Arriva Tuxi, il Booking dei tassisti
Novità in arrivo nel mondo dei taxi, già in fermento per le incertezze e le polemiche legate alle norme che regolano il settore: materia di un dibattito che si trascina ormai da anni. La nuova variabile, in questa complicata equazione, si chiama Tuxi: un servizio appena lanciato sotto forma di applicazione che permette ai clienti di prenotare il proprio taxi in pochi clic, scegliendo fra i vari tipi di auto disponibili. Il sistema indica il tempo di attesa necessario, la durata della corsa e il suo costo (stabilito da un algoritmo che calcola tempo e chilometri) permettendo di saldare subito il conto con un pagamento online (per dare un’idea, andare con un’auto standard, di pomeriggio, dal Quartiere Maghetti alla stazione ferroviaria costa ventiquattro franchi). Nel frattempo, «grazie alla geolocalizzazione, la prenotazione viene presa a carico dall’autovettura più vicina, riducendo drasticamente gli attuali tempi di attesa» scrive la società promotrice del servizio, che ha sede in via Boffalora a Chiasso. L’app, «studiata e sviluppata in Svizzera», consente anche di monitorare la posizione del proprio autista, «oltre che di aprire una chat diretta con lui». È anche possibile prenotare delle corse in anticipo per date future. Questo per quanto riguarda l’utente. Ora cambiamo prospettiva sedendoci sul lato del guidatore.
Patto fra professionisti
Premessa: Tuxi non è Uber. Si rivolge cioè a tassisti professionisti dotati di tutte le autorizzazioni del caso, cantonali e comunali. «Ci avvaliamo solo ed esclusivamente di autisti qualificati – conferma la società – che sono in possesso di una licenza per il trasporto professionale di persone e di autovetture adatte a questo tipo di attività». Tuxi, per i conducenti, è ciò che le piattaforme online come Booking sono per gli albergatori. Fondamentalmente, delle agenzie. Il vantaggio è che portano clienti, mentre lo svantaggio – o meglio, il prezzo da pagare – è che all’intermediario, come è normale che sia, spetta una commissione sull’incasso: nel caso di Tuxi è del 19%, come si evince dal contratto disponibile sul sito Internet della società.
Soprattutto sul Ceresio
Detto di come funziona, ora bisogna vedere che impatto potrebbe avere questo servizio sul settore locale dei taxi. Innanzitutto, occorre capire quanti conducenti si affideranno ad esso. Al momento, in Ticino, i tassisti attivi su Tuxi sono una quarantina, a cui ne va aggiunta una dozzina in attesa di una conferma da parte della società, chiamata a verificare che ogni candidato abbia le carte in regola. Intanto sta arrivando qualche iscrizione anche dalla Svizzera interna. La metà dei conducenti attuali è basata a Lugano, gli altri sono distribuiti fra Bellinzona, Mendrisio, Chiasso e Locarno.
Più opportunità o rischi?
Come ogni nuova impresa, Tuxi avrà bisogno del suo tempo per «carburare». E se l’applicazione dovesse prendere piede, sarebbe più un’opportunità o un rischio per i tassisti di casa nostra? Da un lato un servizio online semplice e veloce potrebbe portare più persone ad affidarsi ai taxi. Pensiamo in particolare ai turisti. Dall’altro le commissioni eroderebbero i margini di guadagno. L’autista che si registra sulla piattaforma, comunque, rimane indipendente: decide in autonomia in quali momenti mettersi a disposizione degli utenti di Tuxi, mentre nel resto del tempo può occuparsi dei propri clienti. Nel contratto è tuttavia presente una clausola in base alla quale ogni conducente affiliato a Tuxi «si impegna a non consigliare, suggerire, costringere e comunque indurre i clienti raggiunti tramite la app, ad avvalersi successivamente dei servizi di trasporto senza utilizzare la app stessa, contattando direttamente il collaboratore con mezzi diversi». Cosa che comunque è difficilmente controllabile da Tuxi: anche la tecnologia ha dei limiti.