Al Mondiale di scacchi senza velo: «Sfidano il regime»

Sono state incoronate «eroi dell'anno» dalla rivista Time. Sono le donne iraniane, protagoniste indiscusse delle proteste scoppiate nel Paese il 16 settembre, quando Mahsa Amini, 22 anni, originaria del Kurdistan iraniano, è morta a Teheran dopo essere stata arrestata dalla polizia religiosa per non avere indossato correttamente il velo islamico come prescritto dalle leggi iraniane. Protagoniste indiscusse della ribellione, le giovani iraniane «vivono una vita che è sempre più in contrasto con il messaggio ideologico della Repubblica islamica». Manifestazioni per le strade, nelle università, slogan e striscioni, ma anche giovani che si tolgono il velo in segno di protesta. Gesti forti, in sfida aperta al regime degli ayatollah. Che vengono portati avanti anche da personalità conosciute.
È il caso, tra le altre, dell'attrice Taraneh Alidoosti (Oscar 2017 al miglior film straniero The Client di Asghar Farhadi), arrestata dalle forze di sicurezza dopo avere criticato sui social media l’esecuzione del primo condannato a morte per le proteste in corso nel Paese. Come pure dell'atleta Elnaz Rekabi: la scalatrice aveva partecipato ai Campionati asiatici della Federazione internazionale di arrampicata sportiva a Seul senza velo, poi aveva parlato di «hijab caduto per errore», ma alle autorità di Teheran non è bastato e l'abitazione della famiglia è stata demolita da funzionari governativi. In questi giorni si parla di un altro nome o, meglio, due: Sara Khadem (nota come Sarasadat Khademalsharieh), classe 1997, e Atousa Pourkashiyan (che sul sito della Federazione internazionale di scacchi risulta come cittadina USA), 34 anni, che hanno preso parte al Campionato del mondo degli scacchi FIDE Rapid & Blitz 2022 in Kazakistan a capo scoperto, senza l'hijab.
È stato il sito web di informazione antiregime IranWire a descrivere il gesto come «apparente gesto di solidarietà» con le proteste in Iran. Le due donne non hanno condiviso foto a capo scoperto sui loro profili social, ma le immagini sono comparse sui canali della Federazione. E loro non si sono espresse al riguardo. Ma qualche giorno dopo su El Pais è comparsa la notizia della volontà di Sara Khadem - stando a «due fonti vicine a lei» - di trasferirsi con la famiglia (la 25.enne è sposata e ha un bimbo piccolo) in Spagna, dove già possiede un appartamento.
Il regime non arretra
Ieri, l'agenzia di stampa iraniana degli attivisti per i diritti umani HRANA ha diffuso un aggiornamento sulla situazione delle proteste. Sarebbero 508 le persone finora uccise, tra cui almeno 69 bambini. Da settembre si sono svolte più di 1.200 marce di protesta in 161 città.
Il capo della magistratura iraniana Gholamhossein Mohseni Ajeei, nel corso della riunione del Consiglio supremo, ha chiesto «punizioni deterrenti» per che viola la legge con le manifestazioni non autorizzate. «I colleghi magistrati - ha aggiunto - dovrebbero agire quanto prima per cercare di punire gli elementi che causano disordini. Ho ordinato al primo deputato della magistratura e al procuratore generale del Paese di seguire quotidianamente il processo di completamento dei casi dei principali indagati per le rivolte».