Allarme siccità

C’è poca acqua, ma il Ceresio non è “egoista”

Il deflusso verso il Verbano attraverso la Tresa rimane regolare nonostante i disagi – «Se lo diminuissimo il lago salirebbe di poco e il fiume ne soffrirebbe a livello ambientale»
Giuliano Gasperi
23.06.2022 06:00

Tutti i laghi sono sulla stessa barca. Mentre sul Verbano le autorità italiane e quelle ticinesi discutono su quanta acqua dovrebbe defluire verso il bacino del Po, dove la siccità ha portato ad un razionamento della fornitura agli agricoltori, il Ceresio continua a dare il suo contributo in modo abbastanza regolare alla Tresa (e di conseguenza al lago Maggiore) nonostante anche il suo livello sia ai minimi storici. La pioggia caduta nelle ultime ore è servita più che altro a scacciare l’umidità: ieri pomeriggio l’altezza registrata alla stazione di Melide era di circa 270,2 metri sopra il livello del mare. Poco, anche se il periodo più difficile è stato quello fra marzo e aprile, durante il quale il livello è sceso sotto la soglia psicologica dei duecentosettanta metri. Siamo comunque fra i cinquanta e i sessanta centimetri in meno rispetto ai valori medi degli ultimi cinquantaquattro anni (1965-2019, come indicano le statistiche pubblicate sul sito_www.hydrodaten.admin.ch, che fornisce anche indicazioni in tempo reale).

Più costi che benefici

Dal Ceresio, attualmente, fuoriescono 7 metri cubi d’acqua al secondo verso il fiume Tresa e il Verbano. «La stessa quantità che ormai da mesi sta entrano nel lago di Lugano» osserva Andrea Salvetti, sostituto capo dell’Ufficio dei corsi d’acqua del Cantone e responsabile della regolazione del flusso dal Ceresio. Il saldo idrico è dunque in pareggio, ma i disagi restano, soprattutto per le imbarcazioni. La domanda sorge spontanea: non si potrebbe trattenere un po’ più acqua?

«Non possiamo, faremmo andare in secca la Tresa creando altri problemi ambientali. E anche se dovessimo dimezzare il deflusso – continua Salvetti – il lago si alzerebbe di meno di un centimetro». Il discorso cambierebbe se dovessero calare ancora gli afflussi: uno scenario che non si augura nessuno.

Se il binario «finisce»

Fabio Schnellmann, segretario del Consorzio pulizia delle rive e dello specchio d’acqua del lago Ceresio, ricorda che la convenzione fra autorità svizzere e italiane sui deflussi verso la Tresa prevede una forchetta fra i 5 e gli 8 metri cubi al secondo: «Con i sette attuali siamo quasi al massimo, ma capisco che scendere causerebbe altri problemi: è il classico gatto che si morde la coda».

Una delle barche dello stesso Consorzio, ormeggiata alla foce del Vedeggio, ha avuto problemi a causa dell’acqua bassa. «Finalmente abbiamo ottenuto l’autorizzazione per un dragaggio, seppur limitato alla zona di uscita e di entrata del natante. Credo che un’operazione di questo tipo – aggiunge Schnellmann – vada estesa a tutta l’area  circostante. Di fronte al Camping Lugano Lake di Agno, ad esempio, si è creata una zona con poco ricambio d’acqua che non è ideale per chi vuole fare il bagno». Anche in città ci sono stati effetti sgraditi: «Alla Lanchetta, ad esempio, abbiamo diversi utenti che da mesi non possono uscire con le loro barche perché i binari, con il lago così basso, risultano troppo arretrati. Alcuni di loro li hanno fatti allungare, mentre altri hanno chiesto di cambiare temporaneamente il loro posto; ma accontentare tutti è impossibile».

Il pressing dei pescatori

Sul tema recentemente era intervenuto anche Maurizio Costa, presidente della società di pesca La Ceresiana. Si era chiesto se non fosse il caso, alla luce dei cambiamenti climatici, di rivedere la convenzione con l’Italia sui livelli del Ceresio. Costa si era poi detto dispiaciuto del fatto che nei mesi invernali non fosse stato effettuato un dragaggio delle foci dei fiumi, soprattutto quella del già citato Vedeggio, «dove si sono formate enormi isole di fango e sabbia che ostacolano il regolare deflusso delle acque».

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