Agno

Arriva la nuova strada, addio Chiodenda

Il tracciato della circonvallazione tocca il campo da calcio: difficile che possa restare là - Ma ci sono già due idee su dove spostarlo
©Gabriele Putzu
Giuliano Gasperi
09.08.2022 12:15

Non manca molto, ormai è finita. Il campo da calcio della Chiodenda deve fare spazio alla circonvallazione. Per il rettangolo verde incastonato tra il fiume e la cantonale, teatro di tante sfide, il triplice fischio non è ancora arrivato, ma il tracciato della nuova strada lascia poco margine per un epilogo diverso. La variante C, attorno alla quale si è creato un solido consenso dopo anni di discussioni, lambisce il lato est dell’impianto, quello che dà sul Vedeggio, per poi proseguire parallela al fiume e alla pista dell’aeroporto.

"Il progetto di massima prevede la scomparsa del terreno di gioco attuale" conferma il sindaco di Agno Thierry Morotti. "Aspettiamo il progetto definitivo, che dovrebbe arrivare tra la fine di quest’anno e l’inizio del prossimo. Quasi certamente, comunque, sarà così". Il passo successivo è capire se e dove verrà creato un impianto nuovo. Morotti fa sapere che al momento ci sono due opzioni sul tavolo del Municipio: "È in corso uno studio pianificatorio sul comparto che dà sul lago, e una possibilità sarebbe spostare il campo là. Oppure, anche se è ancora tutto da discutere, potrebbe trovare posto nella zona dove è previsto il nuovo liceo. Dovremmo parlarne con il Cantone. Un investimento da parte nostra sarebbe stato necessario in ogni caso - conclude il sindaco - perché la struttura odierna non è più adatta alle esigenze".

Gli inizi di "Vlado"

Sacha Cattelan, presidente del Football Club Agno, non nasconde la sua amarezza: "Siamo molto legati alla Chiodenda, per noi è un luogo particolare. Là nel 2003 abbiamo raggiunto la promozione in Challenge League con Vladimir Petkovic come allenatore: è stato un po’ il suo trampolino di lancio". Dopo una stagione nella lega cadetta, l’allora Malcantone Agno aveva deciso di cedere la sua licenza al Lugano, fallito l’anno precedente: un’operazione con cui la società locale aveva salvato la squadra bianconera sacrificando se stessa. Nel 2016, tuttavia, grazie all’impegno e alla passione di un gruppo di abitanti, la palla aveva ricominciato a rimbalzare sul prato della Chiodenda. La squadra di Agno era stata ricostituita, era tornata. "E nelle stagioni successive - ricorda Cattelan - siamo risaliti dalla quinta alla seconda lega. Abbiamo fatto tutto con i nostri sforzi, ci abbiamo messo il cuore. Ormai però la situazione è questa e non si può cambiare. Non è colpa di nessuno".

L’obiettivo è tornare

Nella stagione che sta per cominciare, il club giocherà le sue partite casalinghe sul campo del Paradiso. Una soluzione provvisoria in attesa di capire come evolveranno gli studi pianificatori e i progetti di Agno. La speranza della squadra è proprio quella: "Vorremmo che il futuro campo fosse ad Agno, ci teniamo. Se il Ticino oggi ha una squadra in Super League - conclude Cattelan con orgoglio - il merito è anche nostro".

Aspettando le decisioni del Municipio e il progetto definitivo della circonvallazione, la Chiodenda rimarrà là, a evocare ricordi nella mente di qualche passante tifoso. Oppure di qualche automobilista in coda, che ripenserà a quando trascorreva i pomeriggi a giocare a calcio, invece di annoiarsi bloccato nel traffico. Con la nuova strada niente più code, e niente più ricordi.

"Non c’è giorno in cui io non pensi a quel gol"

Da quelle parti non è stato un gol. È stato il gol. Domenica 1 giugno 2003, minuto 93 della partita decisiva per la promozione in Lega Nazionale B fra Malcantone Agno e La-Chaux-de-Fonds. La squadra di casa conduce due a uno, ma non basta: con l’uno a zero dell’andata, saranno i neocastellani a salire di categoria. L’arbitro fischia un fallo: punizione da posizione interessante. Sulla palla va un brasiliano. Porta la maglia numero 8 ed è cresciuto con il mito di Raì e di Ronaldo "il fenomeno". Calcia, e la palla segue la traiettoria dei sogni. I suoi e quelli di chi c’era. E la Chiodenda esplode. Il collega Enrico Lafranchi, che seguì la partita per il Corriere del Ticino, scrisse di "un calcio piazzato che ha saltato un muro impressionante di uomini e ha lasciato esterrefatto il portiere: gol, gol, gol. Incredibile ma vero: l’Agno è in serie B!". Oggi Marcelo Citran, per tutti Marcelo, ha quarant’anni e vive in Brasile, a San Paolo. "Non passa un giorno senza che io ricordi quel gol" ci racconta. "È stato un sogno per i ticinesi e per me stesso: il piacere maggiore che abbia avuto fino quel momento nella mia vita". Il fiume dei ricordi comincia a scorrere. "Quando sono arrivato in Svizzera non volevo restare, ma dopo aver conosciuto alcune persone ho cambiato idea e ho iniziato a concentrami di più sul calcio. Ho fatto delle buone partite e avevamo una squadra fantastica, dal presidente al guardaroba: tutti uniti con l’obiettivo di salire in Lega Nazionale B". Ambizioni, amicizie, momenti spensierati. "Ho conosciuto Otto Luttrop e tutta la famiglia, che sono persone eccezionali. Poi Pippo Gianinazzi e altri che hanno contribuito con me e la squadra. Clio Rezzonico era il più divertente di tutti: faceva le imitazioni del presidente Beppe, del mister Vlado, dei brasiliani... Ci faceva ridere sempre. Mi ricordo tutto, l’ho registrato nella mia memoria e nel mio cuore. Voglio bene al Ticino e agli amici che ho trovato. Alcuni speciali. L’ultima volta che sono tornato era il 2017, per una decina di giorni: è stato bellissimo rivedere le persone a me care. Ed è un peccato che il campo della Chiodenda sparirà". Quando gli chiediamo cos’è per lui il calcio oggi, Marcelo non riesce a nascondere lo strato di amarezza che ha nell’anima. "Ogni tanto gioco, perché la passione per questo sport continua a scorrermi nelle vene, ma non ho più niente a che fare con il calcio professionistico. Sono rimasto deluso da alcune persone. Ho perso dei soldi, e oggi faccio una vita difficile. Ma fa niente: ho la salute, e questo mi basta per fare qualsiasi cosa e continuare a vivere. E ogni tanto gli amici svizzeri mi aiutano. Io invece cerco di aiutare mio figlio: anche lui vorrebbe diventare un calciatore". La traiettoria dei sogni, adesso, è questa. "Voglio dare una vita degna ai miei figli e vedere realizzati i loro, di sogni".