L'intervista

Ancora tre dispersi in Alta Vallemaggia: «Speriamo vengano ritrovati per poterli riconsegnare ai loro cari»

La Scientifica, con la Medicina Legale, si è occupata dell’identificazione di cinque vittime del disastro – Il commissario capo Giancarlo Santacroce: «Per noi è importante (ri)dare un’identità alla persona»
© KEYSTONE/Ti-Press/Samuel Golay
Jenny Covelli
17.07.2024 10:30

La gravità di un evento si può misurare dal numero di vittime e in Vallemaggia il bilancio in termini di vite umane è pesantissimo. Nel disastro che ha colpito la valle nella notte tra il 29 e il 30 giugno sono morte cinque persone, altre tre risultano ancora disperse e le ricerche sono state sospese. Tutte le vittime sono state identificate: si tratta di una 76.enne e due 73.enni tedesche residenti nel Land del Baden-Württemberg – decedute a causa della frana in zona Fontana –, un 67.enne svizzero domiciliato nel Locarnese e una 61.enne svizzera domiciliata a Basilea Campagna, rinvenuti a Riveo nel greto del fiume Maggia. «È stato effettuato il riconoscimento formale della persona rinvenuta morta», si legge nei comunicati della Polizia cantonale. Ma che cosa significa, esattamente? Lo abbiamo chiesto al commissario capo Giancarlo Santacroce, responsabile della Scientifica della Polizia cantonale ticinese. «Per noi è importante (ri)dare un’identità alla persona», è la sua premessa. «I miei collaboratori hanno fatto di tutto, malgrado le difficoltà, per svolgere il lavoro nel minor tempo possibile. Quei corpi appartenevano a persone che fino a pochissimo tempo prima erano vive, avevano sentimenti, affetti, amicizie. La loro vita è finita, in un evento estremamente tragico. Noi li rispettiamo e facciamo tutto il possibile affinché i familiari possano accoglierli nuovamente».

Il riconoscimento

Quando vengono recuperati, i corpi senza vita delle vittime vengono portati all'Istituto di medicina legale di Locarno. Lì vengono ispezionati da un'équipe composta da medici legali, preparatori e agenti della Scientifica. Il dossier post mortem contiene tutte le informazioni necessarie all'identificazione: dati biometrici (impronte digitali), dati sanitari (eventuali protesi, malformazioni ossee) e dati genetici (DNA prelevato dai tessuti).

Personale appositamente formato dell’Istituto di patologia – i preparatori – si prende cura dei defunti preparandoli, appunto, per il riconoscimento. «Sono fasi molto delicate. Si tratta di un lavoro difficile, che ci mette a confronto con la crudeltà degli eventi, nel caso della Vallemaggia con la forza estrema della natura che non solo ha tolto la vita a una persona, ma ne ha modificato i tratti somatici, cancellandone i segni distintivi che la rendevano unica», prosegue il commissario capo Santacroce. «Quando possibile, il riconoscimento avviene da parte di un familiare diretto o di due conoscenti, affiancati dal Care Team Ticino. È il momento della presa di coscienza, si prende consapevolezza che il proprio caro non c’è più, a seguito di un evento per il quale il distacco è repentino e molto doloroso».

«Ritrovare un’identità»

Ma non sempre questo è possibile. Si tratta di eventi estremamente traumatici, «e preferiamo che le persone ricordino il loro caro per com’era in vita, vogliamo evitare un’immagine cruenta e violenta, che andrebbe ad alimentare il trauma. Ci adoperiamo affinché questi corpi ritrovino un’identità e uno spazio all’interno della famiglia, della comunità, evitando di portare ulteriore dolore in una situazione già drammatica».

Metodi e tempistiche

Come detto, l’obiettivo della Scientifica insieme alla Medicina Legale è riconsegnare i defunti ai loro cari. «La disponibilità dei collaboratori è esemplare, sanno che devono rispondere a eventi imprevedibili», precisa Giancarlo Santacroce. Per il disastro in Vallemaggia, quattro agenti si sono occupati di assistere il medico legale nella preparazione del dossier post mortem e dell’acquisizione presso i familiari del materiale ante mortem. Con loro ha collaborato un ulteriore team di ispettori di polizia giudiziaria che si sono concentrati sulla raccolta e la verifica di tutte le informazioni utili per poter procedere con l’identificazione.

Nel caso in cui i dispersi siano cittadini svizzeri, è possibile ottenere un riconoscimento tramite impronte digitali nel giro di poche ore. Per l’identificazione si richiede infatti l’accesso ai dati del passaporto biometrico tramite autorizzazione di polizia. «Le nostre impronte digitali si formano nei primi mesi di sviluppo del feto. E rimangono inalterate, insieme a noi, anche dopo la morte. C’è qualcosa di mistico in questo. Nel nostro lavoro, ci aiutano a ridare un’identità a queste persone morte in un evento tragico e improvviso». Se i dati non sono disponibili, il medico legale procede con l’analisi della cartella clinica del disperso, confrontandola con i dati della tac post mortem. Protesi, interventi chirurgici, malformazioni sono caratteristiche che consentono di giungere all’identificazione di una persona. Qualora si rendesse necessaria l’analisi del DNA, il confronto avviene (in questo ordine) con quello della madre, di figli, del padre o con quello di fratelli e sorelle. In assenza di parenti stretti, viene comparato con quello prelevato da oggetti personali. Il laboratorio di diagnostica molecolare di Lugano impiega mediamente dai due ai tre giorni per l’analisi. L’ultima possibilità è l’analisi odontologica forense (l’esame dei denti).

La Scientifica con la Medicina Legale, come detto, si è occupata dell’identificazione di cinque vittime del disastro in alta Vallemaggia. «All’appello mancano tre dispersi», conclude il commissario capo Santacroce. «La nostra speranza è che vengano ritrovati e che possiamo mettere a disposizione le nostre conoscenze e il nostro sapere, per riconsegnare queste persone ai loro cari. Hanno bisogno di uscire da questo limbo e ritrovare un po’ di pace».

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