L'intervista

«Banche, i clienti russi capiscono che le sanzioni sono inevitabili»

Roberto Giannetti ha intervistato Marco Tini, CEO di Axion Bank filiale di BancaStato
Roberto Giannetti
26.03.2022 06:00

Il tema delle sanzioni alla Russia ha tenuto banco nelle ultime settimane. Ma quali sono le nuove regole che il settore bancario deve applicare? E quanto impegna gli istituti la gestione di questa clientela? Ne abbiamo parlato con Marco Tini, di Axion Bank, filiale di BancaStato.

Voi avete molti clienti russi? Che percentuale rappresentano dei vostri patrimoni?
«Mi sia concessa una precisazione utile a comprendere anche le successive risposte. Occorre distinguere il domicilio dalla nazionalità. La nostra banca annovera il 2% di clienti domiciliati in Russia. La percentuale si alza, senza raggiungere comunque la doppia cifra, se si tiene conto dei clienti di nazionalità russa non domiciliati in Russia. Questi sono prevalentemente domiciliati in Svizzera e nell’Unione europea. Questi dati confermano che la maggior parte della clientela con nazionalità russa della banca non ha domicilio in Russia».

Fra questi figurano personalità verso le quali sono state decise delle sanzioni?
«Nessun nostro cliente è stato colpito dalle sanzioni e dal conseguente congelamento dei beni. La banca ha sempre avuto cura di rifiutare conti appartenenti o prossimi all’inner circle del potere politico russo».

Quali sono i controlli e le limitazioni ai quali sottostanno i clienti russi? Esiste una differenza nel trattamento fra i clienti russi residenti in patria, e quelli residenti in Svizzera o nell’Unione europea?
«L’ordinanza emanata il 4 marzo scorso dal Consiglio federale esplicita il divieto di accettare depositi di cittadini russi o di persone fisiche residenti in Russia se il valore totale dei depositi della persona è superiore ai 100.000 franchi. De facto, questa categoria di persone non può più alimentare il proprio conto, ma può disporre liberamente degli averi già in essere. Dal 21 aprile prossimo, inoltre, questi clienti non potranno acquistare titoli in franchi o euro. Pertanto la banca dovrà revocare d’imperio i mandati di gestione patrimoniale conferiti, e i clienti non potranno beneficiare degli eventuali rimbalzi borsistici. A mio parere quest’ultima misura è quella più incisiva e che impatta maggiormente la clientela russa».

E per chi risiede in Svizzera? 
«Il divieto non si estende ai cittadini svizzeri, ai cittadini di uno Stato membro dell’Unione europea o alla persone titolari di un permesso di soggiorno temporaneo o permanente in Svizzera o in uno Stato membro dell’Unione europea. Ne consegue che le persone di nazionalità russa domiciliate in Svizzera o nell’Unione europea non sono toccate dalle sanzioni. La ratio della norma è quindi quella di porre limitazioni unicamente ai cittadini domiciliati in Russia o fuori dall’Unione europea e dalla Svizzera. Al riguardo è da sottolineare che taluni Paesi europei sono stati negli ultimi decenni molto generosi nel concedere permessi di residenza, se non addirittura la nazionalità, a persone russe facoltose, che non sottostanno quindi ora alle limitazioni sancite».

Come hanno reagito i clienti russi all’adozione di provvedimenti limitativi posti in essere dal Consiglio Federale? Si sentono traditi?
«Innanzitutto occorre osservare che l’ordinanza del Consiglio federale ricalca pedissequamente il contenuto delle norme emanate una settimana prima dall’UE, che la banca aveva già avuto modo di integrare nella propria normativa interna, la quale rispetta le disposizioni sanzionatorie a livello internazionale. Non abbiamo avuto riscontro di nessun reclamo da parte della clientela russa, che anzi ritiene inevitabile l’adozione di queste sanzioni da parte del Consiglio federale».

L’Ucraina non ha mai fatto parte dei nostri Paesi target, in quanto essa non ha ancora sottoscritto lo scambio automatico di informazioni relative a conti finanziari

Per i clienti ucraini ci sono delle disposizioni particolari emanate dalle autorità?
«Per i clienti ucraini non sono state emanate disposizioni ad hoc».

Ora stanno arrivando molti ucraini in Svizzera. Come vi comportate con loro? Possono aprire nuovi conti? E i clienti russi possono aprire nuovi conti?
«L’Ucraina non ha mai fatto parte dei nostri Paesi target, in quanto essa non ha ancora sottoscritto lo scambio automatico di informazioni relative a conti finanziari. Vero è che il Consiglio federale ha avviato la procedura di consultazione, e a condizioni adempiute, l’entrata in vigore dello scambio di dati con l’Ucraina è prevista per il 1 gennaio 2023 con primo scambio di dati nel 2024. A causa di questo ritardo, la banca è sempre stata restia nell’aprire conti a cittadini domiciliati in Ucraina, benché l’apertura di conti non sia legalmente vietata».

E per i clienti russi?
«Per questi ultimi la situazione era, e sottolineo era, diversa, in quanto la Russia sottoscrisse lo scambio di informazioni nel 2018. La nuova ordinanza del Consiglio federale inibisce de jure la possibilità di aprire ora conti a cittadini domiciliati in Russia o in Paesi non aderenti all’Unione Europea. A contrario un cittadino russo domiciliato nell’Unione europea o in Svizzera potrebbe aprire un conto. Ovviamente in questo caso, invero non ancora palesatosi, la banca avrà cura di monitorare se la domiciliazione non sia avvenuta nelle ultime due settimane. Fosse il caso, la banca rifiuterebbe la nuova relazione d’affari».

Lei ha recentemente detto che si potrebbero applicare delle modalità “umanitarie” per i cittadini russi e ucraini. Cosa significa? Ci sono spazi di manovra all’interno delle regole?
«Per quanto attiene ad un’eventuale nuova clientela ucraina, come detto non vi sono limitazioni legali. Qualora vi fosse una richiesta, la banca è disposta a valutare caso per caso, adottando tutte le cautele per evitare abusi sia in tema fiscale che dal profilo del riciclaggio di denaro, al netto della problematica di cui alla risposta precedente. Per quanto riguarda la clientela russa, il Consiglio federale medesimo, nell’ordinanza emanata il 4 marzo scorso, prevede che la Segreteria di Stato per l’economia (SECO) possa autorizzare deroghe ai divieti posti in presenza di scopi umanitari. Riteniamo comunque altamente improbabile che saremo confrontati con casi del genere». 

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