe, adattamenti da videogiochi e trame originali
© Universal Pictures International Switzerland
Max Borg
31.10.2023 06:00

«Vivere o morire, a te la scelta». Una frase che tormenta i sogni degli appassionati di horror dal 2004, quando è uscito il primo capitolo di Saw, franchise truculento ideato dal regista James Wan e dallo sceneggiatore Leigh Whannell (che era anche sullo schermo nei panni di una delle vittime dei perversi «giochi» di Jigsaw). Un susseguirsi di sofferenze per mano di John Kramer, fissato con l’idea che le persone non apprezzino sufficientemente la vita, un meccanismo portato avanti anche dopo la morte del killer al termine del terzo lungometraggio. D’altronde, negli horror la morte è praticamente un’opinione, motivo per cui in questi giorni, in tempo per Halloween, è arrivato nelle sale Saw X, il decimo episodio della saga, ambientato però tra il primo e il secondo film: John è ancora vivo, ma prossimo al capolinea per via di un tumore inoperabile al cervello, e nel disperato tentativo di avere ancora un po’ di tempo a disposizione si sottopone a un intervento sperimentale in Messico. Solo che questa operazione è una truffa, ed ecco che i responsabili si ritrovano a sentire l’altra frase da incubo: «Voglio giocare con voi». Laddove i film precedenti si presentavano come dei gialli, a base di cronologia scompigliata e colpi di scena continui, il ritorno di Jigsaw è più dalle parti del classico racconto di vendetta, una reinvenzione necessaria ed efficace per far scorrere il sangue sul grande schermo.

Ma il mese più inquietante dell’anno al cinema non è solo la resurrezione di un franchise storico. C’è anche il tentativo – evidentemente già riuscito, a giudicare dai primi incassi – di crearne uno nuovo, adattando un videogioco di successo. Si tratta di Five Nights at Freddy’s, la nuova produzione di quella Blumhouse che si specializza in brividi fatti bene anche se con (relativamente) pochi soldi (il fondatore Jason Blum, ricordiamolo, è stato insignito del Premio Raimondo Rezzonico a Locarno lo scorso anno). Protagonista è un giovane che, incaricato di prendersi cura della sorella minore dopo la morte dei genitori, accetta l’umiliante mansione della sorveglianza notturna di una pizzeria caduta in disgrazia per motivi nefasti e chiusa da tempo. Un luogo dove, ovviamente, nottetempo accadono cose strane, poiché le mascotte – dei pupazzi animatronici giganti – sembrano avere una vita propria. Spaventi calibrati ad altezza teenager, e difatti sono soprattutto i giovani a invadere le sale per vedere questa trasposizione del gioco ideato da Scott Cawthon, che ha anche partecipato come sceneggiatore alla realizzazione del film, già in odore di seguiti.

E per quanto riguarda lo streaming, che in alcuni casi propone proprio il mese tematico, due sono le novità principali, diverse per target ma accomunate da un approccio simile: su Disney+ è in corso, con un episodio a settimana fino al 17 novembre, la nuova serie tratta da Piccoli brividi di R.L. Stine, dove i singoli libri sono liberamente adattati nel contesto di una trama orizzontale originale con personaggi nuovi di zecca che interagiscono con le icone dell’universo di Stine, dalla maschera maledetta all’immancabile Slappy, il pupazzo parlante.

Su Netflix, invece, la parte del leone spetta a La caduta della casa degli Usher, la miniserie che segna la fine del sodalizio tra la piattaforma e il regista Mike Flanagan, ora diretto verso nuovi lidi (ossia Prime Video di Amazon). Da una decina d’anni una delle firme maggiori dell’horror contemporaneo (a lui dobbiamo l’adattamento di Doctor Sleep, il sequel di Shining), Flanagan si è fatto notare su Netflix con il ciclo di The Haunting, due miniserie indipendenti fra di loro ma con gran parte dello stesso cast che traspongono in era moderna due classici del brivido a base di case infestate quali L’incubo di Hill House di Shirley Jackson e Il giro di vite di Henry James. Un procedimento simile è applicato, questa volta, al corpus letterario di Edgar Allan Poe, partendo dalla tragica storia della famiglia Usher per inserire riferimenti ad altri testi emblematici dell’autore: l’incarnazione della Morte appare talvolta sotto forma di corvo come nella celebre poesia, Auguste Dupin è il pubblico ministero che attacca gli Usher in tribunale, e Arthur Gordon Pym (interpretato da Mark Hamill, il fu Luke Skywalker) è il moralmente flessibile avvocato della famiglia. Otto episodi di rilettura intelligente e inquietante dell’opera omnia di un maestro, questi da assaporare tutti d’un fiato.