Armando Dadò: «Ma quale galoppinaggio!»
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SOMEO - Ha fatto piuttosto scalpore la notizia del presunto caso di galoppinaggio avvenuto negli scorsi giorni in Vallemaggia. Alla luce della fattispecie, segnalata alla magistratura dal deputato di MontagnaViva Germano Mattei, il procuratore generale aggiunto Nicola Respini ha aperto un procedimento contro ignoti, ipotizzando i reati di frode elettorale e incetta di voti. Al centro della vicenda vi sarebbe una persona nota del Locarnese e legata agli ambienti PPD, che stando a laRegione si sarebbe fatta consegnare il materiale di voto di due elettori (con tanto di carta di legittimazione firmata e dunque pronta per l’invio per corrispondenza insieme a schede e buste). La persona in questione è Armando Dadò, editore e padre del presidente del PPD Fiorenzo Dadò. Da noi contattato, il diretto interessato ha voluto fornire la sua versione dei fatti, parlando di una «gonfiatura solenne». «Non ho messo nessuna crocetta su nessuna scheda e non ho chiesto alcun materiale di voto» sottolinea Dadò. Ma com’è andata, dunque? «L’episodio in questione risale a parecchi giorni fa. Mi trovavo in paese, quando un amico si è affacciato al balcone mi ha invitato a salire in casa per chiacchierare. Al domicilio era presente anche il figlio di Germano Mattei, e tutti assieme si è iniziato a discutere delle elezioni imminenti e del fatto che sarebbe stato importante sostenere i candidati della valle». Ed è in questo contesto, spiega Dadò, «che questo mio amico ha compilato personalmente il suo materiale di voto e mi ha indicato di avere in casa anche quello della madre anziana, ricoverata in un istituto di Someo. Mi ha quindi chiesto di fargli un favore, non avendo lui la macchina, qualora mi fossi recato per l’appunto a Someo: portare il materiale di voto alla mamma». Dadò ha proceduto effettivamente in tal senso: «Sì, mi sono recato all’istituto e ho consegnato il tutto alla signora, che ha firmato il formulario per il voto per corrispondenza e ha messo la sua crocetta. Ed è stata sempre lei a chiedermi gentilmente di farle un piacere, imbucando la busta nella bucalettere». Insomma, ribadisce Dadò, «non c’è stata alcuna corruzione elettorale, non ho fatto nulla di fuori posto e non capisco cosa possa aver raccontato a Germano Mattei il figlio». Per ora, conclude, «nessuno mi ha interrogato».
Mattei: «Non capisco perché Dadò non sia ancora stato interrogato»
«È tutta la mattina che sono subissato da telefonate», ha fatto sapere in una nota il deputato di Montagna Viva Germano Mattei. «Tenuto dal silenzio istruttorio non rilascio dichiarazioni», scrive, pur aggiungendo che Dadò «naturalmente racconta la sua versione». Inoltre, «non capisco perché questa persona non sia ancora stata interrogata e sottoposta al similare silenzio come al sottoscritto. Che aspetta la procura pubblica a sentirlo? Mi aspetto una dichiarazione in merito da chi di dovere in quanto il tutto comincia a pesarmi non poco», evidenzia Mattei.