Svizzera/Ticino

Aperture domenicali, «nelle zone turistiche negozi aperti senza autorizzazione»

Il DEFR intende allentare il divieto per gli esercizi «che offrono una determinata gamma di prodotti» nelle città con più di 60.000 abitanti – Stefano Rizzi: «Ci aspettiamo che la Confederazione proponga soluzioni comprensibili e applicabili, sia per le autorità competenti che per le imprese interessate»
© CdT/ Chiara Zocchetti
Ats
11.03.2024 14:00

Alcuni cantoni - tra cui anche il Ticino - e diverse organizzazioni stanno esercitando pressione sul Consiglio federale affinché i negozi nelle zone turistiche urbane possano vendere i loro prodotti anche di domenica senza alcuna autorizzazione.

Il Dipartimento federale dell'economia, della formazione e della ricerca (DEFR) intende allentare il divieto domenicale per gli esercizi «che offrono una determinata gamma di prodotti» nelle località con una certa affluenza di turisti internazionali, introducendo una nuova «clausola» che però sarebbe limitata alle città con più di 60.000 abitanti e laddove la percentuale degli ospiti alberghieri stranieri raggiunge una quota di almeno il 50%. Il previsto allentamento sarebbe possibile verosimilmente soltanto a Zurigo, Ginevra, Lucerna, Basilea, Losanna, Berna e Lugano.

«Ci aspettiamo che la Confederazione proponga soluzioni comprensibili e applicabili, sia per le autorità competenti che per le imprese interessate», afferma Stefano Rizzi, direttore della Divisione dell'economia del Canton Ticino.

«Dobbiamo tenere conto della realtà della vita quotidiana e garantire un'offerta ragionevole», ha dichiarato la direttrice del dipartimento dell'economia del canton Zurigo Carmen Walker Späh (PLR), citata in un comunicato odierno, ma la proposta lanciata dal DEFR è condita di «regole particolari ed eccezioni inadatte e complicate, che non sono applicabili in ambito economico».

La limitazione del «nuovo regolamento» a beneficio solo delle città con più di 60.000 abitanti viene giudicata «arbitraria e inadatta» dal sindaco di Frauenfeld Anders Stokholm (PLR), secondo il quale non si può valutare l'attrattiva turistica di una regione solo in base alla demografia. Inoltre una simile decisione «rappresenta una disparità di trattamento e genera concorrenza sleale», ha sostenuto Stokholm, che è anche presidente dell'Unione delle città svizzere (UCS).

Ma anche la restrizione sulla gamma dei prodotti acquistabili proposta dal Consiglio federale ha suscitato non poche critiche. Secondo la consigliera agli stati zurighese Tiana Angelina Moser, citata in un comunicato, una simile limitazione impedirebbe di offrire un'esperienza di shopping domenicale a tutti gli effetti; «un'esperienza importante per il turismo cittadino». Se viene a mancare «si rischia un impatto negativo sull'attrattiva di una destinazione», ha precisato la verde liberale.

Cantoni e organizzazioni chiedono dunque che vengano create zone turistiche che «rivitalizzino i centri urbani e che creino condizioni di parità per il turismo urbano». A beneficiarne non sarebbe solo il commercio al dettaglio ma anche l'intera catena del valore settoriale, poiché nei centri urbani esiste un «enorme potenziale di shopping che altrimenti non verrebbe sfruttato», in particolare tra i turisti di giornata.

Oltre al Ticino e al canton Zurigo, a sottoscrivere la richiesta sono stati anche Argovia, Turgovia, Sciaffusa, Svitto, San Gallo, Zugo e Lucerna, nonché l'associazione dei commercianti al dettaglio Swiss Retail Federation e Hotelleriesuisse.

La revisione dell'ordinanza concernente la legge sul lavoro proposta dal Consiglio federale ha suscitato ampie critiche già durante la procedura di consultazione, appena conclusasi. Il previsto allentamento del divieto di lavorare la domenica nelle zone turistiche urbane ha creato malcontento tra i partiti borghesi e le città, che hanno giudicato l'apertura insufficiente, mentre la sinistra e i sindacati si sono opposti a qualsiasi ammorbidimento del divieto di lavoro domenicale.

La procedura di consultazione

Con la revisione dell'ordinanza 2 concernente la legge sul lavoro, posta in consultazione da novembre fino a questo fine settimana, il Dipartimento federale dell'economia, della formazione e della ricerca (DEFR) vuole creare le condizioni affinché i negozi «che offrono una determinata gamma di prodotti in zone urbane con turismo internazionale» possano impiegare personale la domenica per tutto l'anno senza autorizzazione. L'eccezione sarebbe però limitata alle città con più di 60'000 abitanti. Inoltre, la percentuale degli ospiti alberghieri stranieri dovrebbe essere di almeno il 50%. 

Oltre alle regole sui periodi di riposo sostitutivo, l'ordinanza stabilisce che la compensazione per il lavoro domenicale dei dipendenti interessati deve oltrepassare quanto previsto dalle disposizioni di legge.

In linea di principio i partiti di centro-destra e le associazioni delle città e turistiche accolgono la proposta. Ma tutti chiedono aggiustamenti: l'UDC e il PLR vorrebbero che il requisito del numero di abitanti e di pernottamenti fosse rivisto o eliminato del tutto, soprattutto se le città o i comuni hanno un centro storico. Nella sua forma attuale, la disposizione distorce la concorrenza, scrivono i democentristi.

Entrambi i partiti respingono inoltre la restrizione della gamma di prodotti. Secondo l'UDC ciò impedirebbe di offrire ai turisti un'esperienza di shopping anche la domenica. I liberali radicali non sono nemmeno d'accordo con l'indennità aggiuntiva per i dipendenti.

Pure l'Unione delle città svizzere è a favore dell'«auspicato aumento dell'attrattiva per il turismo cittadino», ma solo se le Città possono determinare loro stesse i propri quartieri turistici. Pur comprendendo la limitazione ai centri urbani con molti turisti internazionali, l'associazione non condivide il limite di 60'000 abitanti.

Sebbene generalmente favorevole alla liberalizzazione degli orari di apertura domenicali, a causa della restrizione dell'assortimento Hotelleriesuisse definisce addirittura «inutile» la bozza. In questo modo si mancherebbe l'obiettivo di rendere i quartieri più attraenti fornendo «un'esperienza di shopping attrattiva».

La posizione è un po' diversa per l'Alleanza del Centro: anche quest'ultima si dice favorevole alla proposta, in quanto aumenterebbe l'attrattiva turistica delle città svizzere. Allo stesso tempo, però, è importante che non si creino incentivi al turismo dello shopping nazionale. È quindi favorevole alla limitazione sia delle città che dell'offerta merceologica, nonché alla tutela dei dipendenti.

I Verdi e i sindacati sono invece assolutamente contrari a qualsiasi ammorbidimento del divieto di lavoro domenicale: a loro avviso non è necessario ed è stato ripetutamente respinto dal popolo alle urne e dal personale di vendita, afferma il partito ecologista. In questo contesto, aggiunge, non è opportuno indebolire la protezione dei lavoratori.

Sarebbero infatti loro a soffrire di un'ulteriore liberalizzazione, scrivono Travail.Suisse e l'Unione svizzera delle donne cattoliche. L'ammorbidimento della disposizione non comporterebbe alcun valore aggiunto economico, ma piuttosto un calo della produttività, una crescente carenza di manodopera qualificata e un aumento dei costi per la mano pubblica, sostiene l'organizzazione sindacale. Inoltre, la domenica libera dal lavoro ha un grande valore per i dipendenti e per la società.

Anche il PS respinge la revisione bollandola come un «indebolimento della protezione dei lavoratori». I socialisti non vedono la necessità di minare ulteriormente il divieto di lavoro domenicale. A seconda dei casi, le vendite domenicali sono già possibili anche nelle aree turistiche urbane. Inoltre la definizione di quartieri turistici è, a loro avviso, troppo vaga e arbitraria.