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Il responsabile del Dipartimento federale dell'interno (DFI) non si ripresenterà in dicembre – «Non ho un piano per il futuro, vedremo l'anno prossimo»
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19:28
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I Verdi annunciano la candidatura, il PVL vuole il seggio
Dopo l'annuncio delle sue dimissioni dal Consiglio federale alla fine dell'anno, tutti i partiti hanno ringraziato Alain Berset per il suo lavoro e - ad eccezione dell'UDC - hanno sottolineato il suo impegno durante la pandemia. Verdi e i Verdi liberali hanno colto l'occasione per ribadire le loro ambizioni di governo.
I Verdi hanno diritto a un seggio nel Consiglio federale. Il chiaro «sì» alla legge sulla protezione del clima rafforza questa rivendicazione. La svolta ecologica è una priorità e per realizzarla abbiamo bisogno di una voce forte per il clima nel Consiglio federale, ha indicato il partito in un comunicato.
I Verdi - si legge nella nota - presenteranno candidati di qualità in vista del rinnovo integrale del Consiglio federale in dicembre: un comitato di selezione è stato istituito a questo scopo diversi mesi fa. «Il gruppo sta esaminando tutti gli scenari per far valere il proprio diritto a un seggio», viene sottolineato.
I Verdi liberali (PVL) avvertono che, a seconda dell'esito delle elezioni federali, si riservano il diritto di rivendicare il seggio lasciato libero in Consiglio federale. Per il PVL, la composizione del governo deve corrispondere alle quote di elettori. Attualmente il PS è sovrarappresentato: se non aumenterà la sua quota di elettori alle federali dovrà rinunciare a un seggio, scrive il PVL.
Il partito punta a una quota elettorale di oltre il 10% e di tornare al Consiglio degli Stati. Se questi obiettivi saranno raggiunti, i Verdi liberali rivendicheranno un seggio in Consiglio federale.
Per i Giovani socialisti, le dimissioni di Alain Berset dovrebbero essere l'occasione per il PS di «mettere fondamentalmente in discussione la sua partecipazione al governo». E per chiedere che la sinistra lasci il governo se non ottiene un seggio in autunno.
Tutti i partiti hanno ringraziato il ministro friburghese per il suo lavoro e la maggior parte ha sottolineato il suo impegno durante la pandemia. Su Twitter, il presidente del gruppo parlamentare PLR Damien Cottier ha elogiato «l'instancabile lavoro di un consigliere federale impegnato». Ha inoltre sottolineato la sua gestione della pandemia, «una delle più grandi crisi del secolo».
Sempre su Twitter, anche l'Alleanza del centro ha ringraziato il friburghese per «i suoi lunghi anni di servizio, così come il suo impegno per la Svizzera e le sue istituzioni, in particolare durante la pandemia di Covid-19». Il partito - viene aggiunto - si aspetta che i potenziali successori «rispettino le regole della collegialità».
Berset «ha gestito la pandemia con un impegno per il quale la Svizzera ha un debito di gratitudine», ha sottolineato su Twitter la vicepresidente dei Verdi Isabelle Pasquier-Eichenberger.
Sempre in ambito di salute, il direttore generale dell'Organizzazione mondiale della sanità (OMS), Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha elogiato il sostegno «molto importante» di Alain Berset alla sua istituzione. Spera di poter lavorare con lui «in un altro ruolo».
Oltre all'intervento del suo ministro durante la pandemia, il PS ha sottolineato il suo lavoro sull'AVS, la parità di genere, la cultura e la lotta contro l'aumento dei costi dell'assicurazione malattia.
Su quest'ultimo punto, non tutti sono d'accordo. Pur riconoscendo che Berset ha dato prova di grande coraggio nella gestione della pandemia, il vicepresidente del PLR Philippe Nantermod ha dichiarato alla radio RTS che il friburghese ha «mancato di coraggio» nella gestione dell'assicurazione malattia.
Secondo l'UDC, i costi della sanità sono anche uno dei principali problemi che rimangono dopo il periodo di Berset al Dipartimento federale dell'interno (DFI). Il partito menziona anche il fatto che la sicurezza a lungo termine dell'AVS non è stata risolta, così come la necessaria riforma della Legge federale sulla previdenza professionale per la vecchiaia, i superstiti e l'invalidità (LPP).
Sull'importante questione della neutralità, Berset ha dimostrato di avere una spina dorsale, a differenza del suo partito. Non ha ceduto alle pressioni dei media e della politica estera, ha scritto il partito in una presa di posizione inviata a Keystone-ATS.
19:23
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OMS: il direttore generale Tedros rende omaggio a Berset
Il direttore generale dell'Organizzazione mondiale della sanità (OMS), Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha reso omaggio al sostegno «molto importante» di Alain Berset verso l'OMS e si augura di poter lavorare con lui «in un altro ruolo».
Tedros ha dichiarato alla stampa oggi a Ginevra di conoscere Berset da molto tempo e di ritenerlo «un buon amico». I due hanno lavorato insieme quando il Direttore generale era ancora Ministro della Sanità dell'Etiopia.
Dal 2017, anno da cui Tedros è alla guida dell'Organizzazione, il rapporto tra i due è cresciuto e li ha resi più vicini. Hanno lanciato diverse iniziative congiunte, in particolare in relazione alla pandemia. «Il suo sostegno è stato molto importante» per il loro successo, ha ribadito il funzionario etiope.
Ha poi affermato che negli ultimi cinque anni l'OMS ha aumentato le proprie risorse in misura maggiore «rispetto ai decenni precedenti», grazie anche al considerevole aiuto da parte del consigliere federale dimissionario. Tedros ha anche menzionato gli sforzi compiuti dalla Svizzera e dall'Oman per un piano d'azione riguardante la sanità e la pace.
Ha poi elogiato l'impegno di Alain Berset sia come ministro dell'interno sia come presidente della Confederazione e ha lasciato intendere che il politico friburghese potrebbe utilizzare la sua esperienza nel campo della salute e in altri ambiti per continuare a collaborare con l'OMS. «Non vedo l'ora di lavorare con lui in un altro ruolo», ha inoltre dichiarato.
18:20
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Il politologo: «Nessuno si aspettava il ritiro di Berset»
La notizia del ritiro di Alain Berset è stata senza dubbio una sorpresa: «Nessuno se lo aspettava», ha dichiarato il politologo ginevrino Pascal Sciarini a Keystone-ATS. Tuttavia è logico che abbia deciso di fermarsi in questo momento, al termine del suo mandato. Ha poi aggiunto che il rispetto per le istituzioni «è nel DNA di Berset».
Il voto di domenica sulla legge Covid-19 ha rappresentato una tappa importante, sottolinea Sciarini: si è infatti concluso un ciclo in cui il politico friburghese ha svolto un ruolo significativo, soprattutto nella prima ondata della pandemia. La Svizzera è l'unico Paese ad aver votato sui provvedimenti per la lotta contro il coronavirus e, grazie a restrizioni flessibili, ne è uscita dignitosamente.
L'atteggiamento da «buon padre» in tempi di grande incertezza ha consacrato la popolarità di Alain Berset, che non è stata intaccata dalle successive «vicende» che lo hanno visto protagonista.
Circa la successione del Consigliere federale friburghese, il politologo si è astenuto dal fare previsioni, ma ritiene plausibile che ad occupare la carica sarà uno svizzerotedesco.
16:30
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Berset in carica più a lungo della media dei consiglieri federali
I dodici anni, ovvero tre intere legislature, trascorsi in governo fanno sì che Alain Berset sia rimasto in carica più a lungo della media dei consiglieri federali. Tuttavia, la durata dell'esperienza del friburghese nell'esecutivo rientra nel trend osservato ultimamente.
In media, i membri del Consiglio federale restano in carica per circa dieci anni. Gli ex colleghi di Berset Ueli Maurer e Simonetta Sommaruga, gli ultimi a lasciare il governo prima di lui, hanno però mantenuto la loro funzione più a lungo: quattordici anni lo zurighese, dodici la bernese.
Malgrado la longevità dell'attuale presidente della Confederazione, resta lontanissimo il record assoluto di permanenza nell'esecutivo. Tale primato spetta a Karl Schenk, con i suoi quasi 32 anni: a mettere fine a questo infinito mandato fu peraltro un incidente, che lo uccise nel 1895.
Interminabili anche gli incarichi dei vari Adolf Deucher (morto nel 1912 dopo 29 anni in governo), Giuseppe Motta (deceduto nel 1940 dopo oltre 28) e Philipp Etter che, uscito di scena nel 1959 al termine di 25 anni di presenza, si era meritato un calzante soprannome: l'Eterno.
Al contrario, il mandato più breve è quello di Louis Perrier, che morì nel 1913 a 14 mesi dalla sua elezione. In tempi meno remoti, da ricordare ad esempio i soli quattro anni passati nell'esecutivo da Christoph Blocher e Ruth Metzler. I due fanno tra l'altro parte di una cerchia ristretta: sono fra i quattro consiglieri federali in tutta la storia ad aver mancato la rielezione nonostante si fossero ricandidati.
Per i membri del governo non è previsto un limite alla durata dell'incarico, né un voto di sfiducia del Parlamento. Di norma, la decisione di ritirarsi viene presa autonomamente. Tuttavia, può giocare un ruolo indiretto la pressione che arriva dall'esterno, magari proprio dal partito di appartenenza.
16:28
16:28
Friburgo rimpiangerà la presenza di Alain Berset in Consiglio federale
Friburgo rimpiangerà la presenza di Alain Berset in Consiglio federale, secondo il presidente del Consiglio di Stato friburghese PLR Didier Castella. Un consigliere federale non solo si impegna per la Svizzera, ma mantiene anche un contatto diretto con il suo cantone d'origine.
«Questa potrebbe essere la fine di un'epoca d'oro», ha dichiarato oggi Castella a Keystone-ATS, a margine di una conferenza stampa su un altro tema tenutasi nel cantone di Friburgo. Ha tuttavia aggiunto che il fatto di avere un consigliere federale a Berna ha oggi una minore importanza rispetto al passato.
«Oggi le competenze contano più dell'origine cantonale», ha asserito. Prima di Alain Berset, negli ultimi 25 anni il Cantone ha potuto contare sulla presenza di un altro consigliere federale friburghese, Joseph Deiss, appartenente all'allora PPD (oggi Alleanza del Centro), in carica fino al 2006.
Castella ha poi sottolineato che il suo cantone è ancora ben rappresentato nell'Amministrazione federale, grazie a tutti i cittadini friburghesi che vi lavorano, e ha ricordato il ruolo fondamentale delle reti, che vanno sviluppate e mantenute.
16:28
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I Verdi continuano a puntare al Consiglio federale
I Verdi continuano a puntare al Consiglio federale dopo le elezioni di autunno. Ritengono di avere diritto a un seggio in governo sulla base dei loro risultati e della loro rappresentatività nei Cantoni.
«Vogliamo poter rappresentare il clima, ma anche tutta una dimensione europea, che è in ritardo», ha dichiarato alla radio RTS Isabelle Pasquier-Eichenberger, vicepresidente del partito ecologista. A suo avviso, la formula magica, così come esiste attualmente, non rappresenta la popolazione.
«Aritmeticamente, abbiamo già il diritto di esserci», sottolinea la consigliera nazionale ginevrina. In un comunicato, i Verdi sottolineano che il chiaro «sì» alla legge sul clima rafforza questa rivendicazione. La svolta ecologica è prioritaria, e per questo occorre una voce forte per il clima nel Consiglio federale, scrivono.
Pasquier-Eichenberger non ha tuttavia affermato che i Verdi attaccheranno il seggio socialista lasciato libero da Alain Berset. La differenza - ha affermato - non è così grande con il PLR, che ha due seggi in governo.
Tuttavia, nel comunicato i Verdi scrivono che «il gruppo sta esaminando tutti gli scenari per far valere il proprio diritto a un seggio». Aggiungono che presenteranno candidati di qualità in vista del rinnovo integrale del Consiglio federale in dicembre, e che un comitato di selezione è stato istituito a questo scopo diversi mesi fa.
Pasquier-Eichenberger ha elogiato Alain Berset, che è sempre stato «carismatico e accessibile, il che lo rende così popolare». Il ministro della sanità «ha gestito la pandemia con un impegno per il quale la Svizzera gli è debitrice», ha aggiunto su Twitter. «Il ritiro di Berset alla fine della legislatura dimostra il suo rispetto per le istituzioni», ha aggiunto il partito nel comunicato.
15:30
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Dopo l'annuncio parte il toto candidati
Dopo l'addio al Consiglio federale annunciato oggi da Alain Berset iniziano già le discussioni sulla possibile successione. Nel PS, oltre ai nomi apparsi in dicembre, potrebbero aggiungersene altri. I Verdi liberali non escludono un attacco al seggio.
La consigliera agli Stati basilese Eva Herzog era uscita sconfitta lo scorso dicembre nella corsa alla successione di Simonetta Sommaruga. Nonostante questo, non esclude un nuovo tentativo, ha dichiarato all'agenzia Keystone-ATS. «Ho tempo per pensarci», ha detto.
Gli altri nomi che si erano fatti alla fine dello scorso anno erano stati la consigliera nazionale bernese Flavia Wasserfallen e la consigliera di Stato, sempre bernese, Evi Allemann.
In generale ci si attende che ad affiancare la socialista romanda Elisabeth Baume-Schneider sarà qualcuno proveniente dalla Svizzera tedesca. Il consigliere agli Stati zurighese Daniel Jositsch aveva già mostrato interesse dopo le dimissioni della Sommaruga. Anche lui non esclude un nuovo tentativo, ha affermato al portale di notizie Watson.
Un altro nome importante potrebbe essere quello dell'ex consigliere nazionale e oggi consigliere di Stato basilese Beat Jans. Anche la geografia gioca a suo favore, visto che il cantone di Basilea Città manca da tempo in governo.
Possibili personalità sono anche il consigliere nazionale grigionese Jon Pult e il collega di Camera bernese Matthias Aebischer. Da scoprire se il co-presidente Cédric Wermuth possa immaginarsi una candidatura, e lo stesso vale per l'altra persona al vertice del PS, la consigliera nazionale zurighese Mattea Meyer.
Ancora incerto è se altri partiti cercheranno di attaccare il seggio dei socialisti. I Verdi liberali hanno ad esempio oggi lasciato intendere di non escludere l'eventualità, ma molto dipenderà anche dalle prossime elezioni federali del 22 ottobre.
Anche i Verdi potrebbero avere ambizioni governative, ma fino ad ora il partito si è rifiutato di attaccare il seggio socialista.
15:21
15:21
PS: «Criteri e calendario della successione in settembre»
La direzione del PS ha tenuto a ringraziare Alain Berset nel corso di una conferenza stampa indetta nel pomeriggio a Berna, sottolineando i vari fronti nei quali si è impegnato il consigliere federale, e ha voluto precisare come intende muoversi per la sua successione.
«Contrariamente all'ultima volta abbiamo molto tempo a disposizione e quindi non precipitiamo le cose», ha rilevato Roger Nordmann, capogruppo socialista alle Camere federali. «I termini di candidatura e i criteri saranno definiti a margine della sessione autunnale», non appena sarà assegnata la presidenza del gruppo parlamentare. Nordmann ha infatti recentemente annunciato le sue dimissioni dall'incarico. Il suo successore sarà nominato il 1° settembre.
Interpellata sulla strategia della sinistra in vista della successione, la copresidente del PS Mattea Meyer ha specificato che il partito intende partire «dal presupposto che la promessa dei Verdi di non contestare il seggio del PS rimarrà valida».
Solo insieme PS e Verdi possono portare avanti dossier importanti come la politica climatica o il rafforzamento del potere d'acquisto, ha proseguito la consigliera nazionale zurighese, aggiungendo: «dobbiamo rafforzarci insieme e non attaccarci a vicenda».
In precedenza Meyer ha lodato le qualità di statista di Berset, la sua semplicità e il suo essere accessibile. «Il partito avrebbe potuto immaginare di continuare a percorrere la strada con lui. Ma la politica non segue un copione», ha aggiunto.
Meyer ha poi deplorato la decisione di lasciare a fine anno, ma ha anche espresso «grande comprensione» per questo passo, ricordando il grande impegno profuso dal consigliere federale e la sfida rappresentata dalla pandemia di Covid.
Berset ha portato avanti misure ragionevoli di riduzione dei costi del sistema sanitario, lontano da qualsiasi interesse lobbistico, ha sostenuto Meyer, per la quale il friburghese ha fatto ciò che era possibile. Non da ultimo, ha aggiunto, Berset era uomo di mondo.
Il partito ha appreso della partenza di Berset solo negli ultimi giorni, ha precisato l'altro copresidente del PS, Cédric Wermuth, aggiungendo che non c'è alcuna agenda nascosta dal partito dietro l'annuncio. «È una decisione di Alain Berset. Ne prendiamo atto.»
Wermuth ha poi elencato i cinque temi forti sui quali si è mosso Berset negli ultimi anni: la parità di genere, la politica sanitaria, quella sociale, la lotta alla pandemia e la politica culturale, con in particolare la lex Netflix.
15:19
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Berset, «da beniamino a uomo degli scandali»
Un percorso vissuto in gran parte da beniamino, ma parzialmente rovinato dagli scandali sul finale. Così si può riassumere l'avventura lunga dodici anni di Alain Berset in Consiglio federale, che arriverà ai titoli di coda, come annunciato oggi dal diretto interessato, alla fine dell'anno.
Storicamente il preferito degli svizzeri fra tutti i consiglieri federali, il friburghese ha dovuto fare i conti con una popolarità in calo dopo una serie di vicende da prima pagina. L'ultima la più grave, ovvero la fuga di notizie dal Dipartimento federale dell'interno (DFI), di cui ha preso il comando nel 2012 al momento dell'elezione in governo, all'editore Ringier riguardo alle decisioni dell'esecutivo durante la crisi del Covid.
Nel mirino è finito in primis il suo ex capo della comunicazione Peter Lauener, ma il fuoco incrociato delle critiche non ha certo risparmiato Berset. Ai colleghi del Consiglio federale ha sempre assicurato di essere all'oscuro di tutto. Tuttavia, i sospetti di una presunta collusione con la stampa hanno pesato non poco.
Berset si era già fatto notare l'anno scorso per una disavventura fra le nuvole in Francia: a bordo di un monomotore da lui stesso pilotato, si era ritrovato in uno spazio aereo chiuso al traffico. Caccia dell'esercito erano quindi intervenuti per farlo atterrare. Non vi erano comunque state conseguenze, anche perché, è emerso successivamente, all'origine dell'errore vi era stata una pessima comunicazione da parte delle autorità francesi.
Burrascosa anche la sua vita privata. Nel novembre 2020 la «Weltwoche» ha riferito di un tentativo di estorsione subito da parte di una donna con cui aveva avuto una relazione extraconiugale, che gli aveva chiesto 100.000 franchi per non divulgare la loro corrispondenza privata. Berset, sposato e padre di tre bimbi, ha sempre bollato la questione come un problema personale.
Forte dei favori di buona parte della popolazione, il 51.enne ha sempre resistito di fronte a questi scandali. Diverso invece il suo gradimento a Berna sotto la Cupola, dove negli ultimi tempi l'aria si era fatta difficilmente respirabile, come dimostrato dal mediocre risultato ottenuto lo scorso dicembre al momento della sua seconda elezione a presidente della Confederazione. Dall'Assemblea federale erano giunti infatti solo 140 voti su 181 schede valide (nel 2018, in occasione della sua prima presidenza, erano stati 190 su 210).
Il bilancio in governo di Berset, che fonti interne al DFI descrivono come molto esigente, è piuttosto contrastato. Da un lato, resterà nell'immaginario collettivo come l'uomo che è riuscito a far accettare una revisione dell'AVS, una prima dal 1997. Le donne lavoreranno fino ai 65 anni, una decisione storica presa il 25 settembre 2022 dal popolo, seppur di misura.
Dall'altro, il destino del sistema di previdenza rimane incerto. Il Parlamento ha terminato i lavori sulla riforma del secondo pilastro, ma la sinistra ritiene che con questo progetto i lavoratori dovranno pagare di più per aver meno rendite e, spalleggiata dai sindacati, ha già lanciato un referendum per fare muro.
Un'altra spina nel fianco di Berset è sicuramente rappresentata dai costi della salute. Nonostante i vari progetti per frenare il rialzo delle spese sanitarie e l'aumento costante, se non vertiginoso, dei premi della cassa malati, l'argomento resta tuttora un cruccio per politica e cittadini.
Suo malgrado, il socialista è diventato una delle figure chiave e più note durante la pandemia. Proiettato sotto i riflettori, ha scelto una via di mezzo per affrontare la crisi, ma ciò non è bastato per evitare le critiche, talvolta feroci. In fin dei conti però, il triplo sì degli svizzeri alla legge Covid, l'ultima volta domenica, dimostra come la maggioranza della popolazione fosse dalla sua parte.
Il veterano del Consiglio federale ha regalato in questi dodici anni anche alcuni momenti cult. La sua massima in tempi di Covid «Il faut agir aussi vite que possible, mais aussi lentement que nécessaire» (Bisogna agire il più rapidamente possibile, ma lentamente quanto necessario) ha spopolato al punto di finire su delle t-shirt andate a ruba. Iconica pure la foto, era il 2018, che lo ritraeva seduto su un marciapiede a New York, dove si trovava per una visita all'ONU, intento a consultare dei documenti. Un'immagine da cittadino comune che aveva fatto il giro del mondo.
15:17
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I partiti ringraziano Berset per il suo impegno
I ringraziamenti non si sono fatti attendere dopo che Alain Berset ha annunciato che lascerà il governo a fine anno. Sono state avanzate anche le prime rivendicazioni.
Su Twitter, il PLR ha dichiarato di prendere atto delle dimissioni di Berset e lo ha ringraziato per il suo impegno a favore della Svizzera. Il presidente del gruppo parlamentare Damien Cottier ha elogiato «l'instancabile lavoro di un consigliere federale impegnato». Ha inoltre sottolineato la sua gestione della pandemia, «una delle più grandi crisi del secolo».
Berset ha dato prova di grande coraggio nella gestione della crisi sanitaria, ha sottolineato il vicepresidente del PLR Philippe Nantermod alla radio RTS. Probabilmente è questo che la storia ricorderà. Tuttavia, il vallesano si rammarica che il ministro dell'interno abbia «mancato di coraggio» nella gestione dell'assicurazione sanitaria, dove i premi non hanno cessato di aumentare.
Sempre su Twitter, anche il Centro ha ringraziato il friburghese per «i suoi lunghi anni di servizio, così come il suo impegno per la Svizzera e le sue istituzioni, in particolare durante la pandemia del Covid-19». Il partito - viene aggiunto - si aspetta che i potenziali successori «rispettino le regole della collegialità».
Anche i Verdi liberali (PVL) desiderano ringraziare Berset per il suo impegno. In qualità di ministro della sanità durante la pandemia, ha guidato il Paese attraverso tempi turbolenti, scrive il partito in una presa di posizione trasmessa a Keystone-ATS.
I Verdi liberali avvertono che, a seconda dell'esito delle elezioni federali, si riservano il diritto di rivendicare il seggio lasciato libero in Consiglio federale. Per il PVL, la composizione del governo deve corrispondere alle quote di elettori. Attualmente il PS è sovrarappresentato: se non aumenterà la sua quota di elettori alle elezioni federali dovrà rinunciare a un seggio, scrive il PVL.
Il partito punta ad una quota elettorale di oltre il 10% e di tornare al Consiglio degli Stati. Se questi obiettivi saranno raggiunti, i Verdi liberali rivendicheranno un seggio in Consiglio federale.
Pure l'UDC ha ringraziato il friburghese per il lavoro svolto in Consiglio federale. Sull'importante questione della neutralità, Berset ha dimostrato di avere una spina dorsale, a differenza del suo partito. Non ha ceduto alle pressioni dei media e della politica estera, scrive il partito in una presa di posizione inviata a Keystone-ATS.
Il partito si rammarica che dopo dodici anni alla guida del Dipartimento federale dell'interno, restano ancora alcuni problemi importanti: la sicurezza a lungo termine dell'AVS non è stata risolta, così come la necessaria riforma della Legge federale sulla previdenza professionale per la vecchiaia, i superstiti e l'invalidità (LPP). Né è stato risolto il problema dell'impennata dei costi della sanità.
14:49
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La conferenza stampa del partito socialista
Alle 14.45 il partito socialista ha indetto una conferenza stampa a proposito della decisione presa da Alain Berset
14:46
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I dossier aperti al Dipartimento federale dell'interno
Dopo che la crisi Covid che ha impegnato il Dipartimento federale dell'interno (DFI) fra il 2020 e il 2021, diversi dossier importanti sono all'ordine del giorno. Fra questi pensioni, costi della sanità e scarsità di personale curante. Ecco un elenco non esaustivo:
AVS: nel settembre 2022, la popolazione ha accettato la revisione con un aumento dell'età pensionabile delle donne a 65 anni. Si tratta però solo di una tappa intermedia. Il Parlamento vuole riaprire il dossier entro il 2026 per una riforma strutturale. Inoltre, il popolo dovrà pronunciarsi su un'iniziativa del PS riguardo una 13esima rendita, e su un'altra dei giovani PLR relativa al pensionamento oltre i 66 anni.
Previdenza professionale: il Parlamento ha terminato i lavori sulla riforma del secondo pilastro, che prevede una riduzione del tasso di conversione delle rendite. Un sistema di compensazione per la generazione transitoria e altre misure sono previste. Il tutto è però insufficiente, accusa la sinistra, che ha lanciato lo scorso marzo un referendum. Il popolo dovrebbe esprimersi nel 2024.
Casse malati: i premi malattia pesano sempre più sulle economie domestiche. Quest'anno sono aumentati del 6,6% in media. Misure per frenare l'aumento dei costi della sanità sono in discussione alle Camere da anni. Due iniziative di Centro e PS, per ridurre le spese e il carico dei premi, vengono trattate dal Parlamento. Sono stati proposti controprogetti indiretti.
Personale di cura: Ospedali e cliniche hanno bisogno di personale di cura. L'iniziativa popolare per rafforzare le cure infermieristiche, accettata dai cittadini, deve essere applicata a tappe. In primis serve un'offensiva per la formazione, con un investimento fino a un miliardo di franchi su otto anni. Gli altri punti del progetto prevedono miglioramenti delle condizioni di lavoro e un salario più elevato.
Tariffe mediche: da anni infiamma la battaglia fra assicuratori, ospedali e medici per il nuovo piano tariffale medico che deve prendere il posto di Tarmed per le cure ambulatoriali. Due sistemi dovrebbe coesistere: una nuova struttura tariffaria Tardoc, con una classificazione di ogni trattamento in base al tempo necessario, alla difficoltà e all'infrastruttura; e un sistema forfettario ambulatoriale che si ispira a SwissDRG. Il tutto deve essere sottoposto ancora quest'anno al Consiglio federale per approvazione.
Sanità digitale: il sistema sanitario svizzero ha un grande ritardo in materia di digitalizzazione. Il dossier elettronico del paziente non decolla, molti studi medici lavorano ancora con la carta e il sistema informatico non è uguale per tutti. Il Parlamento fa pressione perché si avanzi in tale settore, ma sono i Cantoni ad avere la competenza in materia.
Arte rubata: i parlamentari vogliono un impegno forte del governo per ricostruire la storia delle opere d'arte rubate dai nazisti. Le due Camere chiedono una commissione d'inchiesta indipendente che si impegni per trovare soluzioni giuste ed eque. Gli eventi attorno alla collezione Emil Bührle alla Kunsthaus di Zurigo hanno mostrato che la Svizzera ha bisogno di strumenti migliori.
13:37
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«Non ho un piano per il futuro, vedremo l'anno prossimo»
«Alla fine siamo un po' soli nel nostro lavoro e in queste decisioni», ha affermato Berset, specificando che nemmeno il suo partito, malgrado ci si trovi in un anno elettorale, ha esercitato alcuna pressione nei suoi confronti. Rimanere per oltre dodici anni vorrebbe dire considerarsi insostituibile, ha motivato una volta di più il friburghese.
Cosa regalerà ora il futuro a Berset? Il diretto interessato non sembra averci pensato troppo per il momento. «Non ho un piano, vedremo l'anno prossimo», si è limitato a commentare. «Magari mi dedicherò allo yoga», ha detto con un sorriso dribblando le domande in merito.
13:36
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«La pandemia? Brutale»
«Sono particolarmente fiero di aver partecipato per molto tempo e attivamente al funzionamento della nostra democrazia», ha proseguito Berset. «Mi hanno detto che le 29 votazioni a cui ho preso parte sono un record», ha detto in tal proposito.
Per Berset, non avere mai cambiato dipartimento durante la permanenza in governo è stato positivo. «La continuità è estremamente importante se si vogliono cambiare le cose», ha messo in risalto.
Riguardo al periodo più complicato vissuto, Berset non ha esitato a definire la pandemia «brutale», sia per lui sia per la sua famiglia. «Mai avrei immaginato di dover lavorare così tanto e di dover sopportare tali violenze». «Il mio impegno è stato totale, bisogna rinunciare a molte cose, ma non ho rimpianti».
13:00
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«Ormai è finito un ciclo»
Incalzato dai giornalisti, Berset ha smentito che gli scandali associati al suo nome abbiano avuto la minima influenza sulla sua scelta. «La mia decisione si basa sui tempi istituzionali, ormai è finito un ciclo», ha commentato, precisando che l'inchiesta sulla fuga di notizie in seno al Dipartimento dell'interno non rappresenta né un problema né motivo di pressione.
Sollecitato sul fatto che di recente avesse manifestato l'intenzione di continuare l'avventura nell'esecutivo, Berset ha smentito seccamente. «Non ho mai detto questa frase», ha dichiarato, criticando il modo in cui le sue parole sono state riportate dalla stampa.
Il friburghese ha poi passato in rassegna tutto quanto fatto in questo lungo periodo in governo, soffermandosi su numerosi temi in ambito sanitario e culturale. Un pensiero è poi andato a famigliari e collaboratori: «Ho sempre potuto contare su molta vicinanza e su una squadra solida».
12:44
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Alain Berset si dimette
Alain Berset ha annunciato oggi le sue dimissioni dal Consiglio federale. Il responsabile del Dipartimento federale dell'interno (DFI) non si ripresenterà in dicembre. Lo ha detto lo stesso presidente della Confederazione in una conferenza stampa.
In carica dal 1° gennaio 2012, Berset, 51 anni, ha sempre diretto il DFI. Il socialista friburghese è stato presidente della Confederazione una prima volta nel 2018 e una seconda quest'anno. In precedenza ha trascorso otto anni sui banchi del Consiglio degli Stati, Camera che ha presieduto nel 2009.
«Ho informato oggi i miei colleghi in governo della mia intenzione di lasciare alla fine dell'anno. Dopo tre legislature complete e 29 votazioni federali, ora ho voglia di fare altro», ha affermato Berset davanti ai media a Berna.
Parlando delle tempistiche, il consigliere federale ha citato la fine della lotta alla pandemia, suggellata dalla votazione di domenica, la terza, sulla legge Covid. «Ho sempre cercato di dare tutto», ha aggiunto.