Turismo invernale

Buona partenza per il ticinopass con un occhio agli americani

La nuova offerta degli impianti ticinesi piace soprattutto alle famiglie - Le stazioni apriranno solo con l’inizio delle vacanze natalizie - In prospettiva, la crescita degli arrivi dagli USA nella vicina Andermatt potrebbe essere sfruttata anche a Sud del San Gottardo
© CdT / Chiara Zocchetti
Paolo Galli
16.12.2024 06:00

Sono arrivati gli americani. D’altronde, già lo si sapeva: le Alpi piacciono molto oltre oceano. Spesso sono finite nei film d’azione, da James Bond in giù. E ora questo nuovo turismo rischia di trasformare le nostre abitudini invernali. Gli americani sono tra noi. Hanno acquistato importanti impianti di risalita svizzeri e stanno attirando tanti connazionali sulle piste di Andermatt e di Crans-Montana. Ma non lì soltanto. È quanto sperano gli operatori turistici ticinesi.

Avvio promettente

In questo senso, decisivo è stato l’approdo in Svizzera del gigante americano Vail Resorts, che ha messo le mani sugli impianti di Andermatt-Sedrun-Disentis e di Crans-Montana. Così facendo (e investendo), ha offerto ai possessori dell’Epic Pass la possibilità di sciare anche da questa parte dell’Atlantico. È, in dimensioni globali, l’idea alla base anche del nostro ticinopass. O del Magic Pass romando, che coinvolge sia l’inverno sia l’estate. Ci si arriverà, probabilmente, anche in Ticino. Ora, perlomeno in partenza, ci si concentra però sulla stagione della neve. L’avvio è promettente. «Sì, è evidente come gli sciatori ticinesi stessero aspettando un prodotto simile. Non appena diventato realtà, il ticinopass ha attirato molti interessati - in particolare le famiglie ticinesi -, subito corsi ad acquistarlo. Noi ci abbiamo messo del nostro, con il marketing e con la promozione iniziale, ma anche il meteo ha fatto la sua parte, con la nevicata di metà novembre». Insomma, stringi stringi, «novembre è stato un mese stellare». Così lo definisce Paolo Cortelazzi, direttore della neonata società Ticinopass. «A fine mese, avevamo praticamente già raggiunto l’obiettivo che ci eravamo posti, con 2.000 ordini». In questa fase, si attende invece l’apertura degli impianti. A quel punto, probabilmente, gli acquisti torneranno ad aumentare. «Gran parte degli impianti apriranno in contemporanea con la chiusura delle scuole, quindi attorno al 20 dicembre».

Essere competitivi

Nicola Mona, nuovo direttore di Valbianca SA, conferma che ad Airolo-Pesciüm l’apertura è stata effettivamente posticipata al 20 dicembre: «Abbiamo deciso di non aprire il 14 perché l’offerta sarebbe stata troppo ridotta. Ma non vediamo l’ora». Sul ticinopass, la sensazione è che ci sia «trepidazione». «Noi stessi percepiamo questo entusiasmo, che si traduce in richieste al telefono o alle casse. Ma senza neve, l’entusiasmo non è sufficiente». E senza ticinopass? Le stazioni ticinesi potevano ancora guardare al futuro con la stessa trepidazione? O la loro sopravvivenza sarebbe stata in pericolo? Lo chiediamo in maniera molto diretta, a Nicola Mona. «Una domanda molto complessa, in effetti. Da un lato questa rete è essenziale, perché permette tante sinergie e rilancia la voglia di sci della clientela. Dobbiamo però riconoscere che tante stazioni hanno comunque vissuto di ricavi propri, sin qui. Quindi sarà interessante osservare come eventualmente cresceranno i passaggi sui nostri impianti, come si tradurrà concretamente l’acquisto dei pass in entrate». Cortelazzi sottolinea un altro aspetto: «Mi metto sempre nella testa del consumatore. Se amo sciare e vivo in Ticino, o in Lombardia, o oltre San Gottardo, che tipo di offerta vorrei avere?Ecco che il ticinopass mi permette grande libertà di scelta. E permette agli impianti e al territorio di essere competitivi, uniti, non frammentati, quindi all’altezza di altre realtà. Abbiamo un nome che va al di là del singolo resort».

Un’ambizione, o forse un sogno

Un nome quindi che può essere speso e venduto anche altrove. Stiamo guardando «oltre», oltre questo 2024-2025 che sa tanto anche di esperimento, almeno per ora. Stiamo guardando all’America. Si fatica ad ammetterlo, ma l’ambizione di conquistare quel mercato - di aggrapparsi al treno in corsa -, o comunque altri mercati, c’è. Paolo Cortelazzi ammette: «Posso parlare per esperienza personale: sì, gli americani in effetti stanno arrivando ad Andermatt a sciare. Sono arrivati già a novembre. Non me lo sarei neppure aspettato, così presto. E per noi, così vicini, è un’opportunità». Spesso, gli sciatori sono interessati a conoscere nuove piste nei dintorni delle località di vacanza. «Perché non il Ticino? E vale d’inverno come d’estate». L’ente del turismo ne è consapevole. Insomma, se ne parla. «Io poi sono ottimista di natura», sottolinea ancora Cortelazzi. Ma questo ottimismo trova una corrispondenza anche nelle parole prudenti di Nicola Mona, che ricorda come i legami con Andermatt siano solidi, anche al netto del ticinopass. Una questione di vicinanza, ma anche di azioni combinate. «Poi è chiaro che sul piano globale non è scontato trovare Airolo tra i grandi nomi svizzeri. Ma ci proviamo, certo. E dovremo essere creativi, proponendo qualcosa che salti subito all’occhio, qualcosa che attualmente magari ancora non c’è». E poi concede: «Ci stiamo lavorando, ma è come trovare un ago in un pagliaio. Chissà, un giorno il ticinopass potrebbe essere sulla cartina del turista americano». Per il momento, però, ogni resort mantiene anche la propria identità. «Il ticinopass è una sorta di “cappello”, ma ogni stazione ha i propri atout», conferma Mona. Che poi approfondisce: «Ad Airolo, per esempio, ci rivolgiamo soprattutto ai gruppi, alle scuole, e quindi ci identifichiamo con lo sport, con le prestazioni, con la formazione. D’altronde, abbiamo una storia che parla per noi, se pensiamo a tutte le campionesse cresciute sulle nostre piste». Anche questa potrebbe essere una carta da giocare, al di là del ticinopass: l’unicità.

Mike Goar*: «L’Europa ha un richiamo globale, noi portiamo la nostra identità»

Che cosa vi ha spinti a investire in Svizzera?
«L’espansione della rete di stazioni sciistiche di Vail Resorts in Europa è da tempo una priorità strategica per la nostra azienda. L’obiettivo è creare un’esperienza di vita per i nostri dipendenti, i nostri ospiti e le nostre comunità, sostenendo al contempo la vitalità dell’industria sciistica. L’Europa non solo ha un’importante popolazione sciistica locale, ma svolge un ruolo cruciale nel mercato sciistico globale, attirando sciatori da tutta Europa e dal mondo intero. Riconoscendo questo richiamo globale, siamo stati entusiasti quando siamo entrati nel mercato nel 2022 con l’acquisizione di Andermatt-Sedrun».

Qual è il vostro pubblico di riferimento?
«L’espansione in Europa offre più opzioni e valore ai titolari di Epic Pass in Nord America e Australia, ma il nostro obiettivo principale è creare una rete di resort in Europa per gli europei. Siamo entusiasti di ascoltare e imparare dai nostri partner europei di Andermatt-Sedrun e Crans-Montana, e crediamo nel lavoro per creare partnership durature che aiutino a costruire comunità di resort forti. Vail Resorts ha una lunga storia di radicamento nelle comunità in cui opera».

Non si tratta di un’americanizzazione delle stazioni europee?
«Non ci limitiamo a raccogliere attività. La nostra strategia non consiste nell’espandere il nostro portafoglio per il gusto di crescere. Al contrario, stiamo aggiungendo resort che sono unici e complementari alla nostra rete e non duplicati. Allo stesso tempo, ci impegniamo a investire profondamente in ogni struttura che acquisiamo. Questo comporta non solo il miglioramento degli aspetti fisici delle proprietà, ma anche l’elevazione dell’esperienza degli ospiti. Preservare l’identità unica dei nostri resort è fondamentale per la prosperità di ciascuno di essi e per il nostro successo collettivo. Vail Resorts porta forza e stabilità attraverso una rete integrata di resort. Il nostro modello commerciale incentiva gli ospiti ad acquistare le entrate in anticipo, bloccandole prima della stagione e permettendoci di reinvestire continuamente nei resort. I nostri investimenti e la condivisione delle migliori pratiche in tutta la nostra rete contribuiscono a garantire stabilità».

Avete preso in considerazione le stazioni della Svizzera italiana?
«Non commentiamo speculazioni. Ma la nostra strategia è di espandere le nostre attività in Europa. Le nostre acquisizioni sono state estremamente mirate, con l’aggiunta di comprensori che sono unici e complementari piuttosto che duplicati. Il nostro obiettivo è fornire esperienze che siano aggiuntive per gli ospiti dell’Epic Pass. La nostra attenzione va oltre la semplice acquisizione di beni, ma si tratta di garantire che ogni struttura che portiamo a bordo sia in linea con la nostra visione di esperienze differenziate e di eccellenza esecutiva».

Non siete preoccupati dalle conseguenze del cambiamento climatico sullo sci?
«Siamo consapevoli delle sfide uniche che il cambiamento climatico pone all’industria dello sci. Il nostro modello di business mira a rendere l’industria sciistica più resiliente e stabile. Non si tratta solo di sopravvivere, ma di prosperare in un ambiente in continua evoluzione. Uno dei vantaggi principali del nostro modello è la creazione di una rete collegata di comprensori. Questa interconnessione ci permette di condividere le migliori pratiche tra le nostre proprietà, il che è fondamentale per mitigare gli effetti della variabilità in ogni regione. Sfruttando la nostra esperienza collettiva, possiamo garantire che i nostri resort siano meglio attrezzati per affrontare le sfide del cambiamento climatico».

* chief operating officer, Vail Resorts Svizzera