Cardiocentro, una storia di successo
A 25 anni si è pienamente adulti, integrati nel mondo del lavoro, accademicamente maturati o maturandi, uomini e donne, talvolta pure già genitori. Si entra quindi nel pieno della propria esistenza di vita e professionale. Considerazioni che calzano a pennello anche per quella splendida realtà che risponde al nome di Cardiocentro, celebrato sabato nel patio di palazzo Civico a Lugano per sottolineare i 25 anni d’esistenza. Nel piccolo e astioso Ticino il Cardiocentro è stato una creazione privata, una via disegnata nel 1995 da persone visionarie e lungimiranti, e realizzata nel 1999. Un’iniziativa privata per arrivare laddove l’ente pubblico aveva rinunciato a seguire la via della cardiochirurgia, una mancanza che costringeva i ticinesi a recarsi oltre San Gottardo per problemi di cuore, con il rischio di non arrivare per tempo dove c’erano strutture e conoscenza, o magari anche solo di restare nella solitudine a farsi operare e curare lontano dai propri cari in momenti oggettivamente difficili, quando anche solo una visita e la stretta di una mano cara risultano essere gesti terapeutici. Eppure furono lotte, polemiche e astiosi dissidi, mossi anche dalla gelosia. Perché tutto nacque grazie alla cospicua donazione (30 milioni di franchi) di Eduard Zwick, medico rumeno-germanico deceduto nel 1998, unitamente alla passione cocciuta del professor Tiziano Moccetti, l’uomo nel quale Zwick aveva riposto cieca fiducia. Una miscela della quale possiamo beneficiare tutti, un duo che ha generato un istituto che aiuta a curare e a salvare vite. Importante è stato anche il ruolo avuto dal sindaco di Lugano Giorgio Giudici, nell’era in cui la città sul Ceresio aveva un peso e la sua voce era ascoltata. Le polemiche di allora hanno avuto una coda solo pochi anni fa, in vista dell’applicazione della convenzione tra la Fondazione Cardiocentro che, unitamente al diritto di superficie stabiliva che l’EOC, 25 anni più tardi, «potrà chiedere» la devoluzione gratuita della costruzione e delle attrezzature o la retrocessione del terreno libero da costruzioni. Una sorta di formula potestativa che aveva ridato vita al derby pubblico-privato nel 2018 con aspri confronti tra i protagonisti dell’EOC e del Cardiocentro, conditi da inopportuni sms con pressioni e promesse di dubbia eticità, in parte finiti anche sul tavolo del procuratore generale e con il lancio di un’iniziativa popolare (sottoscritta da ben 16.693 cittadini) per mantenere la creazione Zwick-Moccetti dove era e come era nata. Oggi possiamo osservare tutto quanto con sano distacco, ma va ammesso che l’acredine avrebbe potuto generare danni anche irreparabili. A mente lucida e con i riflettori del derby ormai spenti, va ammesso che l’happy end con l’integrazione (e non una autentica fusione) nell’EOC, va osservata con soddisfazione. Così, alla fine, è stato tra le parti e così va bene a tutti. Cittadini che guardano non ai personalismi, come quello esagerato tra il presidente dell’EOC Paolo Sanvido e Moccetti, con quest’ultimo che a La domenica del Corriere ebbe a dire di Sanvido: «Per me era come un figlio, ma ora mi sento ferito dal suo comportamento». Ma le persone intelligenti, alla fine, guardano all’interesse generale, collettivo, e diciamolo, sono anche capaci di mettersi una mano sul cuore, magari mantenendo i propri personali giudizi, ma anteponendo quella che è l’autentica priorità. La splendida realtà del Cardiocentro, fiore all’occhiello di quella che descriviamo come eccellenza medica in ambito cardiologico, una struttura per tutto il Ticino e al servizio dei ticinesi. Oggi ancora più di ieri. Una realtà in espansione, della quale essere orgogliosamente fieri.