Addio al penny, perché Trump vuole eliminare la moneta da un centesimo?

«Per troppo tempo gli Stati Uniti hanno coniato monete da un centesimo che ci costano letteralmente più di due centesimi l’una. È uno spreco enorme! Ho dato istruzioni al mio segretario del Tesoro di interrompere la produzione di nuovi penny. Eliminiamo gli sprechi dal bilancio della nostra grande nazione, anche se si tratta di un centesimo alla volta». Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump attraverso il suo social Truth ha manifestato la volontà di interrompere la coniazione delle monete da un centesimo di dollaro, come ulteriore misura nella lotta agli sprechi.
Dopo essersi scagliato contro le «inutili» cannucce di carta, ordinando il ritorno a quelle di plastica, il tycoon questa volta ha preso di mira il penny, la prima moneta degli Stati Uniti d'America nata con il dollaro, nel 1793. Trump ha ordinato al Tesoro di non produrla più perché è uno «spreco»: vale infatti meno di quanto costa coniarla.
Non è chiaro se il presidente abbia il potere di imporre lo stop alla produzione, visto che è il Congresso, non il Tesoro o la Fed, ad autorizzare il conio delle monete. Il presidente USA ha però ragione nel dire che i penny costino più del loro valore e infatti da anni alcuni esperti economisti ne chiedono l'eliminazione.
Stando al Wall Street Journal, nel 2024, realizzare un penny costava 3,7 centesimi. Si parla di un aumento rispetto ai 3,07 centesimi del 2023, ai 2,7 centesimi del 2022 e ai 2,1 centesimi del 2021.
Il costo di produzione di una moneta da un centesimo di dollaro, la quale viene realizzata principalmente con zinco e una piccolissima quantità di rame, è talmente superiore al suo valore che l'anno scorso la US Mint (la zecca degli Stati Uniti, ndr) ha dichiarato di aver perso circa 85,3 milioni di dollari sui quasi 3,2 miliardi di penny prodotti. Stando a un rapporto del Government Accountability Office, la US Mint ha stimato che potrebbe risparmiare circa 250 milioni di dollari in 10 anni sospendendo la produzione di penny.
Oltre ai costi di produzione, sono da contare anche i soldi che gli americani «buttano via» o conservano per anni nei barattoli, togliendoli dalla circolazione (per cui la zecca deve coniarne continuamente di nuovi). Il WSJ parla di circa 68 milioni di dollari in monete che finiscono letteralmente nella spazzatura, visto che gli spiccioli sembrano diventati quasi un fastidio per tanti cittadini, in quanto oggi anche autobus, lavanderie, caselli autostradali e parchimetri possono essere pagati con le carte di credito.
L’eliminazione del penny suscita però anche timori, rappresentando un ulteriore passo verso l’uso – sempre più capillare – dei pagamenti elettronici. Uno scenario del genere potrebbe sfavorire gli enti di beneficenza, i piccoli esercizi commerciali, i quali magari vendono prodotti di poco valore, come caramelle o gomme da masticare per cui si tende a disfarsi delle monetine, nonché portare a un aumento dei prezzi. I commercianti devono infatti pagare commissioni per l'elaborazione delle carte di credito: questo avrebbe un impatto sui profitti a meno che non vengano aumentati i prezzi dei prodotti. Inoltre, se i penny sparissero dalla circolazione, alcuni prezzi verrebbero arrotondati per eccesso, verso la cifra tonda o la moneta di valore successivo al penny.
Secondo la CNN, con lo stop alla coniazione dei penny, potrebbe aumentare il volume di nichelini (5 centesimi) in circolazione per colmare il divario nelle transazioni di piccolo valore e questo farebbe aumentare i costi per gli USA, perché il Dipartimento del Tesoro spende molti più soldi per realizzare i 5 centesimi, i quali sono composti in gran parte da rame e in minor quantità da nichel. Nel 2024 un nichelino è costato 13,8 centesimi, rispetto ai 3,7 del penny.
Stando a Robert Whaples, un economista della Wake Forest University, Trump non eliminerebbe definitivamente la moneta da un centesimo, che «sarebbe chiaramente una decisione del Congresso», ma potrebbe «piuttosto, bloccare la coniazione di nuovi penny e decidere quanti produrne ogni anno».
Un esempio vicino agli USA è quello del Canada, che ha interrotto la coniazione dei suoi penny nel 2012 e ha smesso di usarli nel 2013, senza particolari effetti collaterali.