Confederazione

C'è tempo fino a mezzogiorno per votare

Quattro sono gli oggetti federali su cui la popolazione elvetica è chiamata a esprimersi: il Decreto federale sulla Fase di potenziamento 2023 delle strade nazionali, due modifiche al Codice delle obbligazioni riguardanti il Diritto di locazione (sublocazione e disdetta per bisogno personale) e il finanziamento uniforme delle prestazioni stazionarie e ambulatoriali (EFAS)
© CdT / Chiara Zocchetti
Red. Online
24.11.2024 09:01

Urne aperte oggi in tutta la Svizzera dove la popolazione è chiamata a esprimersi su quattro oggetti federali: il Decreto federale sulla Fase di potenziamento 2023 delle strade nazionali, due modifiche al Codice delle obbligazioni riguardanti il Diritto di locazione (sublocazione e disdetta per bisogno personale) e il finanziamento uniforme delle prestazioni stazionarie e ambulatoriali (EFAS). Chi non avesse ancora espresso la propria volontà ha tempo fino a mezzogiorno per farlo recandosi in uno dei molti seggi presenti in Ticino oppure depositando la busta del voto per corrispondenza (contenente la carta di legittimazione debitamente compilata nonché le schede di voto) in una bucalettere di quartiere.

Ma, esattamente, su cosa si vota? Vediamo i quattro oggetti in dettaglio.

Decreto federale sulla Fase di potenziamento 2023 delle strade nazionali

La disponibilità di infrastrutture di trasporto moderne ed efficienti è di vitale importanza per la popolazione e l’econo­mia. La Confederazione investe perciò continuamente nella rete ferroviaria e stradale. Dal 1990 il volume di traffico sulle strade nazionali è più che raddoppiato e provoca regolarmente colon­ne in diversi tratti della rete. Per evitarle, gli automobilisti e i camionisti ripiegano su percorsi che attraversano villaggi e quartieri residenziali, compromettendo la sicurezza e la qualità di vita degli abitanti. La Confederazione e i Cantoni hanno il compito di porre rimedio a questa situazione; a tal fine provve­dono anche ad ampliare i tratti interessati della rete delle strade nazionali, così da decongestionarli.

È importante notare come nessuno dei sei tratti autostradali interessati dal potenziamento si trovi su suolo ticinese. I tratti stradali che Consiglio federale e Parlamento si sono posti l'obiettivo di decongestionare sono infatti i seguenti:

  • la A1 tra Le Vengeron e Nyon;
  • la A1 tra Berna-Wankdorf e Schönbühl;
  • la A1 tra Schönbühl e Kirchberg;
  • la A2 a Basilea (nuova galleria sotto il Reno);
  • la A4 a Sciaffusa (seconda canna della galleria Fäsenstaub);
  • la A1 a San Gallo (terza canna della galleria del Rosenberg).

Per questi progetti, finanziati dal trasporto motorizzato attraverso il Fondo per le strade nazionali e il traffico d’agglo­merato, sono previsti 4,9 miliardi di franchi. Le procedure di approvazione resteranno invariate: i cittadini, i Comuni e le associazioni direttamente interessati potranno infatti pronunciarsi in merito ai singoli progetti e, se del caso, presentare ricorso. Poiché è stato chiesto il referendum, la Fase di potenziamento 2023 è stata posta in votazione.

Da parte loro, Consiglio federale e Parlamento raccomandano di votare «SÌ» in quanto numerosi tratti delle strade nazionali sono congestionati e il traffico continua ad aumentare, provocando colonne e costi elevati per la popolazione e l’economia. Con i sei progetti in questione, Consiglio federale e Parlamento si propongo­no di decongestionare determinati tratti, evitando così che le auto e i camion ripieghino sulle strade di quartieri residen­ziali e villaggi.

Secondo il comitato referendario che invita a votare «NO», invece, il previsto ampliamento ha un costo esorbitante e un impatto eccessivo in termini di consumo del suolo. Non permetterà inoltre di risolvere i problemi attuali, dato che gli ampliamenti non fanno altro che incrementare il traffico e provocare più colonne, più inqui­namento, più rumore e più emissioni di CO2. Per queste ragioni il comitato referendario ritiene che sia ora di affrontare la questione dei trasporti con una pianificazione oculata.

Diritto di locazione: sublocazione

Il locatario di un’abitazione può sublocare temporanea­mente la propria abitazione o alcune stanze. Questa possibilità è prevista anche per i locali commerciali. A volte, però, l’abita­zione è sublocata senza il necessario consenso del locatore o a un prezzo spropositato. Per impedire questi abusi, il Parla­mento ha deciso di modificare le pertinenti disposizioni del Codice delle obbligazioni.

In futuro, chi intende sublocare dei locali dovrà farne richiesta scritta al locatore e ottenere il suo consenso scritto. Il progetto prevede che il locatore possa rifiutare la sublocazio­ne, in particolare se la durata prevista supera i due anni. Qualora il locatario violi gli obblighi connessi alla sublocazione, il locatore può inviare una diffida scritta. Se la diffida resta infruttuosa, il locatore ha la possibilità di disdire il contratto di locazione con un preavviso di 30 giorni. Contro il progetto è stato chiesto il referendum, motivo per cui è posto in votazione.

Consiglio federale e Parlamento raccomandano di votare «SÌ» poiché la modifica legislativa intende impedire abusi nell’ambito della sublocazione. Ritengono inoltre che sia necessario intervenire a causa dell’evoluzione sul mercato delle locazioni e della diffusione delle piattaforme online che hanno portato a un aumento degli abusi. Consiglio federale e Parlamento sottolineano poi che il diritto alla sublocazione resta garantito.

Da parte sua, il comitato referendario chiede di votare «NO» perché il progetto limita drastica­mente la prassi comprovata della sublocazione. Questa revisio­ne, che il comitato referendario definisce «vessatoria», interessa centinaia di migliaia di persone ed è parte, sempre secondo i sostenitori del «no», di un attacco massiccio alla protezione degli inquilini. Il timore è che in futuro basterà una minima inadempienza per ricevere la disdetta. Il vero obiettivo sarebbe quindi agevolare le disdette per poi aumentare ulteriormente le pigioni.

Diritto di locazione: disdetta per bisogno personale

Il Codice delle obbligazioni prevede che il proprietario possa recuperare rapidamente le abitazioni o i locali commer­ciali locati per adibirli a uso proprio. Il cosiddetto bisogno personale è rilevante in particolare in tre casi: in primo luogo, la disdetta per bisogno personale può essere data da chi acqui­sta un immobile; il termine di preavviso è di tre mesi per le abitazioni e di sei mesi per i locali commerciali, anche se il contratto prevede un termine più lungo. In secondo luogo, il proprietario può dare la disdetta per un bisogno personale anche durante il periodo di attesa di tre anni che può interve­nire dopo un contenzioso con il locatario. Infine, il bisogno personale incide sulla protrazione del rapporto locativo in caso di disdetta con effetti gravosi per il locatario. La protrazione della locazione consente al locatario di restare nell’abitazione o nei locali commerciali più a lungo.

Diversamente da quanto previsto finora, il bisogno perso­nale non deve più essere urgente: è sufficiente che sia impor­tante e attuale. Poiché questa condizione è meno severa e dunque più semplice da dimostrare, per il proprietario sarà più facile disdire il contratto. La nuova regola comporta inoltre protrazioni più brevi dei rapporti locativi. Contro il progetto è stato chiesto il referendum, motivo per cui è posto in votazione.

Consiglio federale e Parlamento raccomandano di votare «SÌ» in quanto la protezione della proprietà è un valore importante. In caso di bisogno personale i proprietari devono poter recuperare rapidamente le abitazioni o i locali commerciali locati. Il progetto agevola la prova di tale bisogno e di conseguenza può ridurre i tempi, spesso lunghi, dei contenziosi.

Il comitato referendario chiede invece di votare «NO» sottolineando che la disdetta per un bisogno personale è possibile già oggi. A suo giudizio, il reale obiettivo delle nuove norme è agevolare le disdette per poi aumentare ulteriormente le pigioni. Ritiene inoltre il progetto parte di un massiccio attacco contro la protezione degli inquilini.

Finanziamento uniforme delle prestazioni stazionarie e ambulatoriali (EFAS)

In Svizzera, le prestazioni coperte dall’assicurazione malattie obbligatoria non sono finanziate in modo uniforme. Nel caso delle cure ambulatoriali (presso uno studio medico, un terapista o in ospedale senza pernottamento), i costi sono coperti dalle casse malati. Nel caso di quelle stazionarie, il Cantone copre almeno il 55 per cento dei costi se le cure sono dispensate in ospedale (con pernottamento) e quasi la metà se sono dispensate a domicilio o in una casa di cura; il resto è a carico delle casse malati. Questo sistema crea tuttavia falsi incentivi: i pazienti ricevono spesso cure stazionarie anche quando un trattamento ambulatoriale sarebbe più indicato dal punto di vista medico e, nel complesso, più economico.

Adottando una modifica della legge federale sull’assicurazione malattie, il Parlamento ha deciso che tutte le prestazioni dell’assicurazione malattie obbligatoria saranno finanziate congiuntamente dalle casse malati e dai Cantoni secondo la stessa chiave di ripartizione. I Cantoni copriranno pertanto almeno il 26,9% dei costi e le casse malati al massimo il 73,1%. Questo finanziamento uniforme ha lo scopo di ridurre i falsi incentivi, incoraggiare il ricorso alle cure ambulatoriali e migliorare la collaborazione tra medici, terapisti, infermieri e farmacisti. Poiché i Cantoni e le casse malati finanzierebbero tutte le prestazioni in modo congiunto, avrebbero un interesse maggiore a optare per le cure più indicate dal punto di vista medico e più economiche. Questo dovrebbe anche sgravare l’onere di chi paga i premi. Contro questa modifica di legge è stato chiesto il referendum.

Da parte loro, Consiglio federale e Parlamento raccomandano di votare «SÌ» perché un finanziamento uniforme delle prestazioni riduce gli incentivi che fanno lievitare i costi sanitari, incoraggia il ricorso alle cure ambulatoriali e consente di evitare ricoveri ospedalieri non necessari. Il tutto a beneficio della qualità dell’assistenza medica e a fronte di una riduzione dei costi.

Il comitato referendario chiede invece di votare «NO» perché la riforma conferisce alle casse malati troppo controllo sul nostro sistema sanitario, costringe la popolazione a pagare premi ancora più alti, promuove una medicina a due velocità e accelera il deterioramento dell’assistenza nelle case di riposo e a domicilio.

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