Ticino

Arranca il mercato dell’auto e l’elettrico fatica a farsi strada

Nel secondo trimestre dell’anno, le nuove immatricolazioni hanno registrato un calo del 16,5% - Per le vetture a batteria la flessione è del 47% - Doninelli (UPSA): «Il settore sta soffrendo, i clienti hanno meno soldi da spendere»
© CdT/Gabriele Putzu
Martina Salvini
21.10.2024 23:30

Continua ad arrancare il settore dell’auto in Ticino. Secondo i dati pubblicati dall’Ufficio cantonale di statistica (USTAT), nel terzo trimestre dall’anno si conferma la flessione delle immatricolazioni di automobili, diminuite del 16,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso (-624 unità). «Dall’inizio del 2024, il calo in Ticino è stato particolarmente marcato, attorno al 12,5%, mentre nel resto della Svizzera è andata meglio, fermandosi al 4%», conferma Marco Doninelli, direttore dell’Unione professionale svizzera dell’automobile (UPSA) sezione Ticino. «Stiamo soffrendo, inutile negarlo», ammette. Soprattutto per quanto riguarda la vendita di auto nuove. «Normalmente - dice - quando cala il segmento del nuovo si nota una progressione nella vendita delle auto d’occasione. Invece, anche in questo comparto la situazione è stagnante».

Colpa, secondo Doninelli, dello scarso potere d’acquisto dei ticinesi. «Girano meno soldi. E di fronte a un aumento delle spese, come ad esempio i continui rincari della cassa malati, e a un mancato adeguamento degli stipendi, i ticinesi cercano di tirare la cinghia, risparmiando dove possibile». E l’acquisto di un’automobile rientra proprio tra le spese considerate non indispensabili. Di riflesso, le difficoltà per le concessionarie si sono via via acuite. «Non siamo al punto di temere qualche chiusura, ma certamente per i garage il momento è poco felice». Per fortuna, se con le vendite si fattura poco, il lavoro in officina non manca. «Visto che circolano auto più vecchie, infatti, si rendono necessari anche più lavori di manutenzione e questo compensa un po’ le perdite».

Si chiuderà in perdita

In tutti i casi, prosegue il direttore di UPSA Ticino, difficilmente nei prossimi mesi si registrerà un’inversione di tendenza. «Ormai il 2024 è destinato a chiudere in perdita e il 2025 potrebbe essere ancora più complicato». Sì, perché proprio dal prossimo anno entrerà in vigore il sistema delle multe per eccesso di CO2. Ogni casa automobilistica la cui emissione media delle auto della gamma supererà i 94 g/km dovrà pagare una sanzione per ciascuna macchina venduta. «Quest’anno la soglia è di 118 g/km, dal 2025 scenderà del 20% a 94 g/km. Sembrano pochi grammi, ma per un’auto è moltissimo. Quindi, per riuscire a rimanere entro questa soglia, occorrerà vendere molte più auto elettriche, che hanno zero emissioni e consentono perciò di abbassare la media». Ma proprio qui sta il problema, perché l’elettrico ha conosciuto negli ultimi tempi una battuta d’arresto.

Le incognite per il 2025

Stando ai dati dell’USTAT, infatti, proprio il comparto dell’elettrico è quello che ha subito la flessione maggiore tra luglio e settembre, toccando addirittura il -47% (-271) rispetto allo stesso periodo di un anno fa. «L’anno scorso il trend era in crescita, quest’anno invece l’elettrico sta marciando sul posto», spiega Doninelli. E con un mercato che ristagna, riuscire a rispettare la soglia delle emissioni previste dalle direttive UE e dalla Svizzera appare un’impresa ardua. «Non c’è abbastanza domanda e, se l’UE, e di conseguenza anche la Svizzera, non opterà per posticipare l’abbassamento della soglia di 94 g/km, fioccheranno multe milionarie, mettendo ancora più in crisi il settore».

Tra costi e ricariche

L’elettrico, insomma, sembra faticare parecchio. «L’obiettivo che ci si era prefissati, tanto in Svizzera quanto in Europa, era di raggiungere con l’elettrico il 25% della quota di mercato tra il 2024-25. Invece, attualmente in Svizzera siamo attorno al 16-17% e in Ticino addirittura al 9-10%», osserva il direttore di UPSA Ticino. A giocare a sfavore sono più fattori: dal costo elevato delle vetture elettriche ai problemi di ricarica. «Il costo - spiega Doninelli - in realtà è relativo, perché ormai abbiamo sul mercato anche marchi più economici. Inoltre, sul lungo periodo la spesa dell’acquisto viene ammortizzata. A pesare, a mio avviso, è invece soprattutto la mancanza di colonnine di ricarica, specialmente sul posto di lavoro e a casa». Le colonnine di ricarica pubbliche sono ormai oltre 18 mila in tutta la Svizzera, ma il problema sono le abitazioni, specialmente per chi vive in appartamento. «Nella maggior parte dei casi, nei palazzi non c’è la possibilità di installare una colonnina, e questo scoraggia chi vorrebbe acquistare un’auto elettrica».

Per tentare di incrementare le vendite alcuni Paesi, come la Germania, hanno puntato sugli incentivi. Ma secondo Doninelli, si tratta di una strategia rischiosa, che ha mostrato tutti i suoi limiti. «Laddove si sono sfruttati massicciamente gli incentivi per l’acquisto di auto elettriche, il mercato è stato dopato. E una volta terminati i contributi pubblici, le vendite sono crollate. A mio avviso, quindi, la strategia vincente è investire sui sistemi di ricarica, lasciando per contro che il mercato si regoli da solo».