Applausi per "Dogman" di Garrone

A Cannes il film ispirato dal caso del "canaro" della Magliana
Antonio Mariotti
18.05.2018 06:00

«Questo film abbiamo iniziato a scriverlo 13 anni fa, con Ugo Chiti e Massimo Gaudisio, ispirandoci a un terribile fatto di cronaca nera che trent'anni fa sconvolse l'opinione pubblica - il caso del "canaro della Magliana" - ma c'era un aspetto di questa storia che mi ha sempre frenato dal portarla sullo schermo: le torture che l'assassino aveva esercitato sulla sua vittima prima e dopo averla uccisa. La svolta vera, quella che ha portato Dogman ad essere un film sulla giustizia e non più sulla vendetta, è stato l'incontro con Marcello (Marcello Fonte: ndr.), il protagonista che mi piace avvicinare a una figura come Buster Keaton, che ha aggiunto una dimensione umana al personaggio del canaro, facendoci allontanare dal fatto di cronaca». Riassume così la genesi del suo nuovo film, molto ben accolto dal pubblico e dalla stampa, il regista romano Matteo Garrone che torna per la quarta volta in concorso a Cannes dove si è già aggiudicato due Grand Prix, nel 2008 con Gomorra e nel 2012 con Reality. Dogman è ambientato in un quartiere fatiscente e desolato in riva a un mare sporco (la location principale è Villaggio Coppola, in provincia di Caserta), un microcosmo dove tutti si conoscono e dove Marcello ha un negozio di coiffeur e di custode per cani. L'uomo, ben inserito e con una figlia di una dozzina d'anni appassionata di sub, subisce le angherie del brutale Simoncino (Edoardo Pesce) che lo costringe a rifornirlo gratuitamente di cocaina e lo coinvolge in una rapina. Subito arrestato, Marcello non tradisce il complice e si fa un anno di galera. Alla sua uscita di prigione, cerca di farsi rispettare, ma l'altro ricomincia ad approfittarsi di lui e - abbandonato da tutti - Marcello non troverà altra soluzione che ucciderlo. «Marcello è un personaggio affascinante anche perché è pieno di contraddizioni. - continua il regista - Le sue scelte non sono mai razionali: teme e al tempo stesso ammira Simoncino e ciò fa che il mio film sia incentrato sulla violenza psicologica e non su quella fisica: non è un film splatter . Marcello si trova tra due fuochi, in situazioni che a tutti noi capita di vivere spesso, anche se non in maniera così estrema. Vorrebbe essere amato da tutti ma commette qualche errore di troppo».