«Addio Manchester, qui contrariamente a quanto si pensa i salari sono più alti»
«Io un cervello in fuga? Non proprio. Non sono scappato dal Ticino, anzi. Certo, ero cosciente che per il percorso accademico che avevo scelto avrei dovuto varcare il Gottardo, tuttavia la nostra terra mi è sempre stata cara. Per questo, terminati gli studi, alla prima occasione sono tornato». Igor Francetic è un giovane «cervello» luganese che ha deciso di puntare sul nostro Cantone per la sua carriera. «Non sono neppure l’unico - racconta quando lo incontriamo a Manno in una delle quattro sedi della Supsi, la scuola universitaria professionale della Svizzera italiana, dove lavora da gennaio come ricercatore nel campo dell’economia sanitaria. «Finiti gli studi accademici, tutti i miei amici sono rientrati per avviare un’attività in proprio, ad esempio architetti, che hanno aperto il loro studio in Ticino».
Tra studi e lavoro
Nato a Lugano nel 1987, Igor Francetic non ha mai avuto la «pappa pronta»: non potendo contare su aiuti economici esterni, ha sempre lavorato per mantenersi agli studi. Dapprima come impiegato a tempo parziale per la città di Lugano poi per l’amministrazione delle Ail, le Aziende Industriali di Lugano. È anche per questa necessità finanziaria che, dopo aver frequentato la Commercio di Massagno, ha scelto un’università professionale come la Supsi per il suo bachelor in economia aziendale. «Tra l’altro fu in quegli anni che mi appassionai alla ricerca» ricorda il giovane trentasettenne. I suoi studi proseguirono all’USI, l’università della Svizzera italiana dove conseguì, sempre lavorando part time, un altro bachelor in economia «lo ottenni dopo l’anno passerella necessario per reintegrare alcuni crediti che mi mancavano».
Gli studi Oltralpe
Grazie a questo nuovo bachelor, gli si aprirono le porte dell’UNIL, l’Università di Losanna per un master sempre in economia. La sua carriera accademica proseguiva brillantemente, ma rimaneva il problema economico: «da una parte avevo sempre la necessità di guadagnarmi un salario, dall’altra la ricerca continuava ad affascinarmi perciò, verso la fine del master, mi candidai qui alla Supsi come assistente e ottenni il posto». Un part time che Igor mantenne, non senza grandi sacrifici, anche nei suoi anni di dottorato presso l’università di Basilea, che terminò nel dicembre 2019. «Ricordo che lo consegnai proprio alla vigilia della pandemia da coronavirus!».
Gli anni a Manchester
Un mese prima che i Lockdown scattassero su tutto il pianeta, Igor si trasferisce a Manchester. «Perché l’Inghilterra? Nel mondo accademico, se rimani nello stesso posto, se non fai networking, sei bruciato. Siccome avevo deciso di tentare la carriera accademica sapevo che, terminato il dottorato, avrei dovuto cominciare la classica gavetta facendo esperienza in qualche nuovo Paese. A quell’epoca non avevo vincoli famigliari, perciò scelsi Manchester dove ho avuto la fortuna di lavorare per quattro anni come ricercatore presso l’università insieme al gruppo HOPE, l’Health organisation, policy and economics, diretto da Matt Sutton, professore di Economia sanitaria».
Quattro anni intensi
A Manchester Igor si trova molto bene. Di giorno lavora e la sera va al pub insieme ai suoi nuovi amici, Covid permettendo naturalmente. Dal profilo professionale, impara molto. Sente che la ricerca nel campo dell’economia sanitaria, che è un ramo dell’economia che si occupa di come vengono utilizzate le risorse per migliorare la salute delle persone, rientra nelle sue corde. Inoltre, la «dimensione umana» della città lo affascina; Manchester non è una anonima megalopoli come Londra, la capitale: «Ci si muove facilmente ed io, venendo dal nostro piccolo Ticino, mi sono sentito subito a mio agio». Per Igor furono quattro anni colmi di soddisfazioni.
Il rientro con una borsa di ricerca in tasca
Nel 2022, quando venne a conoscenza di un concorso per una borsa del fondo nazionale della ricerca svizzero, Igor era cosciente che se ci si presenta ad una qualsiasi università con in tasca un finanziamento, le porte si spalancano. Perciò, con lo stesso pragmatismo che l’ho ha sempre contraddistinto, concorre e vince.
«Non è stata una passeggiata e neppure un colpo di fortuna: per ottenere quella borsa di studio ho dovuto sudare sette camicie, ma alla fine l’ho spuntata». Forte di quel fondo di quattro anni, c’era soltanto da scegliere a quale porta bussare. La sua prima intenzione era di rimanere a Manchester oppure di continuare con un’esperienza all’estero. Tuttavia, scelse di rientrare a casa.
«Fu una decisione dettata da due questioni: la prima d’ordine finanziario. Nell’ambito accademico, gli stipendi svizzeri (e quindi ticinesi) sono il doppio rispetto a quelli dell’Inghilterra o dell’Europa; la seconda, è personale: quella che poi è diventata mia moglie, lavorava in Ticino».
Non lascerò il Ticino
Grazie alla sua borsa, dallo scorso gennaio Igor Francetic lavora alla Supsi di Manno come ricercatore nel campo dell’economia sanitaria. Per quattro anni potrà svolgere la sua attività senza problemi. «Cosa succederà dopo? Il mio obiettivo è quello di diventare professore. Se lo potrò fare in Ticino bene, altrimenti cercherò in qualche altro ateneo del Paese senza tuttavia abbandonare definitivamente il Cantone. Al giorno d’oggi la mobilità non è più un’insanabile contraddizione della stanzialità».