Anche i buddisti sparano e uccidono

In Birmania, Thailandia e Sri Lanka attivi gruppi dediti alla violenza - E c'è chi emula Bin Laden
Mattia Bertoldi
07.08.2014 05:32

Hanno un leader, il Dalai Lama, che è stato insignito del Nobel per la pace e sono considerati modelli di calma e non violenza. Eppure, i buddisti stanno riempendo le pagine di cronaca per i sanguinari attacchi condotti in diversi Paesi asiatici. Uno dei loro capi, Ashin Wirathu si è perfino autoproclamato «il bin Laden birmano». Alcune frange più estremiste legate al buddismo in Birmania e Thailandia hanno di recente preso di mira le comunità musulmane, scatenando attacchi e uccidendo molte persone. Lo stereotipo occidentale che li vede come persone dall'indole pacifica ora vacilla, portando alla luce le fratture interne a un credo antichissimo.

L'onda lunga della violenza nel sud-est asiatico è partita dalla Thailandia, dove il buddismo convive da anni con un'ala militante: basti citare le parole del monaco nazionalista Phra Kittiwuttho che, negli anni Settanta, sosteneva di esser pronto a imbracciare le armi, pur di non far soccombere il Paese sotto un'eventuale invasione comunista. Da lì, l'estremismo si è propagato in Birmania dove i buddisti hanno segnato la cronaca nera degli ultimi due anni. A inizio luglio, per esempio, un gruppo di facinorosi ha attaccato un negozio di tè gestito da musulmani a Mandalay, producendo una lunga serie di scontri culminata con l'istituzione di un coprifuoco da parte della polizia.

Nel luglio 2013 il New York Times ha dedicato la copertina a Ashin Wirathu, leader spirituale del movimento buddhista anti-islamico in Birmania. Fiero di essere riconosciuto come «il Bin Laden birmano», è un grande sostenitore del Movimento 969, un gruppo nazionalista opposto ai musulmani e protagonista di atti violenti.

Capeggiato da Galagoda Aththe Gnanasara, il Bodu Bala Sena (BBS, anche conosciuto come Buddhist Power Force) si è reso protagonista di diversi atti di violenza negli ultimi tempi in Sri Lanka. Tra questi, due vere e proprie marce punitive compiute a metà del giugno scorso e con bersaglio alcuni quartieri abitati prevalentemente da musulmani nella città di Aluthgama.

L'opera distruttiva dei nazionalisti buddisti non ha però nulla a che fare con la dottrina, ribadita negli scorsi giorni anche dal Dalai Lama. «Buddha predica amore e compassione» ha ricordato il leader religioso dalla città indiana di Leh. «Se il Buddha è là, lui proteggerà i musulmani che i buddisti stanno attaccando. Esorto quindi quest'ultimi a pensare al Buddha, prima di commettere tali crimini».

Nel Primo PIano del 7 agosto c'è anche un commento di Carlo Silini sull'argomento dal titolo: "Porgi l'altra guancia, poi armati e annienta il nemico".