«Banche o aziende tecnologiche, l’identità di Zurigo è innovazione»

Siete stati recentemente a Zurigo? La città ha un’aria sempre più aperta e internazionale. Dall’epoca delle grandi banche è passata a quella delle grandi industrie tecnologiche. Con tutti i benefici e i possibili rischi del caso, in particolare in relazione al costo della vita in città. Sul tema, abbiamo interrogato direttamente la sindaca Corine Mauch (PS), in carica dal maggio 2009.
Vorrei partire da questa definizione di Joël Mesot, presidente del Politecnico di Zurigo: «Zurigo si è completamente trasformata negli ultimi due decenni, da centro bancario a centro globale di alta tecnologia». Signora Mauch, riconosce la «sua» Zurigo in questa definizione?
«Negli ultimi vent’anni Zurigo è diventata più variopinta e diversificata. Abbiamo costantemente investito nei pilastri della nostra qualità di vita. Per esempio, in un buon trasporto pubblico, in un’ampia offerta culturale e in reti sociali sostenibili. Queste qualità sono apprezzate anche dai dipendenti delle aziende tecnologiche che si stabiliscono qui. Tuttavia, un fattore particolarmente importante per queste aziende è la vicinanza alle eccellenti università di Zurigo, e il Politecnico di Mesot è ovviamente in prima linea. Tuttavia, è anche importante dire che il centro finanziario - e questo include non solo le banche ma anche le compagnie di assicurazione in particolare - rimane enormemente importante per l’economia di Zurigo. Rappresenta circa un quarto della creazione di valore».
Come lei stessa ricorda, negli ultimi anni sono arrivate in città alcune grandi industrie tecnologiche. Che cosa hanno portato a Zurigo?
«È nostro interesse che l’economia della città di Zurigo abbia una base ampia, cioè che comprenda una vasta gamma di settori. Questo la rende più solida. In considerazione delle grandi sfide climatiche - abbiamo l’obiettivo di arrivare a zero emissioni entro il 2040 - accogliamo con particolare favore l’insediamento di aziende che danno un contributo innovativo allo sviluppo sostenibile. Insieme alle tante persone intelligenti che le nostre università formano».
Ci sono solo vantaggi o ci sono anche rischi? Penso in particolare al mercato immobiliare...
«Molte delle aziende che operano qui offrono posti di lavoro interessanti, soprattutto nel settore tecnologico citato in precedenza. Molti dei nuovi arrivati vogliono vivere in città e possono permettersi affitti costosi. Questo effettivamente aumenta la pressione sul mercato immobiliare, e può anche portare a una situazione in cui le persone che già vivono qui non riescono a trovare una nuova casa - che possano permettersi - nella nostra città. Questa è una preoccupazione per molti abitanti di Zurigo. Prendiamo molto sul serio questo problema e per questo stiamo portando avanti una politica abitativa attiva come Città. Fortunatamente Zurigo ha già una percentuale molto alta di appartamenti di proprietà di organizzazioni no-profit. Gli affitti di questi appartamenti sono in media molto più bassi di quelli degli altri appartamenti».
Negli ultimi mesi, ad esempio, abbiamo letto articoli del tipo: «Le grandi aziende tecnologiche fanno esplodere i prezzi degli appartamenti a Zurigo». Insomma, è davvero così.
«È un dato di fatto che negli ultimi anni gli affitti sono cresciuti molto, anche a Zurigo. Se continua così, diventeranno una minaccia per la nostra vita cittadina, una minaccia per la diversità sociale nei nostri quartieri. È importante notare che l’aumento dei prezzi degli appartamenti senza scopo di lucro è significativamente inferiore».
Secondo uno studio pubblicato dalla stessa Città di Zurigo, gli affitti hanno fatto un salto del 40% in 20 anni. Quali soluzioni vede all’orizzonte? È una tendenza ineluttabile?
«A Zurigo dovrebbe continuare a esserci un numero sufficiente di appartamenti che le persone a basso reddito possano permettersi. E in tutti i quartieri. Entro il 2050, la percentuale di appartamenti senza scopo di lucro in città dovrebbe essere pari a un terzo di tutti gli appartamenti in affitto. Oggi è del 27%. Questo obiettivo è fissato nella nostra Ordinanza comunale, la Costituzione della città di Zurigo. Per raggiungerlo, la Città costruisce e acquista direttamente appartamenti e sostiene le cooperative non profit nella costruzione di complessi residenziali, ad esempio. Nei prossimi anni intensificheremo nuovamente questi sforzi. Questo è necessario perché anche gli investitori privati orientati al profitto stanno costruendo un gran numero di appartamenti a Zurigo. Vogliamo aumentare la percentuale di alloggi non a scopo di lucro».
L’acquisto dei cosiddetti edifici Sugus sta facendo parlare moltissimo. Per noi, che seguiamo il dossier da lontano, la situazione non è molto chiara.
«Le cosiddette “case Sugus” sono proprietà private. Non abbiamo opzioni dirette di intervento da parte della Città in queste proprietà, ma cerchiamo di fare appello a un approccio socialmente responsabile alla ristrutturazione in vari modi e di contribuire con la nostra esperienza. Tuttavia, ciò richiede la disponibilità dei proprietari ad avviare un dialogo, cosa che purtroppo, nel caso specifico delle “case Sugus” non è ancora avvenuta».
Per tornare alla definizione iniziale di Mesot, qual è oggi il peso della presenza delle grandi banche a Zurigo? Come si è evoluta negli ultimi anni?
«Le banche sono ancora importanti per l’economia zurighese, e Zurigo rimane di gran lunga la più grande piazza finanziaria della Svizzera. Tuttavia, negli ultimi anni il settore finanziario zurighese ha subito importanti cambiamenti strutturali, con un aumento dell’importanza delle compagnie assicurative. In futuro, la piazza finanziaria dovrà chiaramente puntare su una maggiore sostenibilità. La città vuole continuare a sostenere questo sviluppo con le migliori condizioni quadro possibili a livello locale».
La piazza ha vissuto il recente crollo del Credit Suisse. Soltanto due settimane fa è simbolicamente sparito il logo da Paradeplatz. Come è stato assorbito il tutto dalla città?
«Non è ancora possibile valutarlo in modo definitivo, ma l’integrazione del Credit Suisse ha certamente avuto un effetto frenante sulla crescita della nostra piazza finanziaria. In qualità di “ministra della Cultura”, sono molto lieta che UBS si sia impegnata a proseguire le importanti sponsorizzazioni del Credit Suisse a favore di istituzioni culturali».
Recentemente qualcuno ha anche avanzato l’idea secondo cui l’eventuale partenza di UBS all’estero porterebbe benefici alla piazza svizzera. Che ne pensa da sindaca di Zurigo?
«UBS è molto importante per la nostra città come datore di lavoro, cliente, educatore, finanziatore, contribuente e sponsor di istituzioni culturali e sportive. Naturalmente sono lieta che continui a investire a Zurigo sulla base dei suoi legami tradizionali di lunga data con la nostra città e che si impegni per la città come sede d’affari, come sta facendo attualmente, per esempio, con importanti progetti di costruzione sulla Paradeplatz e ad Altstetten».
La trasformazione delle attività nella città come influisce sull’identità di Zurigo e della sua popolazione?
«Il cambiamento fa parte di una città come Zurigo. L’identità di Zurigo è innovazione, diversità, tolleranza e cosmopolitismo. Zurigo ha sempre beneficiato di persone che sono venute qui e hanno realizzato idee. È importante trovare le giuste soluzioni alle sfide legate alla crescita della nostra città, per continuare a vivere bene insieme. Zurigo deve rimanere un luogo ideale in cui vivere per persone con stili di vita diversi».
Pensa che Zurigo, che ci sembra sempre più grande e internazionale, sia ancora una città inclusiva? O forse il processo di globalizzazione l’ha resa «per pochi»?
«È proprio ciò che vogliamo evitare. E il modo migliore per rimanere una città per tutti è la politica abitativa attiva di cui si diceva. Anche le misure a livello federale e cantonale sono importanti per rafforzarla ulteriormente. Il nostro margine di manovra comunale è limitato. E Zurigo non è affatto l’unico luogo in Svizzera a dover affrontare queste sfide. Il problema riguarda molte altre città, ma anche le zone turistiche in montagna».
Avrei una curiosità, per concludere questa intervista: qual è il suo posto preferito a Zurigo? E qual è, secondo lei, il centro di Zurigo?
«Rispondere a questa domanda diventa ogni giorno più difficile. La città è in continua evoluzione, e stanno nascendo molte belle realtà che potrebbero diventare il mio nuovo luogo preferito. Molti cuori battono nel mio petto, e credo anche nel petto della città. Uno di questi cuori di Zurigo è il “Pfauen”, che ospita il teatro Schauspielhaus. Il teatro ha una storia molto importante per Zurigo e per la Svizzera. Durante il periodo nazista, era il più importante luogo di rappresentazione del teatro in lingua tedesca al di fuori della sfera di influenza dei nazisti. Qui sono state presentate in anteprima molte opere di autori banditi e perseguitati. Attualmente è in corso un concorso di architettura: vogliamo rendere il Pfauen adatto al futuro»