Berna non riapre l'"Angolagate"

L'MPC respinge una denuncia su un caso di traffico d'armi negli anni '90
Red. Online
04.02.2014 10:53

BERNA - Il caso "Angolagate" - vicenda risalente agli anni '90 legata ad un traffico di armi tra l'Angola e la Russia con implicati politici e intermediari francesi e angolani con tangenti transitate su conti bancari elvetici - non verrà riaperto. Lo ha comunicato oggi in una nota il Ministero pubblico della Confederazione (MPC) respingendo una denuncia inoltrata da cittadini dell'ex colonia portoghese e dall?ONG britannica ?Corruption Watch?. Per il MPC, che ha decretato il non luogo a procedere, non sussistono elementi nuovi per la riapertura di questo dossier.

"Angolagate" è una vicenda intricata che riguarda contratti stipulati tra la Russia e l'Angola in virtù dei quali lo Stato angolano avrebbe dovuto rimborsare i debiti contratti con Mosca.

La ramificazione verso la Svizzera - come ricorda il MPC - è legata a transazioni finanziarie collegate a questa operazione transitate su conti bancari svizzeri. Tali transazioni sono riconducibili all'acquisto da parte angolana di armi russe attraverso la mediazione di uomini d'affari francesi, col coinvolgimento di politici francesi e funzionari angolani.

Come indica l'MPC, lo "scandalo" ha avuto anche una coda giudiziaria in Svizzera. I procedimenti penali svolti a Ginevra sono stati abbandonati nel 2004 e poi nel 2010. Tuttavia, in seguito a simili procedimenti, la Svizzera e l'Angola hanno sottoscritto accordi per la restituzione di averi di origine angolana dell'ordine di rispettivamente 21 milioni e 34 milioni di dollari americani.

In Francia, il processo contro l'ex ministro Charles Pasqua era terminato con un'assoluzione, mentre altre persone coinvolte erano state condannate a pene detentive.

La denuncia del 2013 inoltrata al MPC si basa su nuovi elementi pubblicati in un rapporto sullo scandalo - "The Corrupt Angola-Russia Debt Deal" - che giustificherebbero la riapertura del caso per corruzione.

Di parere opposto l'MPC, che non condivide le valutazione dei denuncianti. Inoltre, "anche se fosse stato possibile riaprire il procedimento, il MPC dubita che una fattispecie tanto complessa possa essere rivista in tempi stretti e che si possa giungere per tempo a un giudizio di primo grado (poiché la prescrizione assoluta cadrebbe nel luglio 2015)".

Oltre a ciò, ricorda il comunicato, "in Svizzera la corruzione di pubblici ufficiali stranieri (...) è un reato perseguibile dal 1° maggio 2000". Eventuali indagini sulla vicenda "avrebbero quindi potuto abbracciare solo un periodo di tre mesi (da maggio a luglio 2000)". Da qui la decisione di decretare il non luogo a procedere.

In questo articolo: