Società

Addio Lugano bella è più di una canzone

A Capolago si ricorda l’autore della celebre hit, l’anarchico «delle cause perse» Pietro Gori
Pietro Gori composte Addio Lugano bella dopo che fu costretto a lasciare la città nel 1895.
Andrea Bertagni
Andrea Bertagni
29.10.2023 14:01

È il 4 gennaio 1891, quando l’avvocato, giornalista e poeta anarchico italiano, Pietro Gori fonda a Capolago, negli spazi della Tipografia Elvetica, insieme ad altre figure politiche il Partito socialista anarchico rivoluzionario. Capolago e la Tipografia non sono luoghi scelti a caso. Sono un simbolo ben preciso, sono «l’archetipo della libertà d’espressione», dice Maurizio Binaghi, storico che agli esuli politici italiani di fine Ottocento ha dedicato un libro (vedi articolo in basso). E simbolica sarà anche la targa che il prossimo 25 novembre verrà posta sulla facciata della Tipografia Helvetica di oggi in ricordo di quel congresso. «Sarà una targa in pietra», anticipa Milo Miler, antiquario luganese che anni fa ha acquistato l’immobile carico di storia per ricavarne una casa d’arte e una casa editrice. «Una targa in pietra proveniente da una cava abbandonata della valle di Fex nei Grigioni», precisa Miler. Che per Gori nutre un’ammirazione vera. Quasi granitica come la roccia che verrà posta sulla facciata della casa.

Un esempio eccezionale

«Al di là della politica, al di là di quello che si può pensare dell’anarchismo di Gori, non si può non provare stima e ammirazione, appunto, per un uomo che ha avuto una vita straordinaria, una vita che va al di là di ogni immaginazione, una vita spesa sempre dalla parte dei più deboli, degli oppressi e anche delle cause perse. Un uomo, ma anche dunque un esempio eccezionale», aggiunge Miler. Un esempio che merita di essere ricordato. Con una targa e non solo.

Perché il 25 novembre Alessio Lega, due volte vincitore del Premiò Tenco suonerà Addio Lugano bella - è stato lo stesso rivoluzionario italiano a comporre la canzone - verrà inoltre proiettato un film in anteprima sulla vita di Gori e sulle canzoni anarchiche e per l’occassione interverranno anche lo stesso Binaghi e lo storico Massimo Bucciantini che a Gori ha dedicato un libro per Einaudi Addio Lugano bella uscito nel 2020. «In realtà il libro su Gori fa parte di una trilogia sulle libertà che ho completato con Campo dei Fiori, dedicato a Giordano Bruno e con il recentissimo Siamo tutti galileani», annota Bucciantini, prima di spiegare i motivi che lo hanno portato a riflettere e a ricordare la figura di un anarchico non così conosciuto. O almeno molto meno del più noto Errico Malatesta.

Gesù il primo socialista della Storia

«Gori è stato un politico sui generis, anzitutto perché era anche poeta, nonché artista di strada - spiega Bucciantini -. I suoi comizi duravano ad esempio dalle 3 alle 4 ore e la gente faceva a pugni per ascoltarlo. Dalla sua aveva un’incredibile abilità oratoria e retorica che gli proveniva dall’essere avvocato. Non era un teorico come fu invece Malatesta. Gori era un comunicatore. I suoi discorsi avevano come obiettivo quello di colpire le emozioni delle persone, ecco perché il suo comunicare aveva molto a che fare anche con il teatro, ma anche con un elemento fondante religioso. Pur essendo anticlericale, secondo lui Gesù era stato il primo socialista della Storia».

Gori l’anarchico comunicatore, dunque. Ma anche il paladino «degli ultimi, dei poveri che come avvocato difenderà senza mai prendere un soldo». Idealista, libero e libertario, ma anche «un uomo che capisce che per entrare nel cuore delle persone semplici servono ideali generali come pace e uguaglianza», sottolinea Buccianti.

La terza via

Tanto più che «Gori si dichiarerà subito contrario all’anarchismo individualista e al terrorismo, tanto che per lui doveva esistere una terza via, che si distinguesse e fosse diversa dall’individualisti anarchici e dai partiti egalitari».

Ecco perché il 4 gennaio 1891 fonderà il Partito socialista anarchico rivoluzionario, «che certo durerà poco, perché si scoglierà l’anno dopo», ma che darà comunque origine al Partito socialista rivoluzionario, che a sua volta l’anno successivo confluì nel Partito socialista italiano.

Un politico difficile da inquadrare ai giorni nostri. Perché «da disobbediente Gori si avventura per strade impervie per abbattere il mondo, convinto più che mai che dovessero regnare tolleranza, libertà, uguaglianza e pace sociale», indica Bucciantini.

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