Luino

Al confine sedici migranti: gruppo di lavoro internazionale

Incontro a Varese tra autorità ticinesi e lombarde sulla trasformazione della ex caserma di Fornasette in un centro di accoglienza
© CdT/Chiara Zocchetti
Giuliano Gasperi
21.02.2025 14:00

Sedici. Fra tante parole, è forse un numero l'informazione più di spicco dell'incontro di stamattina fra autorità ticinesi e lombarde sulla sistemazione di alcuni migranti - sedici, appunto: questa la capacità massima della struttura - nella ex caserma dei Carabinieri al valico di Fornasette. La prospettiva, che sta creando qualche preoccupazione fra le comunità di Tresa e anche di Luino, è stata al centro di un summit a Varese a cui hanno partecipato, fra gli altri, il prefetto del capoluogo lombardo Salvatore Pasquariello, il consigliere di Stato Norman Gobbi, il sindaco di Tresa Piero Marchesi e il suo omologo di Luino Enrico Bianchi. Il principale risultato del tavolo internazionale è la creazione di un gruppo di lavoro, anch'esso internazionale, che accompagni la realizzazione del progetto. Ammesso che venga realizzato, o almeno che venga realizzato lì. Lo stesso prefetto, alla fine della riunione, ha spiegato che il collocamento dei migranti al confine «dipende da tante cose». Due su tutte: la disponibilità di eventuali alternative e l'evoluzione degli sbarchi. «Noi, in ogni caso, lo stabile alla frontiera lo stiamo ristrutturando, e la prima opzione per il suo utilizzo rimane l'accoglienza dei migranti. Se il progetto andrà avanti, abbiamo già l'impegno di vari attori a fare in modo che queste persone possano essere integrate al meglio e occupate nel loro tempo libero». Pasquariello ha poi definito «legittime» le preoccupazioni espresse a livello locale al di qua e al di là del confine. «A maggior ragione, è importante lavorare insieme».

Gobbi, dal canto suo, ha apprezzato l'incontro «perché ha permesso di avere trasparenza» e ha fatto notare come l'apertura del centro, in ogni caso, «non sarebbe immediata». La chiarezza al tavolo delle autorità l'ha riconosciuta anche Marchesi, secondo il quale un tema, tuttavia, rimane aperto e preoccupa: «Con la sospensione degli accordi di Dublino da parte dell'Italia, potremmo avere difficoltà a rimpatriare chi eventualmente attraversasse il confine». Il sindaco di Tresa ritiene che sia «giusto incontrarsi, quando vi è preoccupazione tra i cittadini» e che il gruppo di lavoro «tratterà tutti gli aspetti di questa situazione». Per Bianchi, quella di oggi è stata una giornata «molto chiarificatrice». Il sindaco di Luino ha denunciato la volontà di alcuni di «spaventare la cittadinanza», sottolineando che i migranti attesi a Fornasette sono «persone già monitorate e selezionate». «Noi siamo pronti a fare la nostra parte: un amministratore deve occuparsi anche di questioni problematiche, affrontandole con autorità».

Parole, quelle di Bianchi, che suonano come una risposta a quelle di Andrea Pellicini, parlamentare a Roma e consigliere comunale di minoranza a Luino. «Si vuole creare un centro d’accoglienza che mette in ansia tutto il territorio, in particolare i residenti che hanno le case là vicino, senza dimenticare che a circa settecento metri ci sono le scuole». Pellicini mette sul tavolo anche il problema dello spaccio che avviene nei boschi del comprensorio «e che è spesso gestito da pericolosissime associazioni di extracomunitari clandestini». La caserma di Fornasette, secondo il deputato, dovrebbe «essere un punto di sicurezza» e per questo andrebbe «rimessa a disposizione della polizia per combattere le attività illegali».