Affrontare il cancro al seno: «Oggi serve coordinamento»
Il cancro al seno è, molto banalmente, la diagnosi di cancro più comune nelle donne. Secondo i dati epidemiologici riportati dal Cantone - risalenti però al 2012 -, «la Svizzera con circa 5.900-6.000 nuovi casi all’anno, si colloca tra i Paesi con la più alta incidenza di tumori mammari (circa 330-350 in Canton Ticino). Parallelamente, in Svizzera si registrano circa 1.350-1.400 decessi per tumore al seno (circa 60-70 in Canton Ticino)». Insomma, la presenza di questo cancro è reale, e nefasta. Ecco perché, ogni iniziativa nel settore, diventa interessante e degna di essere riportata. Ne è un esempio il progetto targato Affidea Svizzera, sbarcato recentemente anche a Lugano, con un nuovo centro di cura, sul modello di quello già presente a Zurigo.
Ridurre i costi sanitari
Ne abbiamo parlato con i dottori Damir De Monaco e Alexandre Christinat. Ci spiegano: «L’Affidea Brust-Zentrum Ticino è la realizzazione di una collaborazione di medici specialisti in senologia, già presenti sul territorio ticinese. Il nuovo centro consentirà alle pazienti di accedere in ambito non ospedaliero e personalizzato al percorso di medicina senologica completo, integrato e specializzato, dallo screening del tumore al seno all’intervento chirurgico, includendo la diagnostica per immagini, le consultazioni ambulatoriali e le terapie di oncologia medica come pure la chirurgia estetica del seno». Questi trattamenti possono essere eseguiti da un unico team medico, che costituisce il fondamento del percorso di cura integrata con il chirurgo senologico Damir De Monaco, il chirurgo plastico Barbara Pompei, l’oncologo Alexandre Christinat e il radiologo Valerio Vitale. «Questo approccio consentirà di trattare circa la metà di tutte le nuove diagnosi di tumore al seno nel Cantone». Quando ci è stato presentato il progetto, ci è stato sottolineata anche «l’attenzione particolare alle cure ambulatoriali per ridurre i costi sanitari». I dottori De Monaco e Christinat approfondiscono questo punto: «La comunicazione e la condivisione delle informazioni all’interno del nostro centro e il rispetto delle raccomandazioni terapeutiche nazionali e internazionali contribuiscono a ridurre le cure inappropriate o inadeguate. Ci impegniamo inoltre a fornire il maggior numero possibile di cure ambulatoriali per evitare costi ospedalieri non necessari e ridurre l’impatto psicologico e familiare per le pazienti ricoverate. Potete immaginare, ad esempio, cosa significhi per una giovane madre stare lontana dai propri figli».
Il programma di screening
Il livello delle cure in Ticino è buono, secondo i dottori interpellati, che poi aggiungono come spesso manchino «il coordinamento e l’assistenza personalizzata. È essenziale migliorare ulteriormente l’erogazione delle cure all’interno di un’équipe specializzata. Troppo spesso sentiamo ancora riferire che la diagnosi è stata comunicata per telefono, che un paziente attende con ansia molti giorni per conoscere il percorso terapeutico appropriato, o che tra le varie fasi del trattamento trascorre un tempo eccessivo. A livello scientifico, è riconosciuto che la concentrazione di operazioni o trattamenti migliora la qualità delle cure. La stretta collaborazione nazionale e internazionale con gli altri centri di senologia ben consolidati all’interno del gruppo garantirà la migliore assistenza possibile in prossimità del luogo di residenza delle pazienti». Come evidenziano De Monaco e Christinat, in Ticino abbiamo la fortuna di avere un programma cantonale di screening mammografico che non tutti i cantoni svizzeri hanno. E poi spiegano: «Le donne tra i 50 e i 69 anni residenti in Ticino hanno la possibilità di sottoporsi ogni due anni a una mammografia gratuita. La prevenzione comporta anche molte abitudini di cui le donne non sono sempre consapevoli. Modificare alcuni comportamenti della vita quotidiana potrebbe ridurre molto il rischio di sviluppare un tumore al seno: evitare il fumo, bere alcolici con moderazione, praticare attività sportiva regolarmente, tenere sotto controllo il peso o ancora seguire una dieta equilibrata ricca di alimenti vegetali». È importante anche parlarne, al di là di anacronistici tabù.
Tutti i progressi fatti
Ed è importante sottolineare i significativi progressi avvenuti sotto diversi aspetti della lotta al cancro al seno. «Le possibilità di guarigione sono migliorate grazie alla diagnosi precoce con campagne di sensibilizzazione e programmi di screening mammografico. Le tecniche chirurgiche sono diventate più sofisticate, rispettando maggiormente la qualità della vita delle pazienti e riducendo l’impatto estetico e fisico della malattia. Le terapie oncologiche sono diventate più personalizzate e mirate con le terapie biologiche, le immunoterapie e le terapie a bersaglio molecolare». In altre parole, le terapie sono più precise, hanno migliorato la sopravvivenza e la qualità della vita delle pazienti con meno effetti collaterali. «Un’altra evoluzione è l’approccio multidisciplinare che coinvolge sempre un team di specialisti per gestire la paziente in modo completo e coordinato». In questi ultimi anni, si è sviluppato anche «un maggiore supporto psico-oncologico per le pazienti e le loro famiglie». E un altro cambiamento della presa a carico è l’informazione delle pazienti, le quali «hanno maggiore consapevolezza delle alternative di trattamento, partecipano alle decisioni e vengono controllate regolarmente nella fase post-trattamento. Questi controlli regolari contribuiscono a individuare eventuali recidive e a ridurre eventuali fattori di rischio legati ad alcuni comportamenti a rischio. I media e alcune iniziative come Ottobre rosa aiutano a sensibilizzare le pazienti che possono anche condividere facilmente esperienze e supportarsi con le rete sociali». Questi elementi, concludono De Monaco e Christinat, «riducono la paura legata alla diagnosi del tumore e alla sua percezione nella società».