Canobbio

Campi al Maglio sconfitti dalla pioggia

Le precipitazioni delle scorse settimane hanno rivelato i problemi di drenaggio del terreno di gioco in erba naturale – Un esperto aveva avvertito
Una veduta aerea dell'area del progetto al Maglio. © CdT/Gabriele Putzu
Giuliano Gasperi
16.11.2023 06:00

Timeout. Il nuovo campo in erba naturale al Maglio di Canobbio è andato in difficoltà durante le ultime piogge e dev’essere sistemato. Per il momento niente partite né allenamenti. Una serie di foto scattate a metà settembre mostra il rettangolo verde inzuppato e con ampie pozze d’acqua, e le precipitazioni delle settimane successive non hanno certo migliorato le cose, creando problemi anche a uno dei vicini campi sintetici. Sono terreni di gioco appena costruiti: com’è possibile che il drenaggio per il campo in erba naturale e la gestione delle acque meteoriche per il sintetico non abbiano funzionato? Per il secondo problema, come ci spiega il capodicastero Roberto Badaracco, la causa va ricercata nel fatto che il Maglio è un cantiere aperto, e quindi non è ancora attrezzato per incanalare al meglio i ruscellamenti che si creano in caso di pioggia, agevolati dalla pendenza del fondo. «Per limitarne l’effetto, comunque, abbiamo già preso dei provvedimenti».

Il primo problema è invece di altra natura, o almeno anche di altra natura. Ed è ancora oggetto di approfondimenti da parte dei tecnici. «Se dovesse persistere, la ditta incaricata si metterebbe a disposizione per porvi rimedio e l’intervento – risponde Badaracco a nostra precisa domanda – non sarebbe a carico della Città». In altre parole, di fatto, i campi sono ancora in garanzia. «È quasi meglio che questo intoppo sia emerso in questa fase dei lavori, così possiamo risolverlo subito e al meglio».

Le rassicurazioni e i fatti

Un campanello d’allarme però era suonato. E questo prima delle piogge incriminate. Secondo nostre informazioni, un funzionario della federazione di calcio aveva chiesto informalmente agli addetti ai lavori se il campo naturale fosse stato realizzato seguendo le norme e le direttive del settore. Queste, fra le varie cose, prevedono proporzioni precise tra i materiali, come la sabbia e la materia organica, per la composizione del sottofondo e il drenaggio dei terreni in erba naturale.

Il funzionario era stato rassicurato sulla bontà dei prodotti, ma alla prima pioggia è sorto il problema. I campi sintetici sarebbero stati eseguiti a regola d’arte, ma probabilmente avrebbero dovuto essere «difesi» meglio dai ruscellamenti citati in precedenza. «Il fatto che la parte superiore del centro sportivo non sia ancora stata messa a posto – osserva Badaracco – è il problema principale. Con la caduta di masse d’acqua importanti, sul campo naturale avremmo avuto problemi anche in caso di drenaggio buono. Per esperienza – conclude il vicesindaco – non esistono opere che alla consegna risultano perfette» (basti ricordare i circa 3.500 difetti emersi durante il collaudo del LAC).

C’è fame

Il campo in erba naturale, al Maglio, è l’unico non regolamentare: con i suoi 95 metri per 60 (la Città non aveva lo spazio fisico per un rettangolo da 100 per 64) è omologabile al massimo fino alla terza lega. La sua presenza però è importante per tante società sportive desiderose di un luogo in cui allenarsi. Trovarlo non è scontato, e non lo sarà nemmeno una volta concluso il cantiere del Polo sportivo. Fra Cornaredo e il Maglio, escludendo lo stadio principale, saranno a disposizione sei campi, esattamente come prima dei lavori. «Il loro numero non cambierà, è vero – fa notare Badaracco – ma non bisogna dimenticare una cosa: alla fine avremo più campi sintetici rispetto a prima e quindi più ore di utilizzo, perché quelli in erba hanno bisogno di periodi di ‘riposo’. Se ci fossero più terreni di gioco, comunque, andrebbero via come il pane: c’è fame di campi da calcio. Come di ore ghiaccio: per quello abbiamo voluto partecipare al progetto della nuova pista a Sigirino».

Idea Cadro per i bianconeri

Al tavolo di chi ha «fame» siede anche il FC Lugano, che da tempo sta cercando un campo per i suoi allenamenti ed eventualmente per amichevoli di un certo livello. Dell’opzione Sonvico non si parla ormai quasi più, però ne è emersa un’altra, a qualche tornante di distanza: Cadro. Il campo, che attualmente si trova in uno stato pietoso, è di proprietà del Circolo operaio Boglia Cadro, che vorrebbe sistemarlo al più presto. La Città ha avviato una trattativa per arrivare una forma di cessione del terreno di gioco, che per i bianconeri sarebbe vitale soprattutto durante i prossimi lavori di realizzazione del comparto di Cornaredo Sud; lavori al termine dei quali ci sarà un campo circondato dalla nuova pista di atletica e utilizzabile anche per gli allenamenti del calcio.

E fuori da Lugano?

L’esempio di Cadro ci spinge ad andare oltre e uscire dai confini di Lugano. Se la richiesta di campi è alta e trovare soluzioni per realizzarli o sistemarli non è scontato (né poco costoso) è immaginabile un discorso a livello regionale per sfruttare campi di altri Comuni che oggi non sono utilizzati a pieno? La Città potrebbe partecipare a una loro rinnovamento e ricevere in cambio «ore» per le sue società sportive. «È un discorso che stiamo già imbastendo – fa sapere Badaracco – perché le infrastrutture di Lugano sono già sature. Senza dimenticare che tantissimi atleti vengono da altri Comuni della regione».

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