«Afd, una crescita più forte degli scandali»
Hanno votato in tanti, in Germania. Quasi il 65% dei 65 milioni di tedeschi aventi diritto di voto. E i risultati sono stati descritti con quattro semplici lettere: choc. Questa prima parte di giornata è servita, in questo senso, a confermare quanto già emerso ieri in serata. Riassumendo in poche parole: disfatta per i socialdemocratici dell’Spd di Olaf Scholz, giù i Verdi, davanti a tutti tiene l’Unione di centrodestra (senza incantare), sorpasso dell’Alternative für Deutschland (Afd) alla stessa Spd, bene anche l’estrema sinistra. Gianluca Falanga è studioso di storia contemporanea, formatore presso il Museo della Stasi a Berlino. Lo abbiamo intervistato
Gianluca Falanga, insomma, che cosa è successo? Quali segnali bisogna ritenere?
«Da una parte, i risultati non sono stati molto sorprendenti, in quanto hanno confermato i pronostici che si fanno già da inizio anno. Tendenze consolidate, insomma. Due elementi, forse non così attesi, sono il voto molto negativo dei Verdi - mentre dall’Spd ce lo si aspettava - e i numeri dell’Afd, frenata solo in una piccola parte dagli scandali di questi ultimi mesi. Dobbiamo calcolare che, inizialmente, la formazione di destra veniva data al 20%. Quindi la frenata rispetto ai pronostici iniziali c’è stata, ma non particolarmente consistente. Un risultato, quello dell’Afd, che lancia, di fatto, la prossima scadenza elettorale in programma, ovvero il voto nei tre maggiori Länder dell’Est (Turingia, Sassonia e Brandeburgo, ndr), previsto in autunno. È prevedibile una pesante vittoria dell’Afd, che si confermerà primo partito nella Germania orientale».
Il tonfo di Olaf Scholz, per quanto prevedibile, è stato confermato dai numeri. E ora?
«La Germania non ha grande tradizione di rimpasti di Governo, e quindi i mandati si esauriscono spesso alla scadenza naturale. Lo stesso voto di sfiducia costruttiva, per quanto previsto dalla Costituzione, non è fattibile. Si discute, però, ormai da parecchio tempo, sul fatto che Scholz potrebbe non essere la figura adatta a questo momento politico. All’interno della Coalizione, sta emergendo un’altra figura, quella dell’attuale ministro della Difesa, Boris Pistorius, il quale ha fama di persona forte. Ma ripeto, i cambi in corsa non hanno tradizione, qui. Insomma, in attesa del voto nei Länder dell’Est, non credo avverrà granché. Poi, chiaramente, all’interno del Governo faranno i loro conti».
Vedere l’Afd al 15,9% che effetto fa? E a quali scenari apre, in prospettiva?
«A prescindere dai consensi elettorali, mi ha colpito l’esclusione di Krah (il principale volto degli scandali dei mesi scorsi, con tanto di uscita in difesa delle SS, ndr) dalla delegazione europarlamentare del partito. Mi ha colpito perché ciò indica che l’Afd non è un blocco di cemento, impermeabile a tutto, ci ricorda anzi che ha due anime, una più moderata, rappresentata dai due leader Weidel e Chrupalla, e una più radicale. Ancora non sappiamo quale possa prevalere e che gioco ci sia tra le due. La stessa Weidel avrebbe buone opportunità nel caso in cui volesse presentarsi per un ruolo di responsabilità. Dovremo vedere quale sarà l’evoluzione del partito, insomma. Certo, impressiona il fatto che sia Le Pen sia - in un certo modo - Meloni abbiano preso le distanze dall’Afd, che non farà parte del gruppo Identità e democrazia. La posizione della stessa Afd non è quindi delle più comode. Se in Europa rischia l’isolamento, nelle prossime elezioni interne capiremo se sarà confermata la conventio ad excludendum nei suoi confronti messa in atto dagli altri partiti per contrastarla».
Per la prima volta hanno votato anche i 16.enni. Si diceva potessero sostenere l’Afd.
«Il voto all’Afd si conferma maschile, soprattutto di 30.enni e 40.enni. Certo, però, si sono visti segnali di un’estensione anche alle fasce più giovani e di una uniformizzazione territoriale. Ora l’Afd si è consolidata anche a Ovest e nelle grandi città».