Svizzera

Adesso il «demone del gioco» si diverte di più online

Per anni il Toto Goal è stato il leader incontrastato nel nostro Paese ma le scommesse su Internet lo hanno superato - Nel 2017 la meritata pensione
Ricevitoria a Sorengo, schedine del Toto Goal (foto Maffi).
Marcello Pelizzari
09.02.2019 06:00

Un amore durato ottant’anni. Con nomi differenti, ma con lo stesso rituale. Quello della schedina. Lo Sport-Toto – poi divenuto Toto Goal – ha accompagnato i sogni della Svizzera dal 1937 al 2017. L’ultimo concorso andò in scena il 31 dicembre. Il campionato elvetico osservava la pausa invernale, perciò per completare la proposta vennero usati gli incontri della Premier League inglese e quelli della Serie A italiana. Per assicurarsi il montepremi bisognava azzeccare tredici pronostici più uno. Nessuno ci riuscì, ma un giocatore firmò un tredici tradizionale assicurandosi ben 173.377 franchi e 40 centesimi. Hai detto poco.
La schedina entrò in scena sin dal principio, ovvero dall’istituzione della Lotteria nazionale intercantonale (che oggi chiamiamo Swisslos). Era il 1937, appunto. Si trattava di spingerecon una certa forza sul cosiddetto «demone del gioco» per finanziare lo sport rossocrociato. Il principio vale tuttora: il 31 % del fatturato di Swisslos, circa 365 milioni di franchi all’anno, è destinato ai cantoni e allo sport nazionale a scopo benefico (dati 2017). Tuttavia, oggi a dominare la scena sono altri concorsi e altre metodologie di pronostico. «Quello che sta vivendo il Totocalcio in Italia è paragonabile all’avventura del nostro Toto Goal» spiega Willy Mesmer, portavoce di Swisslos. «Abbiamo deciso di chiudere con la schedina tradizionale a fine 2017. E questo per un semplice motivo: il prodotto non era più interessante. I nostri clienti sono cambiati negli anni. Ora preferiscono di gran lunga le scommesse online».
Il motivo è presto detto: «La schedina era un qualcosa di statico» prosegue nella sua analisi Mesmer. «Ogni settimana c’erano tredici, quattordici partite su cui puntare. Ma le possibilità erano limitate. Si poteva soltanto indicare il segno». Già, il vecchio 1-X-2. Vittoria della squadra di casa, pareggio oppure vittoria della squadra in trasferta. Viene in mente un famoso passaggio di «Tre uomini e una gamba». Giovanni chiede ad Aldo se ha mai rischiato nella vita, sentendosi dire come risposta «una volta ho messo 2 fisso a Inter-Cagliari». Oggi quel rischio è molto più ampio grazie al ventaglio offerto dalle scommesse: il giocatore può ad esempio indicare quale calciatore segnerà, se entrambe le squadre faranno gol, chi calcerà il primo calcio d’angolo o quanti cartellini verranno estratti dall’arbitro. E via discorrendo. Gli inglesi in questo sono maestri. Un altro mondo.
Fra il 1937 e il 1970, l’anno in cui venne inserito il Lotto, lo Sport-Toto era l’unica possibilità in Svizzera per divertirsi con il citato «demone del gioco». A suo tempo venne perfino creata una rivista ad hoc per i sistemisti incalliti. Si chiamava «Der Tipp» e offriva diversi consigli sulle puntate. All’inizio le partite inserite in schedina erano dodici. Poi passarono a tredici e infine diventarono tredici più una. Nei periodi invernali, quando il calcio svizzero andava in letargo complice il freddo, si faceva affidamento anche sull’hockey su ghiaccio.
Giocavano davvero tutti. Esperti di pallone e non, operai e direttori di banca, uomini e donne, perfino le casalinghe quando volevano spezzare la monotonia quotidiana.

Per frenare la concorrenza del Lotto vennero inseriti dei concorsi simili, come il Toto-X (abolito nel 2009) e il Super Toto. Dei palliativi. La fine della schedina fu segnata dall’avvento delle scommesse online (nel 2003). I volumi delle giocate calarono da una parte – il Toto Goal non registrava delle vendite così basse dalla stagione 1941-42 – e aumentarono a dismisura dall’altra.
Fra il maggio del 2011 e il marzo del 2012 ad ogni modo la schedina classica ebbe un ultimo, grande sussulto di orgoglio, generando una vera e propria febbre. Per 41 settimane nessuno riuscì ad azzeccare tutti i pronostici, facendo lievitare il montepremi fino a 2,3 milioni di franchi.

Se gli svedesi inventarono il Totocalcio negli anni Trenta del secolo scorso, la Svizzera fu la seconda Nazione a livello europeo a introdurlo. Per diversi anni come abbiamo visto il dominio della schedina fu incontrastato, generando un proselitismo paragonabile a quello delle religioni. Oggi quel rito è stato mandato in pensione. Da tempo in effetti nessuno giocava più alla vecchia maniera, con carta e penna. Le scommesse online hanno preso il sopravvento ingoiando tutto e tutti. Tranne, forse, il fascino e il romanticismo. Elementi tipici del Toto Goal. E di un’intera epoca tramontata con lui il 31 dicembre del 2017.