Brian Molko dei Placebo contro Giorgia Meloni: «Pezzo di m***, fascista»»

Ci risiamo: i Placebo suonano in Italia e, al di là della loro musica, fanno discutere. Dopo gli insulti rivolti nel 2010 all’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e lo scompiglio creato al Festival di Sanremo (era il 2001, ci arriviamo), questa volta il leader della band britannica, Brian Molko, se l’è presa con la premier Giorgia Meloni. Gli insulti - pesantissimi - dal palco dello Stupinigi Sonic Park, a Nichelino (Torino), non sono certo passati inosservati. Il musicista, tra una canzone e l’altra, si è rivolto al pubblico in italiano dicendo: «Giorgia Meloni, eh? Pezzo di mer*a, fascista, razzista. Vaff***», con tanto di gesto dell’ombrello.
Nonostante gli spettatori abbiano esultato per l’invettiva di Molko (almeno, questa è la reazione che si vede nei filmati), gli insulti vomitati dal cantante sulla premier italiana sono stati segnalati alla Procura dalle autorità presenti all’evento. Al momento non risultano provvedimenti della magistratura, ma in una nota dei carabinieri viene confermata la segnalazione: «Autorità giudiziaria informata, per le valutazioni del caso, da tenenza cc Nichelino mediante annotazione dei militari della compagnia carabinieri di Moncalieri presenti in servizio di ordine pubblico». Non sono mancate, ovviamente, le razioni dei colleghi di partito di Giorgia Meloni. La vicecapogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera, Augusta Montaruli, ha dichiarato al Corriere della Sera: «Gli insulti verso Giorgia Meloni proferiti dal palco dello Stupinigi Sonic Park sono un fatto inaudito su cui non abbiamo sentito parole né di condanna né di scuse da parte della sinistra che, tra l’altro, governa il comune di Nichelino. Una presa di distanza pubblica è doverosa. Ringraziamo le forze dell’ordine per aver segnalato il fatto alla Procura. Denigrare una persona non è arte ma semplicemente squallido. Non si può permettere che un evento che attira così tante persone venga rovinato da parole-spazzatura nel silenzio generale. Ora la sinistra si schieri altrimenti sarà tra i fan dei fomentatori di odio».
Puntuale è poi arrivata la replica del sindaco di Nichelino, Giampiero Tolardo: «Chi fa parte delle istituzioni sa che gli insulti non sono accettabili, e vanno sempre stigmatizzati. E lo dico da uomo politicamente distante anni luce da Giorgia Meloni. Dal palco non ci sono stati soltanto insulti, ma anche affermazioni politiche: Brian Molko è stato uno dei primi, già negli anni Novanta, a parlare dei diritti civili, per cui ha parlato della identità non binaria. Ed è chiaro che quell'attacco al governo Meloni deve essere collegato a quella sua battaglia. Così come ha anche ricordato di non considerarsi parte di un gruppo britannico, ma europeo: questo per ricordare le sue posizioni europeiste. Insomma: i gruppi rock sono sempre stati portatori di messaggi politici, anche potenti. E non è detto che li debbano manifestare nelle forme compassate della politica istituzionale», ha spiegato il primo cittadino piemontese.
Come anticipato, non è la prima volta che Brian Molko attacca un presidente del Consiglio italiano. Durante un’esibizione a Lucca, nel luglio del 2010, il leader dei Placebo se l’era presa con Silvio Berlusconi, il fondatore di Forza Italia deceduto lo scorso 12 giugno. All’interno della canzone Soulmates, Molko aveva urlato: «So fuck Berlusconi, fuck his motherfucking playmates and his lies» (tradotto: «Allora vaff*** Berlusconi, vaff*** alle sue fott*** olgettine e le sue bugie».
Lasciando da parte la politica, i Placebo avevano fatto parecchio scalpore nella Penisola - e non solo - per la plateale sceneggiata messa in piedi al Festival di Sanremo del 2001. Ospite di quell'edizione, durante un’esibizione in playback, Molko aveva mostrato il dito medio alla telecamera, per poi distruggere chitarra e amplificatore davanti ad una platea allibita, tra fischi, insulti e cori «scemo, scemo» rivolti al musicista britannico.