Il caso

Anche Swiss soffre la chiusura dello spazio aereo russo?

La decisione di Lufthansa di interrompere il collegamento giornaliero da Francoforte a Pechino, complice la concorrenza giudicata «sleale» dei vettori cinesi, non sembrerebbe toccare la compagnia di bandiera svizzera
© Shutterstock
Marcello Pelizzari
21.09.2024 12:00

La Cina è vicina? Non proprio. O, meglio, non più. Lo sa bene Lufthansa, l’ultima compagnia in ordine di tempo ad alzare bandiera bianca. Il vettore tedesco, secondo quanto rivelato dallo Spiegel, ha intenzione di interrompere il collegamento giornaliero da Francoforte a Pechino. O, nella migliore delle ipotesi, di ridurne la frequenza. Ahia. Il motivo? La Russia, da oltre due anni, è off limits. Detto in altri termini: le compagnie aeree occidentali non possono usare i cieli della Federazione, dopo che a loro volta avevano chiuso i loro spazi ai vettori russi in risposta all’invasione su larga scala dell’Ucraina da parte dell’esercito di Mosca. Ne avevamo già parlato, qui e qui.

La decisione di Lufthansa, attesa per ottobre, di per sé è logica. I recenti voli da Pechino a Francoforte, scrive il portale aeroTELEGRAPH, hanno richiesto in media 11 ore e 45. Un’eternità rispetto alle 9 ore e 30 impiegate da Air China, partner di Lufthansa in seno a Star Alliance ma concorrente del colosso tedesco sulla tratta. Una concorrenza, agli occhi dell’Occidente e dei vettori europei, sleale: i vettori cinesi, come quelli turchi ed emiratini, possono infatti sorvolare lo spazio aereo russo dal momento che i governi di Turchia, Cina ed Emirati non hanno aderito alle sanzioni pronunciate contro la Russia. Se all’equazione aggiungiamo il fatto che Lufthansa, per questa tratta, sta utilizzando l’Airbus A340 (i cui alti consumi sono «leggendari») mentre Air China utilizza il Boeing 777, beh, verrebbe da dire che il santo non vale la candela.

In generale, la riduzione dei costi del carburante e il risparmio di tempo hanno permesso alle compagnie aeree cinesi di offrire biglietti più economici per i voli da e per l’Europa. Di riflesso, i vettori europei si sono visti costretti ad abbassare a loro volta i prezzi. Un vero e proprio gioco al massacro. Che ha premiato, evidentemente, Air China e gli altri attori legati a Pechino. Di nuovo: ahia. Lufthansa, nel dettaglio, paga anche la situazione venutasi a creare post-pandemia, con una diminuzione – netta – dei viaggi d’affari fra Cina e Germania. Una situazione analoga, ci arriviamo fra poco, ha convinto ad esempio Swiss a non riattivare il volo da Zurigo per Pechino a emergenza sanitaria conclusa. Sia quel che sia, pur con una capacità di volo in forte crescita il gruppo Lufthansa sta guadagnando meno, sempre meno nella regione Asia-Pacifico. I ricavi medi, nel secondo trimestre del 2024, sono diminuiti del 10% rispetto allo stesso periodo del 2023.

Dicevamo di Swiss: come sta vivendo, da oltre due anni a questa parte, la chiusura dello spazio russo la compagnia di bandiera elvetica, in particolare pensando ai voli da e per la Cina? «Siamo soddisfatti della capacità e dei risultati dei nostri voli per Shanghai e Hong Kong, nonostante le necessarie deviazioni» ha spiegato, interrogata dal Corriere del Ticino, la portavoce di Swiss Silvia Exer-Kuhn. Quanto ai voli per Pechino, ha proseguito la nostra interlocutrice, «non sono stati riattivati dopo la pandemia di coronavirus poiché non si prevedevano risultati positivi». Non solo, «l’aumento dei costi dovuto a tempi di volo più lunghi avrebbe comportato ulteriori oneri». Di qui la decisione, appunto, di lasciare questo collegamento in stand-by. Rispetto alla sorella maggiore, Lufthansa, Swiss non sembra soffrire così tanto la concorrenza. Anche perché al momento è limitata, anzi limitatissima: solo un collegamento da Ginevra per Pechino con Air China. «Siamo costantemente alla ricerca di modi per ottimizzare la nostra rete» ha chiosato Exer-Kuhn. «Tuttavia, al momento non abbiamo in programma di modificare le attuali destinazioni e frequenze da e per la Cina». Una notizia, questa, che certo non farà piacere ai tanti turisti cinesi desiderosi di tornare a visitare la Confederazione.