Benvenuto San Grato, il parco è di Lugano
![](https://naxos-cdn01.gruppocdt.ch/cdt/stories/2023/10/02/1920x1080/85af6bcd-23d1-4f8e-85b2-f26c2d9c2254.jpeg)
Con il Consiglio comunale di questa sera - ricorsi permettendo - è finita una piccola epopea in salsa luganese: il passaggio di proprietà del parco San Grato dalle mani di Lugano Turismo a quelle della Città. Un trapasso che sta impegnando ormai da due anni la politica cittadina e gli Enti coinvolti, tanto che una prima proposta d’accordo era stata di fatto respinta dalle Commissioni edilizia e gestione, che hanno rilanciato (e ottenuto) uno «sconto» di 1 milione sul prezzo di vendita (da 2,8 a 1,8) e vincolato la spesa di 1,6 milioni in ristrutturazioni alla presentazione entro un anno dall’acquisto «di un piano di sviluppo strategico del parco in cui verranno definiti gli orientamenti di sviluppo del parco, il modello di business per la gestione del ristorante, degli appartamenti e della casa colonica, nonché pianificati gli investimenti, gli interventi e i termini di realizzazione». Emendamenti che si sono resi necessari, ha spiegato la relatrice Mattea David (PS, Pianificazione) «perché nel messaggio municipale non c’era quella capacità di visione che Lugano dovrebbe avere su un progetto del genere, oltre a un prezzo d’acquisto iniziale esorbitante». «Tutto è bene quel che finisce bene - ha chiosato il relatore Ferruccio Unternährer (PLR, Gestione) -. Ma ora la Città avrà un compito impegnativo: rilanciare il parco e l’offerta turistica». «È un acquisto strategico - ha concluso il vicesindaco Roberto Badaracco - con cui abbiamo corretto una stortura. Sono molto contento che siamo giunti a conclusione di questo iter tortuoso». Il tutto è infine stato accolto all’unanimità dai 49 votanti.
«Legislativo portato a spasso»
La Città di Lugano continua a non avere uno strumento per dare una mano al ceto medio in questo periodo di crisi economica (e secondo il Municipio non è per forza necessario averlo). La strada che sembrava essere stata indicata, la revisione del Regolamento sociale, si è infatti scontrato con problemi legali. «L’impressione - ha detto il capogruppo del Centro Lorenzo Beretta-Piccoli - è che il Municipio abbia portato a spasso per mesi il Legislativo per poi dargli un contentino. Ma ora i nodi vengono al pettine. Dal Regolamento sociale è stato tagliato il ceto medio, quello che più soffre dei rincari perché non riceve alcuna forma di contributo statale». Il Regolamento «è uno strumento complementare e sussidiario», ha ricordato il municipale Lorenzo Quadri: «Il Municipio non ha dormito: ha fatto controproposte fattibili a quelle commissionali: altrimenti si sarebbe dovuto cappottare uno strumento che funziona. Quanto al ceto medio, finanzia questo Regolamento. È contraddittorio pensare di usare il Regolamento per finanziare il ceto medio». Non sarebbe infatti lo strumento adeguato, ma intanto riguardo a questa tema a livello politico si torna ai piedi della scala. «Ci abbiamo provato - ha detto il relatore Raoul Ghisletta (PS) -, ma le misure più incisive sono state cassate. Se il Legislativo vorrà allargare i suoi interventi a favore del ceto medio dovrà proporre una mozione separata». In tutto questo il Regolamento è stato ampliato nei suoi scopi secondo le indicazioni delle Petizioni, in particolare andando a prevedere un aiuto puntuale anche per le spese energetiche. Una misura che si stima peserà 3-400.000 franchi l’anno sulle casse cittadine.
Lugano riavrà le sue fontane (ma saranno provvisorie)
Quanto alla mozione di Giovanni Albertini (Movimento Ticino&Lavoro) che chiedeva al Municipio di acquistare delle fontane danzanti per spettacoli temporanei (anche di lunga durata), essa è stata accolta secondo i desideri del mozionante, quindi Lugano tornerà ad avere le sue fontane, almeno a sprazzi. Albertini ha in particolare sottolineato come queste fontane fossero da acquistare «per ovviare all’attesa delle fontane definitive che saranno fatte, chissà quando, davanti al LAC. Così potremo anche fare delle prove per decidere che fontane prendere in futuro: è inutile che aspettiamo quelle definitive senza far nulla nell’attesa». Che le fontane siano richieste da una fetta importante della popolazione (lo stesso Albertini aveva già ottenuto il loro ritorno tramite una mozione cinque anni fa) è noto, diverse forze politiche in aula hanno sottolineato che il tema è sentito e che è tempo che si faccia qualcosa. Così ora sarà: starà all'Esecutivo (stasera silente sul tema) definire il come, il quando e il dove.