Annunci di incontri con ucraine in tempo di guerra
Le notizie tragiche che provengono dalla guerra che sta devastando l’Ucraina ormai non si contano più. Neppure i civili vengono risparmiati e, anzi, pagano molto spesso il prezzo più alto. E se, da un lato, si sono fatte avanti moltissime associazioni e sono nate iniziative che si muovono per portare protezione, aiuto e solidarietà al popolo ucraino, è anche vero che dall’altro c’è chi cerca di approfittare del momento. Vedendo le conseguenze della guerra non come una tragedia umanitaria di dimensioni immani, ma come un’occasione in più per lucrare facendo leva su sentimenti più o meno nobili.
Un tempismo infelice
Un caso che recentemente ha sollevato polemiche e malumori è stato quello di UkraineDate e dei suoi contenuti sponsorizzati che continuano ad apparire su Facebook. Si tratta di un sito di incontri online dove viene data la possibilità agli iscritti di conoscere ragazze ucraine belle e disponibili (così almeno vien detto) ad incontri romantici. E lo fa utilizzando volti, immagini e frasi ammiccanti, molto spesso con i tratti del clickbait. Parliamoci chiaro: non sono i primi a proporre un servizio di questo tipo e – poco ma sicuro – non saranno nemmeno gli ultimi. Quello che però ha urtato la sensibilità degli utenti social è stata la triste concomitanza di questi annunci con gli sviluppi del conflitto bellico che sta martoriando ormai da un mese l’Ucraina, portando con sé morte e indicibili tragedie umane. Le donne ucraine sono sì sole, ma perché stanno fuggendo dall’orrore e perché i loro mariti o fidanzati sono rimasti nel Paese a combattere o sono morti al fronte.
Degli scenari che stridono non poco con le frasi del sito, del
calibro di: «Donne ucraine cercano l’amore, trova la tua donna ucraina» o «Migliaia
di single hanno trovato l’anima gemella, provaci subito!».
Parole e immagini che hanno urtato la sensibilità degli utenti di Facebook, suscitando
sdegno e rabbia. Una reazione istintiva e naturale di fronte a quello che viene
percepito come un approfittarsi di persone in evidente stato di bisogno. E che
potrebbe anche celare una sorta di raggiro degli utenti che in buona fede
intendono aiutare le donne ucraine. Ma come mai un colosso social come Facebook
sembra tollerare una situazione a dir poco imbarazzante e di cattivo gusto?
Abbiamo affrontato e approfondito la questione con Paolo Attivissimo, giornalista e scrittore.


L’etica di internet
La prima domanda che sorge è se inserire gli annunci di UkraineDate tra i contenuti sponsorizzati di Facebook, in concomitanza con questo momento storico, non faccia un po’ a pugni con un minimo senso di decenza umana? O non sia quanto meno di cattivo gusto. Non c’è un’etica su internet? «Questo tipo di situazione è sempre esistito, ci sono sempre state delle organizzazioni o delle imprese che hanno speculato sui disagi e sulle sofferenze degli altri» ci risponde Attivissimo, che specifica il ruolo e l’attitudine della piattaforma social: «Teniamo presente che Facebook non ha ambizioni di essere garante delle pubblicità che veicola, al di là di un controllo molto superficiale. E, in ogni caso, la reputazione di Facebook non è di certo basata su casi singoli come questo». Ma, ci spiega, «Facebook da sempre ha dei grossi problemi di reputazione perché veicola dei contenuti di odio, veicola contenuti di discriminazione e non riesce a farne sorveglianza, anzi, in alcuni casi addirittura li amplifica grazie ai suoi meccanismi automatici». Secondo Attivissimo il colosso di Zuckerberg cerca di tenersi in disparte, di dire: no ma io sono soltanto un convogliatore di informazioni fatte da altri. «Però dato che c’è un filtraggio, c’è una selezione, ci sono promozioni di contenuti rispetto ad altri, alla fine si può dire che Facebook non è un semplice convogliatore neutrale. È un’organizzazione che partecipa attivamente alla selezione dei contenuti». Per questa ragione non sarà certo questo piccolo incidente a scalfire la reputazione di Facebook. «Che già non è particolarmente felice».
Il rischio di truffa
Ma questa situazione potrebbe anche nascondere il sospetto di eventuali truffe ai danni degli utenti. Come spiega Attivissimo, «il problema in questo caso specifico è capire se dietro queste proposte ci siano davvero delle donne ucraine o meno. Secondo le indicazioni trovate in rete è molto improbabile che siano effettivamente persone di questo Paese». E sarebbe la «prassi» che purtroppo molto spesso viene attuata dai siti di questo tipo, facendo anche leva su aspetti emotivi: «Questo schema fa parte di normali sistemi dei siti di appuntamenti o di incontri. Siti dove si paga una cifra per essere messi in contatto con delle persone che possono essere d’interesse. In questo caso ovviamente si lavora sul sentimento anche del buon cuore delle persone che dicono: se conosco una donna che sta in Ucraina forse la posso aiutare, posso mandarle dei soldi, posso portarla da me, possiamo incontrarci, posso salvarla… insomma c’è questo far leva su dei buoni sentimenti. Ma il rischio che si tratti invece di un raggiro è estremamente alto».


Esistono dei controlli?
Non esistono dei controlli attuati in questi casi dalle piattaforme social? Soprattutto pensando a una così importante come Facebook. La speranza è quella di trovare, anche su internet, un margine di buon senso oltre che di buongusto. Soprattutto pensando che i giganti social (come Facebook e Instagram) hanno delle policy abbastanza severe e restrittive in quando a libertà dei contenuti, finendo per dare spesso l’idea di essere delle piattaforme moraliste. Ma quindi, questo moralismo che fine ha fatto quando si è deciso di pubblicare i contenuti di UkraineDate in tempo di guerra?
«In realtà i contenuti sponsorizzati di Facebook non sempre vengono vagliati con la massima attenzione» ci spiega il nostro interlocutore. «Anche perché, in un caso del genere, può essere difficile per Facebook verificare il singolo inserzionista, caso per caso». E prosegue: «Mettiamoci nei panni di Facebook che riceve una richiesta pagata di far comparire questa inserzione, dovrebbe aspettare di essere pagato, decidere eventualmente di non essere pagato intanto che fa un’istruttoria per capire se queste donne, una per una, all’interno di questo singolo sito sono reali o meno. Complicatissimo». Praticamente impossibile. Quindi, prosegue Attivissimo, in molti casi si fa un controllo superficiale, ammesso che si faccia quello, e poi si accettano i soldi. E precisa: «Lo scopo di Facebook non è quello di fare da arbitro e vigilante della rete. Ma è semplicemente quello di monetizzare i contenuti degli inserzionisti pubblicitari. Se io decido domani di fare una pubblicità a qualcosa che io offro, Facebook normalmente me lo accetta».
Eppure sui social – pensiamo a Instagram e alle sue policy restrittive sui contenuti di nudo – vige spesso una policy stringente. Come mai in questo caso non è scattato il controllo? «In questo momento la parola Ucraina è dappertutto», ci spiega Attivissimo, «sarebbe estremamente difficile usarla come campanello d’allarme». E prosegue specificando la distinzione sui controlli attuati da Instagram e quelli che vigono su Facebook. «Teniamo presente che i sistemi di verifica automatica possono lavorare abbastanza bene sulle immagini, cioè rilevano per esempio la un volto umano, un copro, calcolano quanta parte della superfice corporea è esposta ed è visibile e da lì, se sospettano una foto non consona, segnalano a un controllore umano che potrebbe trattarsi di una fotografia di nudo, quindi non accettata». Questo però non avviene per i contenuti come quelli proposti da UkraineDate: «Un concetto molto vago come «c’è una donna in Ucraina che vorrebbe conoscere degli uomini occidentali e ha bisogno di aiuto» non si può automatizzare ed è facile che sfugga a questi controlli e passi tra le maglie di Facebook o di qualunque altro sito commerciale».


Inchieste internazionali
Ma c’è una forma superiore di controllo su quello che viene pubblicato nel web? «Ci sono delle autorità sovranazionali che cercano di pattugliare internet in generale. Tutta internet, anche il dark web» risponde Attivissimo. Anche se, c’è una scala di priorità: «Queste autorità si devono concentrare per forza di cose sui casi più estremi, quindi il terrorismo, la violenza sui minori, gli abusi estremi». «In questo caso» ci spiega il nostro interlocutore, «gli interventi vengono fatti anche se c’è di mezzo per esempio una barriera nazionale. Il problema di queste situazioni di possibile inganno è che ci sono in mezzo diverse forze di polizia. Ad esempio, per denunciare un sito che sta in Ucraina o in Moldavia, dovrei coinvolgere le autorità di polizia locali e il costo di un’indagine di questo genere è altissimo. E alla fine non ci sono le risorse umane per farlo. Quindi per forza di cose bisogna fare triage e concentrarsi sui casi più gravi. Quando c’è una violenza sui bambini che viene segnalata ai social network, le autorità scattano molto prontamente». Come testimonia Attivissimo: «Ho seguito diversi casi di questo genere e ho visto che l’intervento, nonostante le barriere nazionali, o internazionali, è molto rapido e molto incisivo. Però per tutto quello che è ambiguo o meno drammatico, e questo caso – purtroppo – è da considerare come cinicamente meno drammatico, le risorse non ci sono. Quindi il controllo materialmente è quasi impossibile da fare».
E poi c’è sempre la possibilità che queste offerte siano effettivamente reali. «C’è l’alibi di dire: ma se queste donne fossero veramente ucraine e se avessero veramente bisogno? O se esistesse un’industria – come esiste in altri Paesi – dove giovani studenti e studentesse si mantengono agli studi esibendosi davanti alla webcam? Questa è un’attività lucrativa, professionale che magari può essere moralmente discutibile però è comunque un’attività che viene considerata legittima e fa parte dell’imprenditoria. Che si fa? Bisogna bloccarli perché sono indecenti secondo gli standard di qualcuno? C’è tutta questa serie di ambiguità che rende difficile un’indagine secca, diretta, che vada a colpo sicuro a bloccare queste cose».
Un ultimo consiglio
Attivissimo conclude rivolgendo un consiglio importante rivolto a tutti coloro che stanno cercando l’anima gemella online: «Attenzione perché questo è un campo minato. Le truffe sono gestite in modo estremamente professionale e quindi con identità false e con periodi di corteggiamento molto lunghi. Ma se, in qualunque momento, salta fuori una richiesta di denaro, è il momento di suonare il campanello d’allarme e, in generale è meglio non dare troppi dati personali. La fiducia è una bella cosa e l’amore per il prossimo è una bella cosa, ma a volte ci sono tante persone che ne approfittano». Quindi tanta prudenza.