Territorio

Cantine aperte, un assist al turismo

Torna questo fine settimana l’appuntamento con l’evento enogastronomico «più importante del nostro cantone» - Andrea Conconi (Ticinowine): «Negli ultimi anni, abbiamo raggiunto 40 mila passaggi» - Il segreto? «Passione, qualità e svago»
©Chiara Zocchetti
Francesco Pellegrinelli
11.05.2024 06:00

«Ahi, permette signorina sono il re della cantina ...» canta Vinicio Caposela nella stralunata e barocca ode all’amore di qualche anno fa. «Che cos’è l’amor?» si chiede la voce narrante sulle note boeme di una filastrocca dolce-amara: «Un indirizzo sul comò di un posto oltre mare», «un sasso nella scarpa che punge il passo».

Per i naviganti in cerca di risposte sarà quindi utile, forse, ricordare che questo fine settimana le «cantine» sono «aperte». I numeri della 23.esima edizione sono note suadenti di un ricco programma che vede la partecipazione di 78 aziende vitivinicole ticinesi, spiega al CdT il direttore di Ticinowine Andrea Conconi.

Anche quest’anno, l’appuntamento si svolgerà su due fine settimana. Questo week-end dell’11 e 12 maggio nel Sottoceneri; quello del 18 e 19 maggio nel Sopraceneri.

Più in generale, Conconi non esita a parlare di «Cantine aperte, come uno dei più importanti appuntamenti enogastronomici del nostro cantone»; sicuramente quello che ha contribuito maggiormente allo sviluppo del turismo del vino in Ticino. «Negli anni abbiamo legato l’evento ai lunghi ponti di maggio e questo per assecondare le richieste dei cultori d’oltre San Gottardo che chiedevano più tempo per visitare le cantine nostrane».

Degustazione gratuita

Come un buon ritornello orecchiabile, la formula di «Cantine aperte» è sempre la stessa: «Le cantine hanno una degustazione gratuita di vini che si accompagna di eventi collaterali». Dai laboratori didattici alle passeggiate tra i vigneti, dalle esperienze culinarie alle attività culturali.

Conoscere il produttore

«Negli ultimi anni, abbiamo calcolato che durante i due week-end sono circa 40 mila i passaggi in cantina. C’è chi predilige una sola meta; chi invece ne visita alcune; c’è chi addirittura raddoppia su entrambi i fine settimana». L’apporto della manifestazione all’intero settore è quindi importante, sottolinea ancora Conconi: «L’evento permette di gustare vini di altre regioni, di scoprire ciò che non si acquista normalmente e di conoscere il produttore in un momento di festa».

Una festa che il direttore di Ticinowine accomuna alla vendemmia: «Cantine aperte è la vendemmia dei produttori». Se per il viticoltore la vendemmia è il premio di un anno di fatica tra i vigneti, cantine aperte è il premio dei trasformatori. «Il momento coincide con l’uscita dei primi bianchi della nuova annata; c’è quindi sempre qualcosa di nuovo da far degustare».

Altro che Merlot

E chi dice: «Non vado perché tanto ci sono solo Merlot?». Niente di più sbagliato, replica Conconi. «Il Merlot resta il vino principe del Ticino, ma ci sono molti produttori che hanno piantato nuovi vitigni classici, come il Cabernet Franc, il Sauvignon, la Syrah, il Marcelan o i vitigni resistenti contro le malattie che necessitano di minori trattamenti». Con una parentesi importante: «Siamo gli unici al mondo che vinificano il Merlot in bianco. Una scelta che premia la lungimiranza di chi alcuni anni fa ha intrapreso questa via. C’è poi chi fa spumanti, chi vinifica nell’acciaio, chi lo fa barricato, chi con appassimento». Insomma, anche se il vitigno è uno solo, la gamma delle sue espressioni è sufficientemente aperta per soddisfare anche i palati più esigenti.

Il mercato nazionale

Guardando al mercato interno, i segnali sono positivi. «Il consumo di prodotti locali è in aumento», fa notare Conconi. «Oggi, il vino svizzero fa circa il 37% del mercato interno. Quello ticinese circa il 7%». Positiva anche la tendenza sul consumo di bianchi. «Su questa tipologia di prodotto possiamo ancora crescere». I presupposti dunque sono buoni, anche se le sfide non mancano. Una in particolare: i cambiamenti climatici. «Dal 2017 a oggi abbiamo avuto due gelate e siamo andati vicini a una terza, mentre nei cinquant’anni precedenti non abbiamo mai affrontato questa minaccia. Inoltre, si sono verificati forti temporali e grandinate durante la primavera. Questi eventi climatici estremi potrebbero demotivare i piccoli viticoltori semi-professionisti, anch’essi fondamentali per il mantenimento dell’attuale superficie coltivata».