Mobilità

Calano i neopatentati, perché? «Pesa il cambio di legge»

Dopo un 2022 già negativo, anche lo scorso anno le nuove licenze rilasciate hanno subito un crollo – In Svizzera la diminuzione è stata del 9%, mentre in Ticino addirittura superiore al 13% – Maurizio Principalli (Associazione maestri conducenti): «Momento complicato, speriamo sia temporaneo»
Martina Salvini
12.03.2024 06:00

L’automobile attrae meno i giovani? Parrebbe di sì, perlomeno, osservando i dati relativi ai neopatentati. Stando alle cifre pubblicate dall’USTRA, infatti, nel 2023 in Svizzera i neopatentati sono stati 75.712, in calo del 9% rispetto all’anno precedente. Stessa situazione in Ticino, dove il numero di patenti rilasciate è risultato nuovamente in diminuzione, a quota 2.591 (-13,5% rispetto al 2022). Tra i 18 e i 24 anni, ossia nella fascia in cui si trova la maggior parte dei neopatentati, i giovani che hanno ottenuto la licenza di condurre nel nostro cantone sono stati 2.182, ben 286 in meno rispetto al 2022 (-11,6%). Ma qual è la ragione? «Da un lato - risponde Maurizio Principalli, vicepresidente dell’Associazione svizzera maestri conducenti Ticino (ASMCTI) - la minore propensione dei giovani a fare la patente può dipendere dal miglioramento del servizio pubblico, che oggi rappresenta una valida alternativa al mezzo privato, ma anche dal minore interesse delle nuove generazioni di possedere un’auto». Insomma, a differenza degli anni passati, sarebbe intervenuto un cambiamento culturale e l’auto non è più considerata una priorità. Ma non è l’unica ragione. A influire – e parecchio - sono state anche alcune novità legislative introdotte tra il 2019 e il 2021. «Il Consiglio federale ha deciso che dai 17 anni può essere rilasciato il patentino, quindi i ragazzi possono iniziare a guidare l’auto con un accompagnatore. Fino ai 18 anni, però, non possono ovviamente presentarsi all’esame di guida», spiega Principalli. Il problema, tuttavia, è che la regola si estende anche ai 19.enni. «Il fatto che si obblighi tutti coloro che hanno tra i 17 e i 19 anni ad attendere almeno un anno prima di poter sostenere l’esame di guida, fa sì che si prolunghi tutto l’iter, costringendo i giovani ad aspettare più a lungo prima di poter sostenere l’esame». Una modifica, spiega Principalli, voluta soprattutto per permettere ai ragazzi di fare più pratica, percorrendo più chilometri prima di sostenere l’esame. A ciò si è aggiunto poi un altro cambiamento: l’eliminazione della scadenza di validità dell’esame teorico. «Una volta superato l’esame teorico, il patentino non scade più dopo 24 mesi. A ridosso della scadenza, si può richiedere - una volta sola - un nuovo patentino». Anziché due anni, quindi, ora il tempo a disposizione per poter sostenere l’esame pratico è raddoppiato. «Con il risultato che molti ragazzi finiscono per procrastinare il momento dell’esame pratico».

L’impatto sul settore

Insomma, dice il vicepresidente di ASMCTI, «negli ultimi anni sono intervenute tante modifiche che, di fatto, hanno avuto un grande impatto per il nostro settore, passato da un anno record come il 2021 a periodi di magra». Con pesanti conseguenze per gli istruttori di guida. «Il calo di lavoro c’è stato, anche se non per tutti. Le scuole guida, che hanno una struttura più grande e possono offrire altri corsi, stanno assorbendo l’impatto». La situazione appare invece più complicata per i maestri conducenti che lavorano in proprio. «Basti pensare che, in media, ogni maestro conducente segue una trentina di allievi, mentre chi lavora nelle scuole guida può contare su 100/120 allievi. Insomma, avere alle spalle una realtà più strutturata come quella delle scuola guida può fare la differenza». Anche perché, prosegue, il margine di manovra per i maestri conducenti è più limitato. «E se si abbassano troppo le tariffe, si finisce per andare in perdita, trovandosi a lavorare il doppio per non incassare comunque a sufficienza». Il momento, ammette Principalli, è delicato: «Il settore sta passando un periodo di oggettiva difficoltà. Notiamo che i nuovi maestri conducenti faticano a entrare nel mercato, dovendo ripiegare su altre occupazioni o, peggio, svolgendo l’attività a prezzi stracciati, pensando di correggere con il prezzo la mancanza di richiesta. Così facendo, però, mettono a repentaglio il loro futuro professionale e creano anche un meccanismo di concorrenza al ribasso che mina l’intera categoria». La speranza è che sia solo uno stallo temporaneo. «La mia impressione è che si tratti di un calo momentaneo, di un assestamento, e che nel giro di un paio di anni il numero di allievi conducenti tornerà a salire. Nel frattempo, dobbiamo stringere i denti».