Il fatto

Cade (per davvero) la discriminazione dei gay nella donazione di sangue

Dal 1. novembre, in Svizzera, eterosessuali e omosessuali seguono le stesse regole nei centri trasfusionali: «Per me è come una pagina di un libro di storia»
L'infermiera Agnes Besancon preleva campioni di sangue di Gabriel Delabays durante una donazione dopo che la Svizzera ha eliminato le restrizioni di lunga data sugli omosessuali. Centro trasfusionale CRS di Epalinges, Losanna, 1° novembre 2023 © Reuters/Denis Balibouse
Jona Mantovan
04.11.2023 17:00

Gabriel Delabays si siede con calma, con i piedi sollevati su una sedia reclinabile. Agnes Besancon, l'infermiera, gli preleva il sangue dal braccio sinistro nel Centro trasfusionale della Croce Rossa Svizzera di Épalinges (vicino a Losanna). È un giorno speciale: è il 1. novembre 2023. Il primo in cui gli omosessuali, in Svizzera, possono donare il sangue senza ulteriori restrizioni. Il merito, infatti, è di una modifica ai criteri di donazione del sangue «per gli uomini che hanno rapporti sessuali con altri uomini», che ha reso i criteri di non idoneità uguali per omosessuali ed eterosessuali.

Il 27.enne, membro del consiglio comunale del sobborgo losannese di Écublens — rappresentante del Partito Liberale Radicale — è raggiante e, soddisfatto, dichiara alle telecamere della Reuters che questo «è un giorno speciale, il primo in cui possiamo donare sangue ufficialmente come omosessuali e con meno restrizioni. Perché in precedenza dovevamo osservare 12 mesi di astinenza, era piuttosto severo. Ora siamo trattati allo stesso modo di tutti, è più facile ed è importante. Sono commosso dal fatto che io possa farlo, soprattutto dopo una battaglia così lunga. Sono anni che mi batto per questo, sono felice che finalmente stia accadendo».

Dall'altra parte della Svizzera Stefano Fontana, direttore medico del Servizio Trasfusionale della Svizzera Italiana, saluta con soddisfazione le nuove regole: «Sì, siamo contenti. In Ticino il 1. novembre è stato un giorno festivo e quindi applichiamo questa nuova regola solo da giovedì. Non abbiamo ancora avuto notizia di "uomini che hanno rapporti sessuali con altri uomini" che hanno donato in Ticino, ma d'altronde noi non lo chiediamo più, perché non facciamo più alcuna differenza. E trovo che sia giusto così», sottolinea il 59.enne, che aveva preso parte al gruppo di lavoro nazionale incaricato dai Servizi Trasfusionali della Croce Rossa Svizzera di valutare questa modifica con l'Ufficio Federale della Sanità Pubblica. «La nostra analisi aveva mostrato che la modifica dei criteri di idoneità per la donazione non aumenta significativamente il rischio per i pazienti ed è conforme ai criteri di qualità più rigidi. Allo stesso tempo, diamo la possibilità a persone motivate di donare il sangue. Cosa, questa, che rimane molto importante per la cura dei pazienti ticinesi».

Questo non significa, però, che non ci siano delle restrizioni. In base alle nuove norme, oggi si applica un periodo di attesa di quattro mesi a tutte le persone dopo l'ultimo rapporto sessuale con un nuovo partner, eterosessuale o omosessuale, o un periodo di attesa di 12 mesi se i contatti sessuali sono avvenuti con più di due partner negli ultimi quattro mesi. Prima del 2017, agli uomini gay veniva sistematicamente impedito di donare il sangue in Svizzera, una politica che risaliva all'inizio dell'epidemia di HIV/AIDS negli anni Ottanta. Da allora, gli uomini sessualmente attivi con altri uomini potevano donare il sangue solo se erano passati dodici mesi dall'ultimo rapporto omosessuale.

Gaé Colussi, responsabile regionale per la Svizzera francese di Pink Cross, organizzazione che rappresenta gli interessi di uomini gay e bisessuali in tutto il Paese, afferma che era giunto il momento. «Sono quasi 40 anni che gli uomini che hanno rapporti sessuali con altri uomini sono stati esclusi dalla possibilità di donare il sangue, per ragioni discutibili, perché ci sono molti Paesi che non hanno mai avuto queste restrizioni eppure non hanno avuto più scandali dei Paesi che le hanno avute», ammette il 28.enne, che ha raggiunto lo stesso centro trasfusionale di Épalinges poco dopo che Gabriel Delabays l'aveva lasciato dopo la donazione. «Così, la Svizzera ha preso tempo, abbiamo seguito la Germania e la Francia che hanno recentemente cambiato le loro restrizioni, quindi la sensazione principale che abbiamo è “finalmente”. Finalmente possiamo partecipare alla società in questo modo. Le esclusioni sono scomparse in questo campo. Finalmente. Questa è la sensazione principale».

È una piccola pagina in un libro di storia che dice: ‘Ecco, il 1° novembre 2023 la Svizzera ha permesso agli omosessuali di donare il loro sangue più facilmente’
Gabriel Delabays, 27 anni, consigliere comunale di Écublens

Un gesto che può salvare vite

In effetti, come riporta il giovane, alcuni altri Paesi europei, tra cui Spagna e Italia, non hanno restrizioni che impediscono agli uomini che hanno rapporti sessuali con altri uomini di donare il sangue. Ed è stata proprio la Francia, l'anno scorso, ad aver eliminato ulteriori restrizioni per i donatori di sangue gay. Swiss Transfusion SRC, che assicura l'approvvigionamento di sangue in Svizzera, aveva presentato alle autorità mediche la richiesta di rivedere i criteri sulla base di una valutazione del rischio dei comportamenti sessuali, della situazione epidemiologica in Svizzera e dei dati provenienti da Paesi che hanno già abolito le restrizioni. SwissMedic, l'autorità che si occupa della licenza e del monitoraggio degli agenti terapeutici, aveva poi accettato le modifiche.

«Non è perché siamo stati esclusi per così tanti anni che dobbiamo dire "siamo stati puniti, continuiamo a punirci da soli e non doniamo sangue". Penso che sarebbe un grande errore. Ora che le restrizioni sono state eliminate, dobbiamo andare, dobbiamo donare il sangue se vogliamo farlo. È un piccolo gesto che può salvare delle vite», conclude il giovane donatore. «È una piccola pagina in un libro di storia che dice: "Ecco, il 1. novembre 2023 la Svizzera ha permesso agli omosessuali di donare il sangue più facilmente". Non penso che dovremmo limitarci a vedere questo traguardo come quello di una comunità. È bello superare le barriere e promuovere le cose giuste da fare per tutti».

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