L’intervista

Aldi Suisse: «Puntiamo a 300 filiali entro i prossimi dieci anni»

Il direttore di Aldi Suisse Timo Schuster sulla strategia di crescita del gruppo, che passa anche dal Ticino
Lo scorso marzo Aldi Suisse ha aperto la sua 200. filiale a Pregassona. (Foto Zocchetti)
Erica Lanzi
03.09.2019 06:00

Dal suo ingresso sul mercato della grande distribuzione svizzera quattordici anni fa, nel 2005, Aldi Suisse continua a crescere. Da allora ha investito circa 1,5 miliardi di franchi nello sviluppo delle filiali (ad oggi 203, situate principalmente nelle zone decentrate) e nel personale. Il gruppo, il cui principale concorrente è Lidl, conta circa 3.300 collaboratori che - ci tiene a sottolineare l’azienda - ricevono i salari minimi più alti del settore. Circa la metà del fatturato, il cui ammontare non è reso noto, deriva da articoli «made in Switzerland». Col direttore di Aldi Suisse Timo Schuster abbiamo fatto una chiacchierata a tutto tondo sugli obiettivi e sulle prospettive future del gruppo in Svizzera.

Timo Schuster, da dieci anni è country managing director di Aldi Suisse: come si è sviluppato il settore della distribuzione in Svizzera e quali sono le sfide per il futuro?

«Da quando Aldi è entrata sul mercato più di 13 anni fa, il commercio al dettaglio svizzero ha subito una forte trasformazione. Da un lato i prezzi sono diminuiti, dall'altro è aumentata la concorrenza in termini di qualità - e questo va a beneficio dei consumatori. Per dare un esempio, nel 2005 il prezzo per un ananas era di circa 6 franchi. Oggi, a parità di qualità e origine lo stesso ananas da noi costa 2,39 franchi. Oltre ad una sana concorrenza dal 2010 il mercato alimentare ha quasi smesso di crescere e il mercato non alimentare è addirittura diminuito. Anche la debolezza dell'euro costituisce una sfida quotidiana. Inoltre, la digitalizzazione e le esigenze nutrizionali in continua evoluzione richiedono che l'industria alimentare rimanga dinamica».

Negli ultimi anni c’è stato un forte aumento degli attori e delle superfici di vendita nella grande distribuzione, mentre la popolazione e il reddito medio sono stagnanti. Come si fa a crescere in questo contesto?

«La nostra quota di mercato è cresciuta costantemente dal 2005. Tuttavia è importante fare una distinzione: mentre tutti gli attori continuano ad espandersi nell’alimentare, le superfici di vendita nel settore non alimentare sono in calo. Noi ci contraddistinguiamo per il miglior rapporto qualità-prezzo, il che sembra essere apprezzato dai nostri clienti. Come fornitore locale siamo sempre alla ricerca della vicinanza ai nostri clienti e infatti attraverso le nuove filiali vogliamo offrire un'alternativa ai due grandi distributori svizzeri. Ecco perchè negli ultimi anni ci siamo concentrati sull'espansione nei centri urbani e nei quartieri, tanto che a Losanna abbiamo aperto la nostra prima filiale nella stazione ferroviaria».

Invece la sorella tedesca Aldi Süddeutschland negli ultimi mesi ha investito nella gamma di prodotti più che nelle filiali. Una strategia diversa?

«Noi da un lato continueremo a concentrarci sulla crescita delle nostre filiali. Abbiamo superato la soglia delle 200 sedi e ora vogliamo raggiungere il traguardo dei 300 negozi nei prossimi dieci anni. Ci stiamo concentrando soprattutto sui centri urbani con filiali di dimensioni che possono essere adattate. Nel centro di Neuchâtel verrà creata un'esperienza di shopping particolare, con il primo negozio su due piani. A livello di assortimento i prodotti freschi rappresentano già oggi il 50% del fatturato e continueremo ad aumentare questa percentuale con frutta e verdura, pane fresco e prodotti refrigerati. Inoltre intendiamo ampliare la gamma dei prodotti biologici, ecosolidali e regionali».

Finora Aldi prediligeva le zone di periferia, dove è più facile trovare grossi spazi. Il successo del mini-negozio alla stazione di Losanna segna un cambio di paradigma?

«Siamo molto orgogliosi della nostra prima piccola filiale a Losanna con una superficie di vendita di soli 240 mq. L’esperienza è molto positiva e supera le nostre aspettative. Questo ci dà il coraggio per proseguire: l’anno prossimo seguiranno altre filiali localizzate nelle principali città svizzere, tra cui Lucerna, Ginevra e Zurigo. In futuro sono ipotizzabili altre filiali in stazioni ferroviarie con negozi di diverse dimensioni ed il conseguente adattamento della gamma di prodotti».

E per il Ticino che novità ci sono in vista?

«In Ticino abbiamo già 13 negozi e lo scorso marzo abbiamo aperto a Lugano-Pregassona la 200. filiale in Svizzera. Anche nelle regioni di confine siamo ben posizionati. Grazie al turismo le vendite sono molto buone, soprattutto nei mesi estivi. Indubbiamente vogliamo crescere e aumentare ulteriormente la densità dei negozi: concretamente sono in fase di progettazione le filiali di Massagno, Mendrisio e Minusio, così come altre nel Luganese. Vogliamo anche ampliare ulteriormente la gamma di prodotti regionali e offrire frutta e verdura del Ticino (per esempio pomodori e melanzane). Anche la collaborazione allargata con il Tavolino Magico è molto incoraggiante: i prodotti freschi che non possiamo più vendere, ma che non hanno difetti qualitativi, vengono consegnati all'organizzazione».

Il fenomeno del turismo degli acquisti è un freno alla strategia di aprire filiali lungo i confini svizzeri?

«Per la prima volta dal 2010, nel 2018 il turismo degli acquisti non è cresciuto rispetto all'anno precedente, ma è rimasto stabile - a un livello elevato. Gli orari di apertura alquanto liberali dell’Italia sono uno dei motivi per cui molti potenziali clienti ticinesi varcano il confine. Di conseguenza, il fatturato del sabato in Ticino è inferiore a quello di altre regioni, dato che i clienti possono scegliere se fare acquisti il sabato o la domenica. In generale però siamo soddisfatti dei risultati delle nostre filiali vicine al confine. Negli ultimi due o tre anni sono cresciuti a un ritmo superiore alla media, e questa è la prova che i clienti apprezzano l'alta qualità e l'origine svizzera dei prodotti».

In Ticino quante persone occupate e di queste quanti sono frontalieri?

«Al momento in Ticino occupiamo 131 persone. Per quanto possibile, ci affidiamo a collaboratori locali, anche se l'idoneità alla posizione aperta è sempre il criterio di reclutamento più importante. Impieghiamo lavoratori frontalieri principalmente nelle filiali vicino al confine, ma ci sono anche filiali, come nel Sopraceneri, dove praticamente tutti i dipendenti risiedono in Ticino. Vorrei sottolineare che contiamo su un gran numero di collaboratori di lunga data, e ciò ci conferma un certo apprezzamento nei nostri confronti come datore di lavoro. Offriamo anche modelli di lavoro individuali a tempo parziale e il più alto salario minimo del settore».

Perché pagate i dipendenti più della concorrenza?

«Da sempre crediamo che la soddisfazione dei dipendenti sia la chiave del nostro successo e che di conseguenza la loro ottima performance debba essere ricompensata oltre la media. Ecco perchè nel nostro settore siamo dei precursori in tema di salari minimi: nel 2005 abbiamo iniziato con 3.500 franchi, oggi siamo a 4.350 franchi per 13 mensilità. Offriamo anche molte altre prestazioni, come ad esempio la cassa pensione, varie possibilità di formazione, o la distribuzione gratuita ai nostri collaboratori di bevande, frutta e verdura fresca».

L’e-commerce è uno dei trend più importanti per il commercio al dettaglio. Tuttavia in Svizzera la scelta sul sito di Aldi è alquanto limitata (12 articoli). Come mai?

«È vero che l’e-commerce sta cambiando radicalmente il commercio al dettaglio, ma finora principalmente nel settore non alimentare. Nell’alimentare invece, il 99% delle vendite avviene ancora nei negozi, infatti la domanda per la consegna a domicilio di prodotti freschi è relativamente bassa. Questo è anche il motivo per cui al momento offriamo online solo articoli non alimentari e voluminosi, come ad esempio i materassi. In altri Paesi la situazione è diversa: ad esempio in Cina la distribuzione dei prodotti avviene esclusivamente online. Oppure in Gran Bretagna il gruppo sta testando sul canale online articoli provenienti da diversi settori. In Svizzera continueremo a seguire da vicino gli sviluppi del mercato, anche se Aldi Suissse al momento non ha in previsione di entrare nel commercio alimentare online».

A proposito di Cina, Aldi è partita da poco alla conquista di un mercato altamente concorrenziale. Come si fa a restare competitivi?

«La pressione competitiva da parte dei dettaglianti cinesi e internazionali è molto forte. Due anni fa in Cina avevamo lanciato il nostro negozio online, e ora Aldi ha aperto due filiali stazionarie di vendita al dettaglio a Shanghai. Per rimanere competitivi di fronte ad una concorrenza agguerrita, anche lì la ricetta è offrire il miglior rapporto qualità-prezzo sul mercato».

Un altro trend importante per il settore è quello della sostenibilità e della protezione dell’ambiente. Aldi si è attivata in passato con diverse iniziative. A volte raccogliendo troppo entusiasmo, come per il riciclaggio delle bottiglie per bevande o troppo poco, come per l’introduzione dei sacchetti a pagamento per la frutta e la verdura. Come mai?

«Premetto che il miglior rapporto qualità-prezzo non deve andare a scapito dell'ambiente, infatti tutte le nostre sedi sono a impatto zero dal 2017, un impegno molto apprezzato dai nostri clienti. L’introduzione dei sacchetti di plastica a pagamento finora è avvenuta solo in Germania, quindi non è direttamente collegata al gruppo svizzero. Invece il progetto pilota triennale di Aldi Suisse per il riciclaggio del cartone per bevande, ora concluso, è stato accolto così positivamente che siamo stati costretti a interromperlo a causa dei volumi enormi. L’attuale logistica infatti non era più sufficiente a riciclare le quantità raccolte, e quindi l’aggiunta di trasporti al solo scopo di trasportare i vuoti raccolti avrebbe ridotto i benefici ambientali del sistema».

Quali iniziative ci sono ora in vista riguardo alla responsabilità sociale d’impresa?

«Abbiamo davanti a noi un progetto ambizioso: con il progetto «ALDI, missione im-ballo: Ridurre. Riutilizzare. Riciclare.», stiamo affrontando strategicamente il tema dell'imballaggio. Ci siamo posti l'obiettivo di ridurre del 25% l'uso di materiali negli imballaggi a marchio proprio entro il 2025. Entro il 2025, il 100% degli articoli standard a marchio proprio sarà offerto anche in imballaggi riciclabili oppure sciolti. Entro la fine del 2019 Aldi Suisse cesserà anche la vendita di alcuni prodotti in plastica usa e getta, come ad esempio i bicchieri e le stoviglie monouso».