Cade un altro sasso: colpita un'auto posteggiata a Gandria
Un altro masso. E non tanto piccolo. Allarmismo? No, solamente fatti. Che in teoria dovrebbero essere seguiti da spiegazioni. E da rassicurazioni, eventualmente. Così, per il momento, non è. Anche questo è un fatto. Come il susseguirsi di tre episodi in una ventina di giorni sul territorio di Lugano. Il primo è stato quello più triste. Per tutti. Martedì 7 gennaio, un masso di grosse dimensioni è caduto da una parete rocciosa sopra via Cugnoli a Cimadera travolgendo l’auto che passava in quel momento e l’uomo alla sua guida. Per lui non c’è stato niente da fare. Dallo stesso versante, venerdì 24, si è staccato un altro sasso. Era grande come un pallone e non ha ferito nessuno, ma il ricordo di quanto accaduto due settimane prima pulsava ancora. Del terzo caso diamo notizia oggi: lunedì a Gandria, lungo la strada che scende verso il paese, è caduto il masso che potete vedere nella foto. Secondo nostre informazioni, ha colpito una vettura posteggiata e non ha ferito nessuno. Non sappiamo da che punto si sia staccato: se dalla parete sotto la strada cantonale – è l’ipotesi più probabile – oppure da più in alto. Sul posto, dopo la posa delle immancabili strisce rosse e bianche, sono arrivati i tecnici per tutte le valutazioni del caso. Spostandoci appena oltre il confine, ci sarebbe anche un quarto episodio: la frana che ha reso impraticabile la strada provinciale della Val Cavargna, in territorio di San Nazzaro, anche là senza coinvolgere persone.
Silenzio e domande
Tornando in terra elvetica, non è ancora chiaro se le ultime cadute porteranno le autorità a posare delle reti o a realizzare altre opere difensive. Per quanto riguarda Cimadera, dove la strada è di competenza cantonale, il Dipartimento del Territorio ha deciso per il momento di non rilasciare dichiarazioni, essendoci un’inchiesta in corso. Nemmeno il secondo crollo ha cambiato le cose a livello di comunicazione. La cittadinanza vorrebbe però saperne di più. Sia sulle cause che hanno portato a questi franamenti (influisce anche il cambiamento climatico?) sia sugli interventi che potrebbero limitare il rischio. E la Città? Competenze a parte, siamo pur sempre in territorio di Lugano. «I controlli, le verifiche e le decisioni su eventuali opere di premunizione spettano in questo caso al Cantone» ricorda la municipale responsabile della sicurezza Karin Valenzano Rossi. «Tramite i nostri servizi, abbiamo chiesto comunque di essere aggiornati sulle valutazioni fatte. Finora non abbiamo ricevuto risposte, ma credo sia giusto lasciarli lavorare». Un lavoro non semplice e nemmeno veloce, a onor del vero. Ma l’informazione ai cittadini? «Non capisco perché il Cantone non comunichi nulla: sarebbe rassicurante per tutti, e su questo tema il cittadino merita delle spiegazioni». Sulla frana, tra l’altro, il Municipio ha pronta una risposta all’interrogazione inoltrata da Angelo Petralli per il Centro.
Il rischio zero non esiste
In attesa di risposte da Palazzo delle Orsoline, è utile ricordare quelle dateci cinque anni fa dal geologo cantonale Andrea Pedrazzini in merito alla situazione specifica del San Salvatore, anche se i principi sono validi per tutti i luoghi soggetti al problema. «Dobbiamo lavorare per garantire un rischio accettabile – spiegava l’esperto – perché portarlo a zero è impossibile». Le autorità possono monitorare regolarmente i versanti più instabili e piazzare le difese del caso, ma non è facile. «La caduta di massi è meno prevedibile di uno scivolamento profondo» diceva sempre il geologo. «Sappiamo dove sono i sassi pericolanti e sappiamo che traiettoria potrebbero seguire, però bloccarli è complesso». Basta un rimbalzo «sbagliato» e le rocce possono schivare le protezioni. A quel punto, diventano inarrestabili.