Botta e risposta

Anche la politica luganese si interroga sul «Plan B» cittadino

Una mozione interpartitica chiede di vietare la promozione delle cripto a livello comunale – Il sindaco Michele Foletti: «La tecnologia è neutra»
© CdT/ Chiara Zocchetti
Giona Carcano
26.10.2023 06:00

Il «Plan B» di Lugano continua a far discutere la politica cittadina. A fine settembre, infatti, una mozione interpartitica dell’area progressista in Consiglio comunale ha chiesto, riassumendo all’osso, di vietare la promozione delle criptovalute private da parte della Città di Lugano. I firmatari, bollando come «rischiosa» l’operazione, sottolineano che «le criptovalute private sono un mezzo di pagamento che bypassa il controllo degli organi (banche centrali nazionali) istituiti dallo Stato per la gestione monetaria: per questo si prestano al riciclaggio di denaro, al pagamento di operazioni illegali grazie a prestanome, a truffe rese possibili dalla struttura privatistica della creazione e della gestione delle criptovalute». Inoltre, l’accordo concluso «prevede un fattivo impegno della Città e dell’Amministrazione comunale nel propagandare l’uso di criptovalute e nel dare loro un’improbabile patente di rispettabilità, sostenibilità ed eticità attraverso una serie di iniziative concrete». Di qui, appunto, la richiesta di modifica del Regolamento comunale per vietare la promozione delle cripto da parte della Città.

La mozione, tra le righe, solleva dunque un problema etico. È giusto che l’ente pubblico sostenga attività che possono essere sfruttate a fini criminali? «La tecnologia Blockchain è trasparente, e permette di controllare la provenienza dei finanziamenti», risponde Michele Foletti, sindaco di Lugano. «Basta saper utilizzare questo strumento. Inoltre ricordo che il 99% dei finanziamenti illeciti avvengono tramite monete emesse dalle banche centrali. La tecnologia di per sé è neutra: il problema è l’utilizzo che se ne fa».

Sulla mozione, tramite una lettera aperta indirizzata ai consiglieri comunali di Lugano, ha preso posizione l’associazione TBTA (Ticino Blockchain Technologies Associazion), preoccupata «per il tentativo di arrestare l’iniziativa Plan B». Oltre a ricordare i benefici di tale operazione (marketing territoriale, indotto economico dovuto agli eventi promossi, posti di lavoro, formazione), TBTA rimarca, citando un rapporto di Europol, che «il numero complessivo e il valore delle transazioni in criptovalute legate ad attività criminali rappresentano una quota limitata dell’economia criminale rispetto al contante e ad altre forme di transazioni». 

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