Allarme a Bruxelles per il ritorno di Robert Fico
Bruxelles era andata a dormire con un sospiro di sollievo salvo risvegliarsi con quella che, nei palazzi europei, è considerata la peggiore delle notizie. La vittoria di Robert Fico e del suo Smer - dopo che sabato sera gli exit poll davano in vantaggio il filo-occidentale Simecka - potrebbe catapultare la Slovacchia nel piccolo gruppo dei Paesi dell'Est che, da tempo, sono una spina nel fianco dell'Ue. E nel caso di Bratislava, lo strappo potrebbe essere maggiore perché investe direttamente l'alleanza a sostegno di Kiev. Un sostegno che, nei Paesi del gruppo Visegrad, vede finora solo l'Ungheria sostanzialmente schierata contro la strategia europea.
Se la Commissione e il Consiglio Ue non hanno sorriso alla vittoria di Fico, dalle parti dei socialisti europei il risultato slovacco è stato accolto con una smorfia di dolore. Il populista e ora filorusso Fico è infatti a capo di un partito socialdemocratico (lo Smer) che è parte del Pse e che, all'Eurocamera, siede al fianco di Pd, socialisti spagnoli e tedeschi. Nel Pse da anni si parla dell'espulsione di Fico. Il tema divenne scottante dopo il presunto coinvolgimento di alcuni uomini dell'esecutivo guidato proprio da Fico nell'omicidio, nel 2018, del giornalista Jan Kuciak e della fidanzata Martina Kusnirova. L'episodio, alla fine, costò all'allora premier la guida del governo ma non l'appartenenza al Pse.
Ora però i socialisti sono decisi a non chiudere gli occhi. In un'intervista al quotidiano Dagens Nyheter, il presidente svedese Stefan Lofven, alla vigilia del voto, spiegava che se Fico formerà un governo con l'estrema destra e manterrà la promessa del disimpegno sull'Ucraina, sarà cacciato. E il Pd sarà in prima linea per espellerlo. "Non possiamo permetterci doppi standard né tentennamenti", ha sottolineato il capodelegazione Brando Benifei. "Non c'è spazio per chi è asservito a Putin e alla propaganda del Cremlino, per chi propone il ritorno dei nazionalismi e delle piccole patrie", ha rincarato la dose la vicepresidente del Pe Pina Picierno.
Nelle cancellerie europee la vittoria di Fico è stata accolta con gelo, o perlomeno con cautela. Con un'unica eccezione, l'Ungheria. "Indovina chi è tornato! È sempre bello lavorare insieme a un patriota. Non vedo l'ora!", ha esultato Viktor Orban. Con Fico al potere, Budapest potrebbe avere un alleato a 360 gradi. E sulla politica estera, dove vige la regola dell'unanimità in Consiglio, il duo slovacco-ungherese potrebbe bloccare le iniziative dell'Ue. Su altri temi, come quello della migrazione, Fico non ha certo promesso collaborazione. E se il 15 ottobre il Mateusz Morawiecki si confermerà in Polonia, la minoranza di blocco guidata da Visegrad sul tema della migrazione ne uscirà ancora più forte.
Bruxelles non ha alcuna intenzione di sfumare il suo sostegno all'Ucraina. Ursula von der Leyen, su X, ha promesso che "l'alleanza resterà solida". Lunedì, riunito eccezionalmente a Kiev, il Consiglio Affari Esteri lo ribadirà, concentrandosi sul tema degli aiuti militari. "Se saranno di meno con la vittoria di Fico? Vediamo", sono state le caute parole di Josep Borrell già nella capitale ucraina. L'alto rappresentante tuttavia si è detto "sorpreso" per lo stop degli aiuti dagli Usa, decisivo per evitare lo shutdown a Washington e voluto dai repubblicani. "E' una scelta che rimpiangeremo", ha sottolineato Borrell. Ma il tempo e le prossime tornate elettorali in Occidente rischiano di remare contro l'alleanza atlantica a sostegno di Zelensky.