Salario minimo

Altre ditte interessate al CCL di TiSin, ma da Losanna arriva un altolà

Si allarga il numero di aziende che hanno sottoscritto un’intesa con Ticino Manufacturing – Il Tribunale federale ha nel frattempo respinto i ricorsi contro il Contratto normale per il settore delle apparecchiature elettriche - Le aziende che operano in questo ramo dovranno adattare le retribuzioni
© CdT/ Chiara Zocchetti
Nico Nonella
30.11.2021 18:12

I sindacati storici lo avevano predetto: alle tre aziende del Mendrisiotto che hanno aderito al Contratto collettivo di lavoro con l’associazione sindacale TiSin – un escamotage, si è denunciato, per evitare di sottostare alla Legge sul salario minimo – se ne aggiungeranno altre. Uno scenario che oggi, con la formale entrata in vigore della legge, si è puntualmente verificato. «Altre quattro aziende – ci spiega il responsabile del settore industria per la regione Ticino di UNIA Vincenzo Cicero – hanno firmato negli scorsi giorni il Contratto collettivo con il sedicente sindacato». Oltre alla a Ligo-Electric (Ligornetto), la Cebi Micromotors (Stabio) e la Plastifil (Mendrisio), stando al nostro interlocutore si sono aggiunte la Ideal-Tek e la Gipienne di Balerna, la Tecnomatic e la Tecnomec di Stabio, per un totale di oltre un centinaio di dipendenti. Tutte con sede nel Mendrisiotto.

Cicero: «Democrazia sindacale»
Si parla, appunto, di escamotage per eludere la Legge sul salario minimo e il relativo Decreto esecutivo che prevede – a seconda dei settori economici – un compenso per i lavoratori tra i 19 franchi e i 19 e 50 all’ora. La Legge, infatti, consente alcune eccezioni: una di queste permette una deroga se vi sia un Contratto collettivo di lavoro in vigore. Ed è qui che si inseriscono i nuovi contratti – proposti da Ticino Manufacturing e benedetti da TiSin – firmati dalle ditte in questione, dove non si arriva ai fatidici 19 franchi l’ora.

«Una delle ditte citate ha tenuto proprio oggi l’assemblea del personale – continua Cicero –. Il segnale è chiaro: a un giorno dall’entrata in vigore del salario minimo è palese che si voglia evitare un diritto acquisito per legge». In un altro caso «i lavoratori hanno visto il rappresentante di TiSin solo dopo aver firmato il contratto. Sono stati incontrati individualmente dal padrone che li ha «invitati» a firmare il contratto collettivo proposto. Siamo di fronte a un nuovo livello di democrazia sindacale».

Alcuni dipendenti, però, si sono trovati di colpo un salario aumentato di 6 franchi l’ora. Stando a nostre informazioni, in un’azienda alcuni dipendenti sono passati da 10 a 16 franchi l’ora in busta paga. «I lavoratori – evidenzia Cicero – si trovano di fronte un padrone che minaccia di delocalizzare. Poi c’è un sedicente sindacato (il riferimento è a TiSin, ndr) che offre un miglioramento della condizione contrattuale attuale. È evidente che i lavoratori accettano la seconda via. Ma – annota – è proprio in questo campo che il sindacato e Ticino Manufacturing sono chiamati in causa: l’espressione del voto popolare del 2015 – i ticinesi alle urne approvarono con il 54% dei voti l’iniziativa dei Verdi «Salviamo il lavoro in Ticino» – lascia intendere che nel nostro Cantone non si vuole più questo tipo di economia». Di più: «Stiamo parlando, di fatto, di condizioni di lavoro da sud Italia, ma ci troviamo in un Cantone dove il costo della vita non è certo paragonabile a quello di altri Paesi». Cicero, infatti, chiama in causa anche il Governo a una presa di coscienza delle proprie responsabilità: «Non può rimandare il tutto ai controlli annunciati per gennaio. Deve agire subito».

Fonio: «Attacco violento»
«Quello che sta succedendo è di una gravità inaudita» commenta dal canto suo il segretario regionale OCST del Mendrisiotto Giorgio Fonio. «Quello che sta avvenendo nel Mendrisiotto, utilizzando metodi beceri, – aggiunge – porta a sdoganare il dumping salariale». L’analisi della situazione è presto fatta: «Anche grazie al salario minimo, le organizzazioni sindacali unitamente alle ditte e al personale seri, stanno migliorando le condizioni contrattuale allo scopo di raggiungere la soglia minima. Dall’altra parte, per contro, stiamo assistendo ad un attacco violento, in particolare verso la fascia più precaria e debole delle aziende».

La decisione dei giudici

Nel frattempo, però, una sentenza del Tribunale federale ha sparigliato le carte in tavola per almeno due delle aziende associate a Ticino Manufacturing. Parliamo della Cebi e della Ligo-Electric, attive nella fabbricazione di apparecchiature elettriche. L’Alta corte ha infatti respinto il ricorso delle due aziende contro il decreto del Consiglio di Stato concernente il contratto normale di lavoro (CNL) per questo settore. L’intesa, che prevede retribuzioni in linea con quelli fissati dalla Legge sul salario minimo, che entra in vigore oggi. Il CNL, viene spiegato sul Foglio ufficiale, entra in vigore retroattivamente dal 1. luglio 2021 e scadrà il 31 dicembre 2023. E i cambiamenti non sono di poco conto: se il CCL sottoscritto da TiSin e Ticino Manufacturing prevede un minimo di 16 franchi all’ora per il personale non qualificato neoassunto, il CNL fissa tale soglia a 19,50. «Il CNL rappresenta un atto normativo obbligatorio a cui non è possibile derogare e che prevale su accordi contrattuali tra privati che stabiliscono salari inferiori», spiega al CdT il direttore della Divisione dell’economia Stefano Rizzi. In buona sostanza, il CNL in questione prevale sull’intesa sottoscritta da queste due aziende. «Ora le aziende attive nel settore della fabbricazione di apparecchiature elettriche dovranno applicare i salari del contratto normale di lavoro. Resterebbero per contro valide tutte le altre disposizioni del CCL, come vacanze e giorni di riposo», prosegue Rizzi. Sarà sempre l’Ufficio dell’ispettorato del lavoro a verificare il rispetto del CNL e, in caso contrario, arriveranno le sanzioni.

«La sentenza del Tribunale federale, che naturalmente occorrerà leggere nella sua interezza per formulare un commento esaustivo, da un lato fa chiarezza su un punto controverso, ma dall’altro lato non risolve tutte le questioni», osserva invece il direttore dell’AITI Stefano Modenini. «Di fatto, vi saranno delle aziende sottoposte a un CNL che ad esempio per il personale non qualificato avranno salari superiori a personale non qualificato paragonabile ad altre aziende e altri settori in regime di contratto collettivo ma con salari inferiori». Inoltre, prosegue il nostro interlocutore. «Ci si sta muovendo comunque su un terreno per così dire minato in quanto la Costituzione federale non consente la fissazione di salari di tipo economico, che competono invece alle parti sociali. Dove sia realmente il confine fra salari sociali e salari economici, caso per caso, è difficile dirlo ora, ma credo che la questione interesserà anche in futuro i tribunali».