Energia

Benzina, gli importatori negano di fare la cresta

L’associazione di categoria Avenergy respinge l’accusa di aver aumentato i profitti a seguito della guerra in Ucraina e appoggia le proposte di ridurre le accise, che la settimana prossima saranno esaminate dal Parlamento – Ma intanto l’ufficio di Mister prezzi sta effettuando verifiche
Giovanni Galli
11.06.2022 06:00

Si entra in una settimana importante per capire se anche la Svizzera, dopo l’Italia, la Francia e la Germania, ridurrà l’imposizione fiscale sui carburante per fare fronte ai rincari dovuti alla guerra in Ucraina. Gli sgravi sugli oli minerali saranno al centro di due sessioni straordinarie a Berna: lunedì 13 giugno agli Stati e giovedì 16 al Nazionale. All’ordine del giorno ci sono una serie di atti parlamentari dell’UDC che chiedono, da un lato, una riduzione delle imposte sugli oli minerali e, dall’altro, maggiori deduzioni fiscali per le spese professionali di trasferta.

Il Consiglio federale ha già risposto negativamente a tutte queste richieste, sostenendo di non vedere nessuna necessità immediata di adottare misure. «Nella ricca Svizzera l’aumento è sopportabile» ha dichiarato il «ministro» delle Finanze Ueli Maurer. «Tutto diventa più caro e dobbiamo agire subito. La prossima settimana avremo l’opportunità di farlo» ha detto al «Blick» il presidente del partito Marco Chiesa, autore di due mozioni alla Camera dei Cantoni.

Nel dibattito si è inserita ora anche Avenergy, l’associazione degli importatori. L’ex Unione petrolifera sostiene in particolare le proposte di ridurre le accise. Si dice consapevole che un taglio potrà intaccare il bilancio federale e il finanziamento delle strade nel lungo termine, ma sostiene anche che «circostanze straordinarie impongono misure straordinarie», come un adeguamento temporaneo dell’imposte sugli oli minerali. Il turismo del pieno sta avendo effetti collaterali dannosi. «La situazione è particolarmente precaria in Ticino e lungo il confine con la Germania, dove il calo delle vendite nelle stazioni colpite è del 50% o superiore». Le differenze di prezzo, inoltre, secondo Avenergy incoraggiano il turismo degli acquisti e distorcono il bilancio di CO2, perché incrementano gli spostamenti. Anche il fisco federale ne risente. Uno sgravio è quindi considerato «un passo urgente e necessario» per alleggerire il peso del rincaro per la popolazione e l’economia.

«Non spenniamo nessuno»

Ma gli importatori, intanto, devono anche far fronte all’accusa trarre maggiori profitti grazie all’aumento dei prezzi dei carburanti. Il direttore di Avenergy Roland Bilang nega che il settore stia facendo la cresta. In un’intervista a «20 Minuten» afferma che «questa accusa non è logica. Il prezzo del greggio è aumentato a causa del conflitto. Anche le tariffe dell’elettricità e del gas sono salite. La raffinazione del greggio richiede molta energia, il che fa aumentare il costo di acquisto. È questo che provoca il caro benzina, non gli alti margini dei gestori delle stazioni di servizio. Non stiamo spennando nessuno alla pompa di benzina». L’intervistato rifiuta comunque di farsi fare i conti in tasca. «I margini dei membri della nostra associazione sono coperti dal vincolo di riservatezza commerciale. Ma non ci sono indicazioni di margini e profitti eccessivi o di intese sui prezzi. Ciò è stato recentemente constatato anche dalla Commissione della concorrenza».

Bilang respinge «con veemenza» l’accusa alla categoria - lanciata per esempio dal presidente dei Verdi Balthasar Glättli - di essere approfittatrice di guerra. A trarre vantaggio dall’intervento russo in Ucraina sono le società di estrazione del greggio, che fanno lo stesso sforzo per produrre il petrolio, ma possono venderlo al doppio del prezzo. Sul tema si sta però attivando l’ufficio del sorvegliante dei prezzi. «È in corso un’osservazione del mercato», ha indicato a «20 Minuten» Beat Niederhauser, il vice di «Mister prezzi» Stefan Meierhans. A suo avviso «non è da escludere» che vi sia qualcuno che ci faccia la cresta. «Ecco perché stiamo indagando».

A questo proposito Bilang fa sapere di essere in discussione con Mister prezzi. «Finora lui non è stato in grado di presentare motivazioni dimostrabili per i suoi sospetti». Se la benzina in media costa 2,30 franchi al litro, il margine grosso modo è di 30 centesimi, prosegue lo specialista. «I margini sono rimasti abbastanza costanti negli ultimi anni. Allo Stato vanno 93 centesimi. Il resto, circa la metà, è il prezzo di acquisto. Bisogna anche ricordare che il margine non è il profitto: lo usiamo per pagare i costi di trasporto, i costi operativi delle stazioni di rifornimento, i salari e così via». Secondo Bilang senza un intervento del Consiglio federale è improbabile che i prezzi del carburante scendano.