Un anno di guerra

Berna: «Nuovi aiuti per 140 milioni di franchi all'Ucraina»

Il Consiglio federale ha chiesto oggi al Parlamento di sbloccare un nuovo pacchetto di aiuti d'emergenza – La Confederazione ha fornito aiuto umanitario alle persone colpite dal conflitto in Ucraina e negli Stati limitrofi – Oltre 75.000 cittadini ucraini hanno ottenuto lo statuto di protezione S
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Ats
22.02.2023 14:35

(Aggiornato)

Il Consiglio federale ha chiesto oggi al Parlamento di sbloccare un nuovo pacchetto di aiuti d'emergenza di 140 milioni di franchi a favore dell'Ucraina e della Moldova. La domanda è stata formulata a quasi un anno dall'inizio della guerra.

Il 24 febbraio 2022 la Russia ha lanciato un attacco militare contro l'Ucraina. «Si è trattato di una violazione chiara e grave del diritto internazionale e della Carta delle Nazioni Unite», ha detto, in conferenza stampa, il presidente della Confederazione Alain Berset.

«Non è solo una guerra contro il popolo ucraino, è anche una guerra contro i valori democratici come libertà, pace, autodeterminazione e dignità», ha sottolineato Berset. Il Consiglio federale «condanna nuovamente con forza l'aggressione militare della Russia», ha aggiunto.

Il governo ha anche lanciato un appello «per la cessazione del conflitto e il ritiro delle truppe russe da tutto il territorio ucraino». La Confederazione, si legge in un comunicato, esorta inoltre le parti a rispettare il diritto internazionale umanitario e sostiene le indagini sui crimini intraprese dalla Corte penale internazionale.

In risposta all'invasione, ha ricordato il presidente della Confederazione, il Consiglio federale ha deciso di adottare le sanzioni imposte dall'UE alla Russia. Berna ha inoltre fornito aiuto umanitario alle persone colpite dal conflitto in Ucraina e negli Stati limitrofi. Oltre 75.000 cittadini ucraini hanno ottenuto lo statuto di protezione S in Svizzera, ha evidenziato Berset.

La Svizzera dimostra il suo impegno solidale al fianco dell'Ucraina al fine di alleviare le sofferenze della popolazione civile. Ad oggi sono state consegnate oltre 1.000 tonnellate di beni di prima necessità, e 4.765 tonnellate di generi alimentari sono state acquistate in Ucraina e distribuite alla popolazione, ha spiegato da parte sua il ministro degli Esteri Ignazio Cassis, che domani sarà a New York per partecipare a una discussione sull'Ucraina al Consiglio di sicurezza dell'ONU.

Dal 24 febbraio 2022 la Svizzera ha stanziato circa 1,3 miliardi di franchi per misure di aiuto a favore dell'Ucraina, di cui oltre 270 milioni di franchi per sostenere il Paese nel quadro della cooperazione internazionale e di altri provvedimenti, nonché 1,035 miliardi per l'accoglienza di ucraini in cerca di protezione.

Il Consiglio federale si è detto convinto che «anche in futuro sarà necessario fornire un sostegno adeguato per migliorare la situazione di precarietà della popolazione ucraina e assicurare il funzionamento dello Stato». Questo è il motivo che l'ha spinto a immaginare un aiuto di ulteriori 140 milioni. Di questi, ha illustrato Cassis, 48 milioni di franchi provengono da crediti già in essere, mentre 92 milioni sono fondi aggiuntivi e dovranno pertanto essere approvati dal Parlamento.

A causa della guerra, attualmente in Ucraina circa il 40% della popolazione - 18 milioni di persone - dipende dagli aiuti umanitari, ha sottolineato Cassis. Gli aiuti elvetici includono per esempio rifugi per scuole, riparazioni a ospedali e all'infrastruttura energetica, piccoli crediti a PMI del settore agricolo, operazioni di sminamento e sostegno psicosociale per la popolazione, ha aggiunto il ministro degli Esteri.

«I bisogni sul posto sono immensi», ha detto Cassis, che ha ricordato anche la Conferenza sulla ricostruzione dell'Ucraina, che si è tenuta a Lugano lo scorso anno. Interrogato sulla richiesta formulata ieri da una commissione parlamentare di autorizzare la riesportazione di materiale bellico in Ucraina, Cassis ha sostenuto come questa non sia la strada giusta da seguire. «È contraria alla nostra tradizione umanitaria e di costruzione di ponti, e pone problemi per quel che concerne la neutralità». «La posizione del governo è chiara: sì alle sanzioni, no all'esportazione di armi», ha aggiunto Berset.

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