Niente pettegolezzi

Alfredo Mantovano, Geppi Cucciari e l'«auditel» dei Servizi Segreti

Questa settimana in Italia si sono imposti due temi: il Festival di Sanremo e i Servizi Segreti – E li ha sublimati con una battuta, sul palco dell'Ariston, la co-conduttrice di Carlo Conti
©FABIO FRUSTACI
Carlo Tecce
15.02.2025 13:30

Questa settimana in Italia si sono imposti due temi: il Festival di Sanremo e i Servizi Segreti. E li ha sublimati con una battuta Geppi Cucciari, proprio sul palco del teatro Ariston accanto a un Carlo Conti che, da sempre, ha la flemma di un James Bond in congedo: «Complimenti di cuore, Carlo, stai andando benissimo. Ascolti più tu che i Servizi Segreti». E probabilmente Cucciari, abile a miscelare cronaca e satira in toni pungenti ma eleganti, alludeva allo scandalo del virus spia iniettato illecitamente nei telefoni di sette italiani, compresi il giornalista Francesco Cancellato e l’attivista Luca Casarini. Il sottosegretario Alfredo Mantovano, delegato alla sicurezza nazionale e perciò responsabile governativo dell’attività dei Servizi Segreti, ha escluso in maniera categorica che l’intelligence italiana sia coinvolta in questo scandalo mondiale che riguarda il virus spia di fabbricazione israeliana.

La satira e la cronaca a volte si miscelano in dosi sbagliate perché l’obiettivo è far ridere non informare, ma è indubbio che i Servizi Segreti siano un tema di quest’anno, addirittura diventato popolare al punto da farne satira. In un mese e mezzo ne sono successe di cose: lo scambio differito di prigionieri con l’Iran per liberare Cecilia Sala liberando l’ingegnere Abedini; le dimissioni di Elisabetta Belloni da direttore del Dipartimento per l’informazione e la sicurezza, il Dis che coordina le due agenzie di intelligence; le verifiche dei Servizi Segreti su Gaetano Caputi, capo di gabinetto della presidenza del Consiglio; lo scontro (con esposto) fra Palazzo Chigi e la Procura di Roma per la presenza del un documento riservato su Caputi agli atti di una querela per diffamazione; la complicata vicenda del torturatore libico Almasri, scarcerato per un «cavillo» e accompagnato in Libia a bordo di un aereo con bandiera tricolore; la causa civile avviata dal Dis, adesso affidato al prefetto Vittorio Rizzi, contro due quotidiani per un retroscena considerata falso sul generale Gianni Caravelli, direttore dei Servizi Segreti per l’Estero (Aise); il ministro Matteo Salvini che fa riferimento a imprecisati «regolamenti di conti nei Servizi» per commentare il già citato scandalo del virus spia israeliano. Questo è un elenco parziale per riassumere neanche due mesi di 2025. Allarmante, e pure di più.

Due su tre vertici dei Servizi Segreti sono stati nominati dal governo Meloni, soltanto Caravelli era già in carica e andrà in scadenza il prossimo anno. Per la sua esperienza di magistrato nonché di sottosegretario all’Interno, nel governo Meloni è certamente Mantovano il politico che ha il profilo più adatto per occuparsi di Servizi Segreti e difatti se ne occupa con piglio forte. Al governo Meloni spetta il compito di tutelare un pilastro essenziale della sicurezza nazionale perché se si parla troppo di Servizi, Segreti per antonomasia, non è mai un buon segno.