Blue Whale: i video de Le Iene erano falsi

ROMA - Blue Whale, o "gioco del suicidio". Una triste vicenda dai contorni tuttora fumosi, trattata in primis dalla stampa russa - nazione in cui sarebbe nato il gioco - e britannica, ma esplosa alle nostre latitudini dopo un servizio de Le Iene. Nel programma di Italia Uno venivano messi in guardia adolescenti, genitori e autorità sulla lista di sfide online capaci di spingere i giovani fino al suicidio. L'eco del servizio dell'inviato Matteo Viviani è giunta fino in Ticino, tanto da portare i due parlamentari del PPD, Giorgio Fonio e Claudio Franscella, ad interrogare il Consiglio di Stato (Vedi Suggeriti).
Molte testate hanno subito cercato di ridimensionare quanto riportato dal programma Mediaset (qui un approfondimento del CdT sulla vicenda), spiegando che i numerosi decessi riscontrati in Russia non fossero direttamente connessi al Blue Whale. Insomma, il servizio de Le Iene ha fatto subito suonare il campanello d'allarme delle fake news. E oggi è lo stesso Matteo Viviani ad ammettere a Il Fatto Quotidiano che i video trasmessi nel servizio erano falsi, con interviste a presunte madri di adolescenti morti costruite ad hoc. "Me li ha girati una tv russa su una chiavetta e ammetto la leggerezza nel non aver fatto tutte le verifiche, ma erano comunque esplicativi di quello di cui parlava il servizio", racconta al giornale italiano l'inviato di Mediaset.
Il fenomeno non è tuttavia da sottovalutare, in quanto vi sarebbero casi reali di giovani che si mettono alla prova con pratiche simili a quelle descritte nei filmati sotto accusa. Lo stesso Viviani racconta: "Sono andato in una classe e ho chiesto quanti conoscessero il Blue Whale prima del mio servizio. La metà degli alunni ha alzato la mano. Noi adulti ignoriamo parte del web, specie quella popolata dai giovanissimi. La polizia ha salvato una ragazzina che era quasi al cinquantesimo giorno del gioco, quindi aveva iniziato prima della puntata". Blue Whale potrebbe essere dunque solo uno dei tanti nomi legati al disagio e ai pericoli che si celano in alcuni angoli del web.