Anche le società svizzere attendono le presidenziali americane

Poco importa chi vincerà le presidenziali americane: le imprese elvetiche che fanno affari negli Stati Uniti, secondo partner commerciale della Svizzera, avranno a che fare con maggiore protezionismo. In caso di vittoria, Kamala Harris dovrebbe comunque condurre una politica più prevedibile rispetto al suo avversario Donald Trump.
All'avvicinarsi della fatidica data del 5 novembre, «penso che in entrambe le amministrazioni ci sarà un lato protezionistico, ma più marcato con Donald Trump», ha sottolineato all'agenzia economica AWP Cédric Tille, professore di economia internazionale all'Istituto delle alte scuole internazionali e dello sviluppo (IHEID) di Ginevra.
Secondo la Camera di commercio Svizzera-Stati Uniti «l'approccio di Trump è più diretto, con un progetto d'imporre una tassa generale all'importazione del 10%. Per le imprese svizzere, questo potrebbe aumentare i costi e rendere i prodotti meno competitivi sul mercato americano», ha detto il CEO Rahul Sahgal. Potrebbero ripercuotere queste spese sui clienti o «trasferire la produzione negli Stati Uniti, per evitare i dazi».
Quanto alla candidata democratica Kamala Harris, essa «si concentra soprattutto sull'aumento delle imposte e sulla regolamentazione», ha completato Sahgal. L'attuale vice presidente prevede ad esempio maggiori imposte per le società.
Per le aziende elvetiche «entrambi gli approcci presentano problemi», sostiene la Camera di commercio Svizzera-Stati Uniti. Cédric Tille aggiunge dal canto suo che «per le filiali di imprese svizzere sul posto, finché sono tassate come le società americane, non ci saranno distorsioni».
Se l'Inflation Reduction Act (IRA), lanciato nel 2022 dal presidente Joe Biden, «non ha cambiato la situazione per le imprese svizzere», il finanziamento «sostiene certamente le attività negli Stati Uniti», con 369 miliardi di dollari dedicati a infrastrutture, sviluppo sostenibile e reindustrializzazione, ha evidenziato Sahgal. «L'economia americana dovrebbe restare forte, indipendentemente dalla vittoria di Harris o Trump, e le imprese svizzere dovrebbero continuare ad approfittare di queste iniziative e della dinamica del mercato nel suo insieme».
Il gigante di Zugo dei materiali edili Holcim, interrogato da AWP, sembra fiducioso, poco importa il risultato alle urne. Il tutto anche grazie alle numerose imprese acquisite negli ultimi anni oltre Oceano. «Per entrambe le parti - repubblicani e democratici - la costruzione di infrastrutture e la reindustrializzazione degli Stati Uniti sono una priorità assoluta», ha detto un portavoce.
«Holcim ha già ottenuto ordini per oltre 100 progetti infrastrutturali maggiori che verranno portati avanti nei prossimi anni». Il gruppo, che vanta 450 impianti in 43 Stati, si dice sulla buona strada per quotare le sue attività nordamericane nel primo semestre 2025.
Il professor Cédric Tille nota ad ogni modo una differenza fondamentale fra i due candidati: «Nel campo democratico si difendono gli interessi degli Stati Uniti, ma in maniera piuttosto prevedibile e professionale. Mentre nella squadra di Trump le proposte arrivano senza dare l'impressione di una visione d'insieme e tendono più allo slogan».
Una visione condivisa dal Centro di ricerche congiunturali (KOF) del Politecnico federale di Zurigo (ETH), secondo cui il miliardario «è conosciuto per governare in maniera dirompente», mentre l'ex procuratrice «si muove piuttosto sulle strade tracciate da Barack Obama e Joe Biden».
Secondo Tille, «il punto più importante della questione è sapere se rimarremo in un Paese in cui regna lo Stato di diritto, con un'amministrazione che difende gli interessi americani giocando secondo le regole, o se tutto dipenderà dall'umore di un governo che non si sente legato allo Stato di diritto. È fondamentale e va decisamente oltre gli aspetti economici».