Sentenza

Automobilista luganese tradito da un «nonché», e alla fine vince l'assicurazione

L'uomo aveva fatto un incidente con la sua Porsche all’Autodromo di Monza rimediando danni per 174 mila franchi - La copertura delle spese gli era stata negata e il Tribunale federale (dizionario d’italiano alla mano) gli ha dato torto

Seconda definizione di «nonché» sul dizionario Treccani: «e, e anche, e inoltre, come pure». No, non diamo ripetizioni di lingua italiana. Ne scriviamo perché a causa di un «nonché», un automobilista luganese ha perso un ricorso al Tribunale federale e con esso la possibilità di farsi rimborsare 174 mila franchi dalla propria assicurazione. È il 6 ottobre 2019 e l’uomo sta sfrecciando con la sua Porsche all’Autodromo di Monza in occasione di un track day, cioè una giornata aperta a chi vuole mettere alla prova la sua guida, o semplicemente divertirsi, su un circuito professionistico.

A un certo punto, alla cosiddetta prima variante, succede il patatrac: la Porsche ticinese si scontra con una Pagani Huayra. Non entriamo nel merito di chi fosse la colpa. Si può tuttavia dire che quel tipo d’incidente, in quel punto della pista, non è raro. «Anzi, si può tranquillamente parlare di un classico» avevano scritto a suo tempo i colleghi de La Gazzetta dello Sport. «Le auto più potenti arrivano alla staccata ad una velocità che può sfiorare i 300 km/h, per affrontare la prima curva a destra ad una velocità di percorrenza pari a circa 50 km/h. Anche ai piloti professionisti più esperti può capitare di sbagliare il punto frenata e di finire lunghi». I due conducenti coinvolti se la cavano fortunatamente senza ferite, mentre le loro supercar sono messe abbastanza male. La Porsche viene riportata a Lugano con il carro attrezzi e il suo proprietario notifica l’incidente all’assicurazione, ma questa rifiuta di coprire i costi. Così inizia la vertenza legale. Alla Pretura di Lugano l’automobilista perde. Ricorre quindi alla Camera civile del Tribunale d’appello, ma anche in questa istanza è l’assicurazione ad avere la meglio. L’ultima possibilità è andare a Losanna.

Le parole sono importanti

Il cuore giuridico della questione è una frase contenuta nel contratto con l’assicurazione. Una condizione che esclude la copertura «in caso di partecipazione a competizioni di velocità, rally e gare analoghe, nonché tutti i tipi di corse su percorsi di gara, giri di pista e superfici stradali utilizzate a tale scopo, in caso di partecipazione a prove e gare fuoristrada oppure durante corsi di guida sportiva». Secondo il ricorrente, la Corte cantonale non ha interpretato correttamente quelle parole. A suo parere, «considerando congiunzioni e segni di punteggiatura», la copertura deve cadere solo se un assicurato prende parte a un evento competitivo. E quello dell’ottobre 2019 non lo era. Secondo i giudici di Mon Repos – che per l’occasione, oltre ai soliti tomi sulla leggi e la giurisprudenza svizzere, hanno dovuto prendere in mano i dizionari Battaglia e De Mauro – l’uso di virgole e della congiunzione «nonché» serve «a elencare le tre fattispecie, e non crea un rapporto di dipendenza tra il primo e il secondo caso di esclusione». L’automobilista, quindi, è ricaduto nel secondo: ha partecipato a una corsa su un percorso di gara, cioè usato solitamente per le gare. L’uomo aveva contestato anche l’interpretazione del termine «corsa». Per il Tribunale non significa solo «gara sportiva di velocità a cui partecipano concorrenti su un veicolo», ma anche «rapido spostamento di un veicolo, percorso, tragitto». Lo attestano i soliti Battaglia e De Mauro, in questo inedito intreccio fra linguistica e giurisprudenza.

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