Botta e risposta sulla manovra
I tagli previsti dalla manovra di rientro decisa dal Governo andranno a incidere su una moltitudine di settori diversi. Fra questi, come noto, ci sono anche le istituzioni sociali che godono di contributi pubblici. Le misure di risparmio imposte a questo sensibile settore della società avevano spinto il comitato dell’Associazione ticinese delle istituzioni sociali (ATIS) a prendere posizione in una lettera, indirizzata alla Commissione della gestione e in copia al Consiglio di Stato. Come aveva riferito la Regione, nello scritto firmato dal presidente Mauro Mini (ex giudice del Tribunale d’appello) e dal vicepresidente Damiano Stefani (presidente del Consiglio della magistratura), l’associazione – che raggruppa istituti per disabili, centri educativi per minorenni e il settore delle dipendenze – aveva fortemente criticato i tagli, giudicati «inaccettabili e altamente pericolosi».
Questione di proporzioni
Non solo: «Le numerose istituzioni che ATIS rappresenta adempiono un compito su incarico dello Stato. Tagliare i finanziamenti» con queste modalità «significherebbe mettere seriamente a repentaglio la possibilità di adempiere adeguatamente questo mandato, con la conseguenza che a rimetterci sarebbero gli utenti e le loro famiglie». Sotto accusa anche la proporzione degli interventi sul settore delle istituzioni sociali rispetto ad altri. Nella lettera si ricordavano infatti gli 11 milioni di franchi di risparmio sul settore degli invalidi, «una cifra che rappresenta una riduzione dell’8,4% della spesa per questi centri». L’ATIS criticava anche la riduzione lineare dei contratti di prestazione e il rallentamento/posticipo di nuove iniziative o progetti nelle strutture per invalidi. Ma anche la richiesta del Governo di attingere ai fondi di riserva (fondi costituiti come richiesto dal Cantone e che servono, a seconda della tipologia, alla copertura dei rischi aziendali, alla promozione e allo sviluppo di prestazioni o attività in favore degli utenti o alla manutenzione straordinaria).
Richiesta definita «illegale, iniqua, sproporzionata e che porterà alla precarizzazione degli istituti», perché, fra le altre cose, «modifica retroattivamente e in modo unilaterale chiusure contrattuali già definite, in spregio ai principi di buona fede».
Qualità intatta
La risposta del Consiglio di Stato non si è fatta attendere. Il Governo ha infatti replicato, su richiesta della stessa Commissione della gestione, ai punti esposti dall’ATIS. «L’insieme dei provvedimenti previsti – sottolinea innanzitutto l’Esecutivo in una lettera indirizzata alla Gestione, che il CdT ha potuto visionare – non pregiudicherà la qualità e la quantità delle prestazioni, ritenuto che la misura quantitativamente più rilevante, ovvero quella del prelievo dei fondi, permetterà di assicurare gli standard di presa a carico e il numero di posti attuali». Verranno inoltre valutate esigenze particolari. Di conseguenza, il Consiglio di Stato non ritiene che vengano meno «i presupposti alla base dell’attuale rapporto di partenariato e di fiducia». Anche perché, ricorda, prima di licenziare il messaggio sul Preventivo 2024 alcuni consiglieri di Stato hanno incontrato una rappresentanza degli enti interessati. «In quell’occasione non sono peraltro state avanzate proposte alternative per raggiungere gli obiettivi di contenimento della spesa».
Fondi rilevanti
Nella sua risposta, il Governo mette quindi in risalto «l’importante investimento del Cantone in questi settori (circa 172 milioni nel 2022), in particolare in quello della disabilità». Investimento che negli anni ha permesso agli enti «di accumulare una quantità rilevante di riserve», pari a circa 20 milioni di franchi nel 2021. «Si ritiene pertanto che l’utilizzo indiretto di queste riserve sia più che legittimo e in linea con la necessità di far fronte alle difficoltà finanziarie dell’ente pubblico». Di conseguenza, l’utilizzo indiretto delle riserve non è «una proposta iniqua, sproporzionata, sbagliata e che porterà alla precarizzazione degli istituti».
Togliersi i sassolini
Sempre riguardo ai fondi, tema sul quale l’ATIS (oggi in audizione in Gestione) ha insistito molto, il Governo sottolinea «che la misura non prevede un prelievo diretto da parte dello Stato delle riserve prettamente di natura privata, ancorché accumulati in buona parte grazie ai contributi pubblici». La misura, scrive l’Esecutivo, «si traduce in una riduzione dei contributi globali versati, pari al 40% dei fondi cumulati, laddove presenti. In questo senso riteniamo che la misura non sia illegale». Per quanto riguarda il posticipo di nuove iniziative, il Governo spiega poi che «non comporta un blocco definitivo sulla crescita dei settori», e che verranno valutate prioritariamente «la necessità di rispondere a bisogni emergenti». Detto questo, il Consiglio di Stato comprende le preoccupazioni espresse dall’ATIS, dicendosi disponibile a prendere in considerazione le ipotesi di contenimento evocate dall’associazione. Ma «a condizione che le stesse siano concrete e raggiungano gli obiettivi finanziari stabiliti». Infine, il Governo, accusato di misure «illegali», si toglie qualche sassolino dalla scarpa. E scrive: «Ai fini di un corretto dialogo istituzionale, non possono essere accettate le formulate accuse di illegalità all’indirizzo dell’agire del Consiglio di Stato, specie se sottoscritte da Magistrati o ex Magistrati dell’Ordine giudiziario».