Campione d'Italia

Casinò alla cassa: deve risarcire 46 dipendenti licenziati

Il Tribunale di Como ha stabilito che la casa da gioco dovrà versare loro dodici mensilità - Una stangata da 5 milioni
©Gabriele Putzu
Bernardino Marinoni
14.12.2022 06:00

Quarantasei ex lavoratori del Casinò di Campione che avevano impugnato il licenziamento collettivo deciso dai curatori fallimentari riceveranno dodici mensilità come risarcimento. Lo ha stabilito la seconda Sezione civile del Tribunale di Como accogliendo parzialmente l’istanza dei ricorrenti, a ciascuno dei quali spetterà, come detto, il pagamento di «dodici mensilità dell’ultima retribuzione globale di fatto, con rivalutazione monetaria e interessi legali dal licenziamento al saldo».

Il giudice, per contro, ha respinto la richiesta relativa alla reintegrazione nel posto di lavoro, dichiarando il rapporto risolto. La condanna del Casinò al risarcimento delle 12 mensilità per ciascuno dei 46 ex dipendenti è stimata nel controvalore di circa 5 milioni di euro. Ma questa potrebbe essere solo una tappa nel contenzioso che prevede, per il 20 dicembre prossimo, un’udienza per un altro ricorso:quello interposto da un centinaio di altri ex dipendenti della casa da gioco, a loro volta licenziati al tempo del fallimento.

Il caso riguarda evidentemente degli ex lavoratori del Casinò che non sono stati riassunti quando, a inizio 2022, la struttura ha riaperto i battenti. È vero che nel piano concordatario si prospettano future assunzioni, ancorate comunque all’andamento dell’attività, ma resta il fatto che dei quasi 500 lavoratori in servizio nel 2018 le riassunzioni riguardano un organico che oggi consta di 174 unità. Dunque, dopo le vicissitudini giuridiche che avevano riportato in buone acque la società di gestione della casa da gioco, non finiscono le vicende che la conducono davanti ai giudici.

Per quanto riguarda la decisione sui quarantasei ex dipendenti, il giudice Giovanni Luca Ortore ha accolto un ricorso, quello dei lavoratori, basato sul fatto che i curatori fallimentari avevano omesso di inviare la comunicazione finale con l’elenco degli impiegati lasciati a casa. I ricorrenti inoltre contestavano la mancanza di requisiti di legge nella comunicazione di avvio della procedura, considerandola «palesemente viziata». Il giudice sostiene invece che debba «ritenersi infondato» l’addebito dei ricorrenti in merito alla «mancata indicazione di misure alternative al licenziamento», poiché i curatori fallimentari avevano «illustrato ampiamente le ragioni per cui ritenevano necessario che la società - gravata di ingenti debiti e operativa in un settore commerciale del tutto particolare, che precludeva l’immediato subentro di un soggetto diverso - terminasse la propria attività per evitare un incremento del dissesto, in quanto i futuri costi (certi) non sarebbero stati sostenibili».

Per contro, il giudice reputa che non sia corretta la linea dei curatori fallimentari di ritenere «superflua» la comunicazione alle organizzazioni sindacali dell’elenco dei lavoratori licenziati: a norma di legge é «inderogabile» che venga loro inviata, «pure nel caso di chiusura dell’attività con il licenziamento di tutto il personale», come a Campione d’Italia. I licenziamenti sono quindi stati giudicati «inefficaci», fermo restando, come detto, che il rapporto di lavoro degli ex dipendenti con la casa da gioco dell’enclave è da ritenersi concluso. Ai lavoratori, tuttavia, spetta «un’indennità risarcitoria onnicomprensiva» che il giudice ha stabilito in dodici mensilità.

In conclusione, recita la decisione del Tribunale di Como, «il Casinò di Campione SpA dev’essere condannato al pagamento di tale somma, oltre alla rivalutazione monetaria e agli interessi legali». Per finire, la Corte condanna il Casinò al pagamento delle spese di giudizio per metà, liquidate in oltre 20 mila euro.