L'editoriale

Al Festival le sorprese sono appena cominciate

La prima grande novità di questa 77. edizione sono state dunque le parole della presidente Maja Hoffmann: parole impreviste ma nel contempo pragmatiche e visionarie
Paride Pelli
06.08.2024 06:00

La 77. edizione del Locarno Film Festival, la prima di Maja Hoffmann, è alle porte, ma la nuova presidente ha giocato d’anticipo e con una intervista al SonntagsBlick ha fatto sapere che le sorprese non finiranno certo tra due settimane con la chiusura della manifestazione. Anzi – è questo il messaggio dietro le dichiarazioni – ancora a questo giro la tradizione peserà più dell’innovazione, ma «nulla è scolpito nella pietra». Rivoluzioni in vista? Probabile. Una su tutte, e per tutte, un possibile cambiamento delle date della kermesse, non esattamente un dettaglio di poco conto: «Agosto è un momento sfavorevole. I professionisti vogliono rilassarsi e non recarsi a Locarno» ha spiegato Maja con una frase non azzeccatissima nella forma, sottolineando però, nella sostanza, l’importante questione dei rapporti con chi i contenuti del Festival li pensa, li crea, li produce e li distribuisce.

Se il progetto è quello di far pesare ancora di più il Locarno Film Festival in ambito internazionale, promuovendone la competitività con le altre rassegne, le esigenze dell’industria cinematografica sono tra le prime, alla pari di quelle del pubblico, che non vanno prese sottogamba. Attirare film d’autore e grandi nomi è la sostanza stessa della manifestazione. L’opportunità di collocarla in un periodo dell’anno più accogliente è una mossa che da sola potrebbe far esplodere le potenzialità ancora inespresse del Festival e di Locarno. Già, Locarno. «Un luogo da sogno, ma non facile da raggiungere» lo ha definito la Hoffmann, aprendo la questione centrale dei trasporti, del turismo e, in ultima analisi, di una città che, proprio come il Festival, ha ancora tantissimo da dare, a patto di «valutare tutto, provare tutto», di essere, insomma, aperti anche a quello che finora è stato forse pensato ma che non si è osato discutere approfonditamente. La presidente ha auspicato «migliori collegamenti con Milano, la Svizzera tedesca e la Romandia» e ipotizzato la proposta di treni speciali in occasione della rassegna.

Il tema è di quelli politicamente dolenti: negli ultimi mesi abbiamo purtroppo visto con i nostri occhi, a causa delle tragedie in Mesolcina e poi in Vallemaggia ma anche, in precedenza, con i problemi tecnici al tunnel ferroviario del San Gottardo, quanto per la Svizzera italiana sia più che mai necessaria una rete di trasporti più dinamica, più potente e resiliente: se ne avvantaggerebbe anche il turismo legato a singole manifestazioni come il Festival o come quei concerti – la rassegna Moon&Stars su tutti, programmata in Piazza proprio nel mese di luglio – capaci di richiamare un vasto pubblico da fuori Ticino. La Hoffmann non ha escluso nemmeno la presenza sulla Piazza Grande di artisti musicali di fama mondiale, per incrementare l’appeal di Locarno. Dichiarazioni che mostrano quanto la mecenate stia entrando sempre di più nella macchina del Festival, facendolo sempre più «suo», mettendone in discussione anche gli aspetti più tradizionali, tuttavia non derogando mai, ça va sans dire, dal prestigio acquisito in particolare con il ventennio e oltre della presidenza di Marco Solari.

La prima grande novità di questa 77. edizione sono state dunque le parole della Hoffmann: parole impreviste ma nel contempo pragmatiche e visionarie. Mai la presidente, ad oggi, si era esposta con questa chiarezza d’intenti. Ad alcuni – agli amanti degli assiomi intoccabili – le sue parole possono essere sembrate sbilanciate o forse poco istituzionali. Può darsi. Quello che è chiaro, però, è che racchiudono l’esigenza di discutere tutto per migliorare tutto. È di nuovo la stessa Hoffmann a ribadirlo, con una espressione calibratissima, quasi paradossale: «Possiamo restare dove siamo: il nostro programma è eccellente. Oppure possiamo andare avanti». In filigrana, vi si può leggere che se non si va avanti, sotto sotto vuol dire che si finirà col restare fermi e magari arretrare. Imperdonabile, dopo la crescita degli ultimi anni.