Bandiera a mezz'asta per protesta: il Municipio denuncia

Chi ha osato abbassare a mezz’asta la bandiera del Comune di Tresa – ma non quella della Confederazione – che sventola sull’edificio delle elementari di Sessa? Lo vuole scoprire il Municipio di Tresa che, oltre ad aver sporto denuncia in polizia, ha aperto un’inchiesta disciplinare per capire chi abbia commesso o favorito quel gesto di protesta poco dopo la comunicazione della chiusura definitiva delle scuole. «Chiunque per malevolenza rimuove, danneggia o oltraggia un emblema di sovranità svizzero esposto da un’autorità, in modo particolare lo stemma o la bandiera della Confederazione o di un Cantone, è punito con una pena detentiva sino a tre anni o con una pena pecuniaria» recita l’articolo del Codice penale citato dal Municipio in una nota destinata ai dipendenti comunali che hanno accesso all’edificio scolastico. L’Esecutivo guidato da Piero Marchesi ipotizza infatti che ad abbassare la bandiera sia stato qualcuno appartenente alla ristretta cerchia dei detentori del badge. Per questo, ha preso possesso dei tabulati del sistema di rilevamento degli accessi e li ha consegnati alla Polizia cantonale. L’altro giorno, stando a nostre informazioni, sono iniziati gli interrogatori di tutti i sospettati: docenti, personale di pulizia, addetti alla manutenzione. Uno di questi parla di un interrogatorio durato «ben due ore». Allo stesso tempo, il Municipio si sta muovendo per capire chi sia stato a coprire il logo del Comune di Tresa sulla porta dell’edificio scolastico e su alcuni cartelli stradali, apponendovi degli adesivi dell’ex Comune di Sessa. In questo caso – si legge nell’informativa – si è fatto avanti un testimone che avrebbe assistito ai fatti. Ciononostante, precisa il Municipio, «non è ancora possibile perseguire l’autore». A Sessa qualcuno ha percepito queste azioni del Municipio come un inutile accanimento nei confronti dei contestatari. Ma il sindaco Piero Marchesi ribatte parlando di «gesto di rispetto» nei confronti di tutti i cittadini. «Non è assolutamente nostra intenzione alzare i toni e non ci sembra di averlo fatto – premette Marchesi –. L’inchiesta amministrativa è un passo previsto dalla prassi. I dipendenti comunali hanno degli obblighi nei confronti del datore di lavoro. Non possiamo permettere che ognuno faccia quello che vuole. Non sarebbe rispettoso nei confronti della cittadinanza». Marchesi annuncia poi di aver ricevuto dal DECS la conferma dell’ordinamento scolastico a cinque sezioni. Il dipartimento ha quindi avallato la riorganizzazione decisa dal Municipio per fare fronte al calo del numero di allievi e ottimizzare le risorse. Per chi si è opposto alla chiusura della scuola di Sessa, la speranza è riposta nel nuovo presidente del Consiglio di Stato Norman Gobbi, il quale sarà chiamato a decidere se concedere l’effetto sospensivo ai due ricorsi presentati uno da 42 genitori di Sessa e l’altro dalla maggioranza degli ex municipali del Comune aggregato. Se così fosse, il Municipio sarebbe costretto a ripresentare un ordinamento scolastico a sei sezioni e tenere aperta la scuola di Sessa almeno fino all’evasione dei ricorsi.
Altre bandiere
Tredici casi in Svizzera e uno in Ticino. Parliamo delle inchieste aperte dal 2009 al 2024 per violazione dell’articolo 270 del Codice penale: quello su cui fa leva Tresa per la bandiera a mezz’asta alle scuole di Sessa. Il precedente cantonale ci porta a Stabio, dove nel 2011 il Municipio aveva sporto denuncia contro ignoti per l’incendio che aveva bruciato la bandiera svizzera esposta in piazza Maggiore la notte del Primo agosto. La statistica criminale ci restituisce quindi un solo caso ticinese. Dai nostri archivi ne riemerge però un altro che, pur non essendo sfociato in un’inchiesta, a suo tempo aveva fatto discutere, o perlomeno sorridere. A Cadro, nel 2012, qualcuno aveva pensato bene di rubare la bandiera dell’allora Comune. Difficile non dare al furto una connotazione politica, visto che era avvenuto poco dopo la votazione popolare che, fra mille polemiche, aveva sancito l’aggregazione di Cadro con Lugano. Tornando all’articolo 270, va registrata anche un’iniziativa parlamentare atta a «Punire indistintamente tutti i casi di oltraggio alla bandiera svizzera e ad altri emblemi di sovranità svizzeri». Attualmente, infatti, si finisce nei guai solo prendendo di mira bandiere esposte su edifici istituzionali. Jean-Luc Addor (UDC) voleva estendere la regola alle bandiere e agli stemmi esposti da privati, ma l’idea, l’anno scorso, è stata bocciata.