Politica

«Al Municipio manca un leader e non ce l'ha nemmeno il PLR»

L'intervista a Morena Ferrari Gamba, prossima presidente del Consiglio comunale di Lugano
© Manuel Corneo
Giuliano Gasperi
27.06.2023 06:00

Prima gli onori, poi l’addio. Morena Ferrari Gamba, consigliera comunale del PLR a Lugano, sarà la prossima presidente del Legislativo. L’ultimo impegno, dato che nel 2024 non si ricandiderà. L’abbiamo incontrata.

Signora Ferrari Gamba, ricoprire quel ruolo ha un forte valore simbolico, ma dal punto di vista pratico può essere una faticaccia. Si è «arbitri» di sedute a volte tumultuose. Che tipo di arbitro sarà lei? E cosa non tollererà?
«Anche se sono estremamente istituzionale, dico quello che penso e non ho tanti peli sulla lingua. E così farò anche in questo ruolo. Cosa non tollero? Le mancanze di rispetto per le istituzioni e i ruoli».

Ad esempio?
«Durante le sedute del Consiglio comunale di Lugano non ricordo cose scandalose, ma quando il dibattito s’infuoca è complicato da gestire. I miei predecessori a volte si sono trovati in difficoltà, e credo succederà anche a me».

Se potesse, quale regola del dibattito politico cambierebbe?
«Penso che chiederei di non esagerare con le interpellanze e le interrogazioni. Ne arrivano di ogni sorta e alcune potrebbero essere risolte con una telefonata, evitando d’ingolfare l’amministrazione».

Il problema di questo approccio è che non si ottiene visibilità.
«Proprio così. E la visibilità è purtroppo diventato un aspetto fondamentale in una politica sempre più immersa nel mondo dei social, con il suo bisogno di immediatezza, di likes e condivisioni».

Essere immersi nel mondo dei social significa anche essere più vicini ai cittadini, con le loro preoccupazioni?
«Non per forza. La sensazione è che troppi politici, quando comunicano online, pensino soprattutto a loro stessi e al risultato che possono ottenere in termini d’immagine. L’utilità della loro comunicazione per il pubblico sembra essere una cosa secondaria».

Dal web torniamo ai tavoli della politica cittadina, che in questo momento storico è chiamata a fissare delle priorità, a decidere quali progetti vanno realizzati subito e quali possono attendere. Sta riuscendo l’esercizio?
«All’apparenza sì. Ma spesso sono stati presentati dei preventivi con grandi disavanzi, e poi dei consuntivi positivi dicendo di avere risparmiato, quando invece, negli ultimi anni, molto è entrato grazie alle sopravvenienze dalle imposte suppletorie, per le quali non c’è nessun merito. Vedremo quando questa manna sarà finita, ora che, parlando di progetti piccoli e grandi, c’è molta carne al fuoco, quasi una frenesia. Non si può dire quindi che si è immobili, ma credo serva più razionalità nel portare avanti le cose. Prendiamo ad esempio i cosiddetti grandi progetti. Per il nuovo polo congressuale siamo punto e a capo. Per il Polo sportivo i lavori sono iniziati, è vero, ma ci sono ancora diversi aspetti pianificatori in sospeso, come i contenuti della terza tappa. Senza dimenticare il Piano direttore comunale e tanti masterplan che richiedono anni per essere realizzati. L’impressione, in generale, è che si pianifichi molto e si realizzi poco. L’iter politico e i processi decisionali sono lunghi e complessi, sì, ma forse i municipali dovrebbero essere meno “capi azienda” e dare più fiducia ai funzionari, che altrimenti perdono in autorevolezza e capacità decisionale».

Lei lavora nel settore delle risorse umane. Che analisi può fare del Municipio di Lugano come gruppo di lavoro? È coeso? Chi è il suo leader?
«Mi sembra meno coeso di dieci anni fa, quando tutti avevano unito le forze per l’obiettivo del risanamento finanziario. Era cominciato un nuovo percorso e Borradori aveva cercato di smussare la sconfitta elettorale del PLR trovando un’intesa con Giudici, nei confronti del quale c’era inizialmente un certo rispetto. Oggi mi sembra che ogni municipale faccia il suo, per portare a casa un proprio risultato. Chi è il leader? Credo che non ce ne siano. Nemmeno il sindaco, che suo malgrado si ritrova in un ruolo che non avrebbe voluto. Giudici lo era: forse per certi aspetti anche troppo, ma era un trascinatore».  

E il leader del PLR di Lugano, chi è?
«Anche in questo caso credo che manchi. Il partito deve ritrovare la propria strada e sono stanca di sentire chi dà la colpa alla litigiosità interna. È tempo invece di fare politica, di prendere posizione sui temi. È questo che sta mancando. Il presidente sezionale Paolo Morel sta provando a compattare il gruppo e ha la fortuna, dentro il partito, di godere di un consenso più ampio e di subire meno guerre sotterranee rispetto ai suoi predecessori Guido Tognola e Giovanna Viscardi. Ma deve tener conto di tutte le sensibilità, senza escludere nessuno e, soprattutto, far sì che il partito si occupi, come detto, di temi concreti, risvegliando una cultura politica che, ahimè, rimane piuttosto negletta, non solo nel nostro partito». 

All’ultima assemblea non si è nemmeno parlato della possibilità di recuperare la maggioranza in Municipio. Non ci credete?
«Mi sembra che il partito si stia appiattendo sulla situazione attuale, tanto da arrivare a proporre alleanze con partiti che hanno altre radici (con il Centro, su proposta del vicesindaco Roberto Badaracco, ndr). La cosa più importante è sederci a un tavolo e ricordarci chi siamo, perché non lo sappiamo più. In generale, vedo politici e anche un popolo che passano troppo facilmente da una parte all’altra. Io non potrei e non vorrei mai cambiare partito, anche quando mi delude, perché difendo il pensiero liberale radicale, che ha una precisa idea di Stato e di società».

A Palazzo civico lo difenderà fino alla prossima legislatura.
«Proprio così. Nel 2024 non mi ricandiderò più. Del resto, sono in politica da quasi quarant’anni. Questo non vuol dire che non mi interesserò di ciò che mi accade intorno. Continuerò a farlo con il Circolo Battaglini, di cui sono presidente, e con il Film Festival Diritti Umani, di cui sono delegata».